This Is Not My Home è un libro uscito di recente nelle librerie americane, firmato da Eugenia Yoh (illustratrice) e Vivienne Chang (autrice), due giovanissime taiwanesi-americane con cui ho avuto la fortuna di chiacchierare su Zoom qualche giorno fa. Per la peculiarità della storia che racconta, quella di una “immigrazione al contrario”, l’albo è stato accolto con molto entusiasmo, anche perché apre la domanda più ampia su che cosa sia la “casa”.

La piccola protagonista, Lily, si sente annunciare dalla mamma che dovranno trasferirsi a Taiwan per prendersi cura della nonna. «Cosa??» reagisce Lily, per nulla contenta. E pensa a tutte le cose che dovrà abbandonare: la scuola, gli amici, la sua macchina, la sua casa. La mamma le chiede di essere comprensiva, ma Lily non vuole capire, vuole solo rimanere a casa sua.

Quando, ormai a Taiwan, la nonna accoglie la nipotina con un «Benvenuta a casa!», Lily risponde scocciata che «Questa non è la mia casa». Una sequenza di immagini molto eloquenti ci comunica lo shock culturale della piccola nell’incontro con il nuovo posto: «Questo non è il mio barbecue», afferma respingendo una tavola imbandita di cibo; «Questa non è la mia macchina» pensa mentre si stringono in quattro su una vespa; «Queste non sono le mie lucciole» dice schifata mentre sta accovacciata su una turca, circondata da scarafaggi. 

Anche a scuola, Lily si sente sola, esclusa e triste, e la vediamo allontanarsi dai compagni che chiacchierano in cinese con una nuvoletta temporalesca sulla testa. 

«Com’è andata a scuola?» chiede la mamma. «Mi manca la mia casa», dice Lily, abbattuta. La mamma si inginocchia per abbracciarla teneramente e, sempre abbracciandola, le mostra «il mio cibo, la mia casa, la mia gente». In questo lungo abbraccio, Lily trova forse la forza e la disponibilità interiore di dare una chance al nuovo posto: piano piano si stacca dalla mamma e, prima incerta e poi sempre più sicura, riattraversa come a passo di danza i luoghi e le situazioni che prima le erano sembrati così ostili, facendoli propri. 

Una nota sull’uso della lingua: nello svolgimento del libro, l’inglese retrocede gradatamente per fare sempre più spazio ai caratteri cinesi, che compaiono nel paratesto prendendo sempre più spazio. La bellissima sequenza finale è “muta” ma musicale, e culmina di nuovo attorno ad una tavola imbandita. Questa volta, Lily è felice e partecipa alla convivialità e alla conversazione. Il testo cinese è ora entrato pienamente nella pagina ed è in parallelo a quello inglese: 這是我的家 | This is my home.

Vivienne Chang e Eugenia Yoh si sono conosciute alla Washington University di Saint Louis, in Missouri. All’inizio della pandemia, rimaste a casa e indecise sul da farsi, hanno deciso di scrivere insieme un libro per bambini/e, che è poi diventato This Is Not My Home.

Anna Aresi (AA): Ho letto molti libri, sia per adulti che per bambini, che raccontano storie di immigrazione e inserimento, ma non ci sono molti albi illustrati che raccontino lo shock del ritorno. Come mai proprio un albo illustrato? 

Eugenia Yoh (EY): Bella domanda! Quando abbiamo proposto la nostra idea a vari agenti, molti di loro ci avevano detto che si trattava di materiale da romanzo, non da albo illustrato. Ma se c’è una cosa che sapevo fin dall’inizio, era che volevo assolutamente determinate fare un albo illustrato. Ormai i bambini si spostano talmente spesso che volevamo comunicare con loro, e per farlo avevamo bisogno delle immagini, perché le immagini sono in grado di comunicare in modo non verbale una gamma incredibile di emozioni. Le immagini erano fondamentali per veicolare il nostro messaggio in modo efficace.

Vivienne Chang (VC): È vero, e poi in un certo senso l’albo illustrato era il formato che conoscevamo meglio, quindi il progetto si è sviluppato in maniera organica. Come dicevi, storie di questo tipo vengono spesso raccontate in romanzi, o magari anche graphic novel, destinati ad un pubblico più grande. Invece noi volevamo rivolgerci ai più piccoli. 

AA: Con quali storie siete cresciute? E in quali lingue?

VC: Gli albi illustrati che leggevo da piccola avevano come protagonisti soprattutto animali antropomorfizzati o erano storie d’immaginazione. Oltre all’inglese parlo il mandarino e capisco un po’ di hokkien [la lingua di Taiwan]. A casa parliamo solo mandarino e i miei genitori mi leggevano in entrambe le lingue, ma adesso che mi ci fai pensare effettivamente avevamo anche molti albi illustrati in cinese che portavamo da Taiwan, ad esempio 肚子小兵 (I soldati nella pancia) o la leggenda di Nian (un mostro cinese).

EY: Io sono cresciuta ascoltando storie in due modi. Siccome i miei genitori non parlavano molto bene l’inglese, prendevano dalla biblioteca dei libri accompagnati da cd, quelli che al “ding!” devi girare la pagina, e quello era il nostro “story time” in inglese. Oppure ci raccontavano delle storie in mandarino, ed erano le storie della tradizione cinese, come quella dello zodiaco. 

AA: Avete già partecipato a molti eventi con bambini e bambine. Di cosa parlate di solito e che esperienze avete avuto finora?

VC: Sì, ci piace un sacco fare eventi coi bambini! Di solito raccontiamo un po’ di noi e leggiamo il libro, e finora abbiamo avuto molti incontri positivi e interessanti. Purtroppo non abbiamo fatto molti incontri nella comunità taiwanese, ma in generale mi è sembrato che, anche se la storia ha un contenuto specificamente taiwanese, tutti i bambini si siano immedesimati con Lily. Ho fatto molti eventi a Miami, dove c’è molta immigrazione, e ho avuto una risposta molto positiva. 

EY: Abbiamo anche avuto esperienze commoventi. Quando abbiamo fatto la presentazione del libro a San Francisco, mentre leggevamo ho notato una bambina di circa quattro anni seduta in prima fila con sua mamma. Poi ho detto alla mamma che la bimba era vestita proprio bene, e la mamma mi ha risposto «Oggi ha voluto scegliere lei tutti i vestiti, apposta per questo evento». In quel momento mi sono accorta che la bambina era vestita esattamente come Lily, con il tutù e la maglietta gialla! La mamma mi ha detto che si sarebbero presto trasferite a Taiwan e per la figlia questa storia era stata molto importante e speciale. Ero davvero commossa, non mi sarei mai aspettata che una storia scritta e illustrata a partire dalla nostra immaginazione avrebbe toccato così profondamente le vite dei bambini. 

Approfondimenti (in lingua inglese): 

Il bellissimo sito di Eugenia e Vivienne

Una lunga intervista sulle illustrazioni di This Is Not My Home

 


*Anna Aresi è traduttrice, insegnante e mamma di figli trilingui. Per Scaffale Basso cura Parole in ridda, una rubrica dedicata alla traduzione dei libri per l’infanzia. Residente da tempo negli Stati Uniti, lavora da anni con famiglie plurilingui e segue bambine e bambini
nell’apprendimento dell’italiano fuori dall’Italia.

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This is not my home Vivienne Chang - Eugenia Yoh 40 pagine Anno 2023 Prezzo 17,74€ ISBN 9780316377102 Editore Little Brown & Co
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