Una delle leggende cinesi più note al pubblico occidentale ritorna in Italia, dopo un’edizione (Rizzoli) ormai considerata rara e quasi introvabile sul mercato, in una nuova veste grazie alle illustrazioni di Paolo Proietti per i tipi della Margherita: Il vaso di Peng.

Il cuore di questa fiaba rappresenta uno dei temi più cari alla filosofia orientale: quello dell’impegno indefesso e dell’onore.

In una Cina di tanto tempo fa, ma che in realtà riesco a intravedere anche nella Cina che ho conosciuto poco tempo fa, un imperatore alla ricerca del proprio successore decide di affidare la scelta ad una prova di coraggio e di astuzia.

«Mandò così a chiamare tutti i bambini del Paese», affidando a ciascuno un seme da coltivare e far crescere:

«tra un anno esatto tornerete qui con il vostro vaso e io sceglierò fra voi il mio erede!».

Tra i bambini che giungono al palazzo imperiale c’è Peng, un bambino noto a tutti per l’empatia e l’amore con cui riesce a far fiorire e crescere ogni fiore e pianta.

La sfida sembra praticamente vinta in partenza: chi mai potrà superare questo bambino incredibile proprio nella sua passione? Eppure la storia ci racconta una grande sconfitta, perché Peng, lungo lo scorrere di tutto l’anno, non riesce in nessun modo a far fiorire né a far spuntare nulla dal suo vaso.

Il piccolo protagonista ci ricorda un altro bambino, impegnato con tenacia nella cura del proprio seme, il protagonista del racconto di Ruth Krauss però ha successo, un successo insperato, mentre Peng si vede costretto a giungere davanti all’imperatore con un vaso vuoto.

Questo passaggio del presentarsi, nonostante la sconfitta, di fronte a chi deve giudicarci è un passaggio molto significativo soprattutto se osservato nella prospettiva orientale: è un atto di grande coraggio ammettere la propria inappropriatezza, la vera prova è quella dell’ammissione della propria incapacità, forse più della testimonianza dell’onestà.

Ma alla fine di questa storia, l’imperatore rivelerà di aver consegnato a tutti i bambini un seme che non avrebbe potuto germogliare, dunque come è possibile che tutti gli altri bambini abbiano consegnato un fiore rigoglioso? I fiori diventano segno del tradimento e della disonestà di quei bambini: solo Peng ha ammesso la propria sconfitta ed è rimasto fedele a ciò che gli era stato affidato.

La morale e l’insegnamento che questa storia ci consegna è trasparente:

«Avevano capito che Peng aveva portato a palazzo il fiore più bello di tutti: il Fiore della sincerità».

Riesco a vedere limpidamente il valore di questo insegnamento, calato nella storia nella tradizione cinese, che fa della dedizione al proprio lavoro un segno più che distintivo, quasi identitario, tuttavia mi prendo la libertà di aggiungere un pensiero da regalare ai lettori che si avvicineranno a questa storia.

Lo sforzo e la sconfitta possono essere accettati solo in virtù, della consapevolezza di essere amati (anche un altro piccolo giardiniere ce lo aveva ricordato!).

Perché se la misura del proprio valore risiede in ciò che si fa, anche la capacità di essere onesti lascerà soli. L’intuizione di questa sottile differenza si coglie in un passaggio tra le illustrazioni, quando Peng piange tra le braccia di mamma e papà: si può accettare la sconfitta solo tra le braccia di qualcuno.

Paolo Proietti costruisce un mondo di immagini ricche di spunti ed echi all’immaginario cinese con le sue sete i suoi fiori di loto e le sue lanterne di carta, ma mantiene anche un moderno rassicurante stile narrativo.

Ci deve essere l’amore, insomma, sembra banale altrimenti si ottiene “solo” la carica di imperatore.

[shareaholic app="share_buttons" id="15118398"]
Il vaso di Peng Paolo Proietti 32 pagine Anno 2022 Prezzo 14,00€ ISBN 9788865323755 Editore La Margherita
Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Posted By Maria
Categorie Illustrati Recensioni
Tags