Ci sono artisti come Phoebe Wahl, statunitense, che in modo del tutto ingiustificato non trovano spazio per le loro storie nel panorama editoriale italiano.

Una sola delle sue storie illustrate è arrivata in Italia (Le galline di Sonya), caratterizzate da un gusto naïf e una profonda sintonia con il mondo naturale che rispecchia il suo stile di vita (seguitela su Instagram!), fatta di trapunte cucite a mano, ghirlande di fiori, funghi fotografati tra il muschio, tazze di latta decorate e tappeti di lana.

In occasione del Natale, però arriva uno dei suoi più bei lavori, Streghetta Nocciola, volumetto di quattro storie immerso nel fantastico Bosco Muschio, che ritrovate mappato nei risguardi.

Il libro è pensato per accostarsi a bambini piccoli, a partire dai tre anni, attraverso quattro episodi che scandiscono le quattro stagioni; le immagini hanno largo spazio e il testo curato ma semplice nel suo avanzare accompagna con calma e preziosità le illustrazioni.

Nocciola è una streghetta, anche se il cappello a punta rossa ci ricorda un piccolo gnomo, è rotondetta, con due lunghe trecce e un volto dolce, ma uno sguardo tenace e ci accompagna con il suo passo spedito e la sua gerla sulla schiena attraverso quattro piccole avventure.

L’anno si apre con la primavera:

«Un pomeriggio mentre Streghetta Nocciola stava tornando a casa, trovò qualcosa di insolito. Un nuovo abbandonato!, pensò alla piccola strega»

Il testo si apre in medias res, nulla ci viene raccontato della streghetta, nulla delle sue attività, nulla del popolo e del luogo in cui vive… il lettore è chiamato a dedurre tutto ciò che desidera dalle ricche immagini: i gesti attenti testimoniano cura e gentilezza, la strana trombetta (stetoscopio Pinard) ci dice che la streghetta si occupa di seguire le gravide, il ricco corredo di lane ci raccontano di tessuti e calze calde, la familiarità con i vicini di casa ci parla di una comunità coesa e amica.

I personaggi di Phoebe Wahl colpiscono - che siano folletti o gnomi o umani  o animali - per il legame che mostrano con la natura: i volti arrossati dal vento, le gote rosse i nasi spesso colorati dal sole, i capelli leggermente spettinati che suggeriscono una corsa sotto il sole. I volti dei suoi personaggi sono sempre molto dolci ed espressivi: corrucciati, stupiti, affranti, assorti… una gamma di emozioni (quasi) marginali che offrono una profondità che l’illustratrice sfiora con molta disinvoltura.

C’è, poi, una narrazione della famiglia e della femminilità molto libera e naturale: non mancano scene di allattamento a seno scoperto, le donne mostrano i peli delle gambe senza nessun problema, le conformazioni fisiche sono spesso tutt’altro che filiformi…

Gli spazi antropici, i vestiti , ma anche il mondo naturale non sono semplicemente “illustrati”, ma c’è una cura dettagliatissima nel riprodurre la trama del maglione, i colletti delle camicie, il pattern del tappeto intrecciato, gli scaffali pieni di tazze, ciotole, barattoli, mestoli, nocciole, i funghi tutti storti nel sottobosco pieno di muschio, aghi di abete e pigne…

Le illustrazioni abbracciano il lettore, riscaldano un luogo che aspetta di incontrare il lettore.

Avanzando nella scoperta della protagonista, capiamo che il termine streghetta si rifà alle figure storiche delle streghe: donne conoscitrici della natura che conducevano una vita in armonia con il ritmo naturale nel mondo, così è Nocciola.

Non stupisce che, quindi, Nocciola si prenda cura dello spennacchiato barbagianni che esce dall’uovo. La prima avventura racconta di questa crescita amorevole e del saluto finale che, con libertà, restituisce al mondo naturale un suo sperduto abitante. 

L’avventura estiva invece ci mostra un lato tenace di Nocciola che rimane interdetta dal fatto che tutti si stiano prendendo delle vacanze, quando lei vorrebbe aggiustare le scarpe, andare in biblioteca, spedire un pacco… I suoi amici le ricorderanno che a volte “perdere” una giornata per godersi la bellezza del fiume e il calore del sole può essere assai più proficuo.

«Che bella giornata!, pensò Streghetta Nocciola con soddisfazione. Forse domani riuscirò a fare qualcosa»

L’autunno porta un mistero e un nuovo amico e nell’inverno accompagniamo Nocciola nel suo giro di visite agli animali del bosco e assisteremo ad il suo salvataggio nell’infuriare di una bufera…

Che bellezza!

Non vedrete l’ora di ritornare a Bosco Muschio, come me.

P.S. peccato solo per l’ennesima traduzione (a cura degli amici librai di Radice Labirinto) di allocco ( owl) in gufo: sono due uccelli molto diversi e belli che rischiamo sempre di confondere!

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Streghetta Nocciola. Un anno nella foresta Phoebe Wahl - libreria Radice Labirinto (traduzione) 96 pagine Anno 2023 Prezzo 19,90€ ISBN 979255330875 Editore Il castoro
Commenti
4 Gennaio 2024
Maria

Caro Dario, grazie di essere passato da qui e di avermi risposto: è una ricchezza avere questi riscontri dai traduttori! La questione si era aperta con un’altra traduzione dove un altro barbagianni (barn owl) era diventato “gufo” e, conoscendo la vostra accuratezza ero certa ci fossero delle ragioni. Grazie ancora!

3 Gennaio 2024
Dario il Libraio

Ciao Maria,

grazie per la tua bella recensione di questo libro che abbiamo amato dal primo momento!

Ci tenevo a chiarire perché si è scelto il termine “gufo” per indicare la specie di Otis nell’edizione italiana: anche a noi si era posta la questione!

Come forse sai, prima che l’editrice Il Castoro ne acquisisse i diritti, avevamo proposto una nostra traduzione del libro che fornivamo a chi ne acquistava una copia in inglese.
Nel testo originale, tutti i riferimenti a Otis riportano semplicemente il termine “owl”, che naturalmente sta semplicemente per “gufo”; nella nostra traduzione iniziale avevamo comunque scelto, in base alle illustrazioni, di far rientrare Otis nella famiglia degli allocchi (che in inglese si chiamano “tawny owl”), a loro volta diversi anche dai barbagianni: se confronti le immagini del libro con le tante foto che puoi trovare in rete vedrai che è proprio così!
Ciononostante, in fase di revisione insieme allo staff dell’editore, si è scelto di seguire la traduzione letterale, sia perché più aderente al testo, sia perché sarebbe risultata molto più familiare ai giovani lettori.

Non sappiamo perché Phoebe Wahl, che è autrice sia del testo che delle illustrazioni, abbia scelto di illustrare un allocco, ma di chiamarlo gufo.

Devo comunque ammetterlo: nei nostri cuori Otis rimarrà un allocco!

Un caro saluto,

Dario (libraio di Radice-Labirinto)

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