Le cronache della foresta sono un romanzo appena uscito per Terre di mezzo che apre una saga che in Francia ha avuto molto successo. 

Ho letto questo romanzo senza sapere nulla dell’autore, Mickaël Brun-Arnaud, e l’ho trovato un buon romanzo, ben scritto e capace di coinvolgere il proprio lettore in un mondo narrativo ed emotivo sfaccettato e non scontato.

I luoghi, le tane, i protagonisti, i cibi (!) di questa storia sono pennellati con parole accurate e si legano tra di loro in un universo coerente e sensoriale, molto affascinante e accogliente.

La storia si apre alla libreria di Villa Corteccia dove il libraio, Archibald la volpe, esercita il suo mestiere con grande devozione: è proprio lui che si occupa di rilegare ogni manoscritto che gli autori gli affidano e di disporlo sugli scaffali sempre ben incerati e profumati. 

Il romanzo, da subito, si permette di presentarci personaggi e dettagli non necessariamente funzionali a quello che sarà lo sviluppo dell’intreccio e questo racconta di una ricchezza narrativa consapevole di contribuire, attraverso tutto ciò che sembra superfluo, a creare un vasto ambiente narrativo in cui muoversi. I riferimenti all’universo inglese della Potter e della Barklem sono poi colti e rinfrescati dagli acquerelli di Sanoe che contribuiscono al sorgere di questo mondo, attraverso scorci illustrati intimi e minuziosi.

Indaffarato con un autore particolarmente egocentrico, Archibald venderà con poca attenzione un volume, I diari del sottosuolo (molto significativo il riferimento a Dostoevskij), ad un avventore sconosciuto e misterioso. Sarà questa vendita, unita all’arrivo di Ferdinand Talpa, a rivoluzionare il tranquillo tran tran del libraio e ad innescare l’avventura del primo volume della saga.

Ferdinand la talpa, infatti, è alla diperata ricerca del proprio libro di memorie - I diari del sottosuolo appunto -, perché, affetto dalla malattia Cancella-ricordi, sta cercando di ricostruire la sua storia per di ritrovare sua moglie Amanda, che sembra scomparsa nel nulla.

Non è scontato che è un romanzo per bambini-ragazzi incentri la sua narrazione su un’esperienza molto dolorosa e sfaccettata - e certamente appartenente all’orizzonte esperienziale di un adulto se non addirittura di un anziano - come può essere una malattia che intacca i ricordi di una persona. Eppure intorno a questo dolore, raccontato con sgomento ma anche con amorevole comprensione, si intesse il viaggio di questa coppia di amici improvvisati che ricostruiscono il passato di Ferdinand, mentre sono impegnati nella ricerca del libro di memorie e della moglie Amanda.

Le tappe di questo viaggio sono scandite da incontri con personaggi ben costruiti e da golose mangiate che riecheggiano il ruolo curativo del nutrirsi, presente nelle narrazioni di Miyazaki, fonte dichiarata dell’autore. La prima tappa è alla sala da tè di Petunia Marmotta 

«Il primo boccone fu un’esplosione di dolcezza: una meritatissima ricompensa dopo una mezza giornata di cammino e un pranzo frugale.Sotto uno strato di meringhe bianche in cui il cucchiaio affondava senza difficoltà c’erano fragole mature, come soffici e rubini adagiati su un letto di pasta frolla al burro caramellato. Era proprio il caso di esclamare “crocchioli!”. Dorothée aveva ragione, era una vera squisitezza!»

I luoghi visitati da Ferdinand e Archibald sono affascinanti e il lettore si ritrova a partecipare al fantastico Concerto della quercia sbocconcellando frittelle di castagne ancora fumanti e poi nel caos de L’emporio talpesco e nel calore de Il Nido delle storie… 

«Sul palcoscenico Gedeon agitava la bacchetta con piccoli movimenti vivaci, a volte languidi. La melodia era allegra, quasi infantile. Iniziava con il suono del pianoforte, simile a quello delle gocce di pioggia che si infrangono sulle superfici di un lago; poi intervenivano gli strumenti a corda e un timido tamburello che suonava più per segnare il tempo che per spiccare»

Ogni incontro ha una bellezza particolare e contribuisce a ricostruire una storia di amore e di viaggi tra la talpa Ferdinand e la moglie Amanda che si presenta, agli occhi dei lettori, attraverso i racconti e i ricordi di chi l’ha incontrata: ne emerge il ritratto di una creatura gentile, appassionata, amante del cibo e della musica, empatica, travolgente…

«Con delicatezza, Amanda si abbottonò il maglione e portò via il vassoio con il tè e i biscotti. Ferdinand aveva sempre ammirato le sue piccole abitudini. Erano come un sonetto: ogni gesto era il verso di una poesia che lei componeva con le sue zampe»

La ricostruzione del passato si intreccia, tuttavia, ad uno smarrimento progressivo che costringe Ferdinand a momenti di compiuta commozione e speranza, ma anche a sogni profondamente angosciosi che lo trascinano lontano dal presente, costringendolo a rivivere ricordi lontanissimi della propria infanzia da cui emerge, confuso, in un presente che stenta a riconoscere.

Questo mix contraddittorio di commozione, felicità e sgomento non sminuisce la bellezza delle descrizioni precise e dettagliate e dei fili narrativi che non necessariamente si esauriscono nelle pagine (come la storia di un amore platonico tra il maestro guf e la civetta governante). La trama narrativa è ricca anche di riferimenti letterari colti che apportano a queste pagine una ricchezza che è sempre accogliente.

Man mano che il romanzo procede, l’intreccio si fa più complesso: il presente si intreccia sempre più frequentemente al passato attraverso analessi, racconti riportati, ma anche attraverso sogni e incubi. C’è una forte carica emotiva in questi momenti di smarrimento di Ferdinand che non vengono risparmiati né giovani lettori né all’amico Archibald.

«“Castagna matta”, gemeva Ferdinand. “Sia maledetto il tempo che passa, e anche questo posto! Amanda, amore mio, arrivo non avere paura. Dov’era finita? Una volta rialzatasi, la vecchia talpa si diresse lentamente verso la porta che Amanda aveva appena imboccato.Ogni passo era una sofferenza che Ferdinand affrontava per amore, ma un po’ quella sofferenza lo rincuorava, perché era la prova che era ancora in vita, che aveva ancora la forza di amare»

La sofferenza è raccontata anche dal compagno volpe che vede progressivamente il suo amico sempre più spaesato e che nel progredire degli incontri si troverà a dover fare da mediatore e da timone nella ricerca di questa moglie scomparsa.

L’autore sa ben gestire le anticipazioni («Quello che l’animale stava per dirle avrebbe cambiato per sempre la sua vita»112 «Quello che Archibald non sapeva ancora era che il suo desiderio stava per essere esaudito» 164) e orchestra con sapienza i passaggi dal passato al presente.

Il finale è un coup de théâtre che riesce in modo armonico ma sorprendente a mostrare, con uno sguardo di insieme, la completezza di una vicenda non così semplice: una tessitura sottile che, nel viaggio di questi amici, aveva svelato molti dettagli che ora appaiono tutti annodati in un quadro coerente. Ferdinand ritroverà Amanda, anche se sarà un ritrovamento del cuore, e scoprirà che la vera ricerca era, invece, legata ad un figlio perduto e ora ritrovato.

«Amanda non avrebbe mai potuto portargliela via [la malattia Cancella-ricordi ndr], perché era al sicuro nel cuore e nella memoria di tutti coloro che l’avevano conosciuta e amata, e là, castagna matta, la malattia non sarebbe mai riuscita ad entrare!»

Non ci sarà alcun miracolo che solleverà la vecchia talpa Ferdinand dalla sua malattia, ma alla ricerca di un nuovo equilibrio tutti i personaggi ritorneranno a quella che chiamano casa.

Il romanzo è coraggioso e ho scoperto che la formazione dell’autore lo ha per tanti anni messo a contatto con la realtà dei malati di Alzheimer (oggi è un libraio!), tuttavia questa esperienza emerge nel romanzo con naturalezza senza trasformarsi in un tema.

Il viaggio di questa storia è un viaggio di crescita di accettazione e di scoperta, rimane di desiderio di ritornare presto, per vedere cosa è successo in nostra assenza nella foresta.

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Cronache della foresta. Le memorie perdute Mickaël Brun-Arnaud - Sanoe - Gioia Sartori (traduzione) 240 pagine Anno 2024 Prezzo 16,00€ ISBN 9791259961914 Editore Terredimezzo
Commenti
7 Giugno 2024
Maria

Ciao Carlotta! Grazie di essere passata di qui. Perché escluderesti i bambini? Io l’ho indicato circa dagli 8 anni. Non è certo un romanzo di avventura e su questo siamo completamente d’accordo, però è una narrazione che ricostruisce un passato e questo viaggio mi sembra abbia una sua originalità. Sull’epilogo non so se sono d’accordo: c’è molta tristezza, ma non disperazione e questo intrecciarsi si emozioni non sono sconosciute ai bambini. Spiegami per bene il tuo pensiero!

7 Giugno 2024
Carlotta

Ho letto questo libro. Il contesto è molto carino, ambientato in una foresta e l’idea della libreria nella quercia direi davvero bellissima. Non lo consiglierei molto a bambini. È un libro per ragazzi e adulti. La storia a mio parere è interessante ma non particolarmente ricca di colpi di scena e a tratti risulta poco coinvolgente. L’ambientazione è calda e rassicurante come una tazza di té, ma l’epilogo della storia è davvero triste segnato da un tragico evento e lascia un po’ l’amaro in bocca. Tutto sommato è un buon libro.

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