Il banchetto del secolo, il nuovo romanzo edito da Lupo Guido, che con costanza porta avanti un interessante lavoro di ricerca sui romanzi per i primi lettori, ha sicuramente degli indubbi aspetti che lo rendono una proposta molto originale.

Sara Bergmark Elfgren, giovane autrice svedese, racconta la storia di due fratelli gemelli litigiosi, competitivi e complementari che si spartiscono il regno come nella più classica delle fiabe.

Basso e amante dei cani carlini l’uno, il duca Odert, corpulento e pieno di figlie l’altro, il duca Ludbert.

Il desiderio di primeggiare sul fratello fa sì che Ludbert organizzi quello che vuole sia considerato il banchetto del secolo che dovrebbe sancire definitivamente il suo primato:

«“Organizzerò un banchetto!” esclamò il duca Ludbert. “Una festa che durerà tre giorni e tre notti e offrirà una profusione di leccornie mai vista! Duecento nuovi piatti ogni giorno! Un leone d’oro da cui sgorga il vino! Fuochi d'artificio capaci di oscurare il sole e la musica più bella e orecchiabile che ci sia! Un vero banchetto del secolo che mio fratello non potrà mai uguagliare! Dev'essere tutto perfetto, e chi mi deluderà sarà condannato alla ghigliottina!”»

All’interno di questo contesto, che ricorda il Seicento della corte del Re Sole, Ottilia, l’ultima figlia di Ludbert, completamente disavvezza ad ogni intrigo di palazzo, scopre la contromossa dello zio Odert che, intrufolatosi al banchetto, ha un piano per farlo fallire miseramente. 

La sua arma, manco a dirlo, è il pettegolezzo.

È su questa premessa che si innesca l’avventura di un protagonista collaterale, Amund, lo sguattero dei porci, che viene inviato alla ricerca di tre ingredienti fantastici e impossibili che dovrebbero permettere la preparazione del piatto definitivo.

Amund, armato solo del suo buon senso e del candore degli eroi fiabeschi, incomincia un viaggio che lo porta a incontrare blemmi, manticore, basilischi, pesci vescovi, levrieri giganti, sciapodi… un universo, insomma, di creature fantastiche che sembrano uscite da un bestiario medievale.

Le tre prove richieste, come in ogni fiaba, vengono superate e il rumoroso e disordinato caos finale, ristabilisce l’ordine naturale delle cose.

Siamo di fronte a un romanzo ben scritto con un’ambientazione fantasy che è difficile trovare in narrazioni che si rivolgono ai primi lettori. La Elfrgren lo fa con una ricchezza di riferimenti mitologici, fiabeschi e leggendari che si intrecciano in modo stravagante a citazioni più sottili e sconosciute: i blemmi e gli sciapodi sono creature che appaiono nei bestiari medievali…

Anche la stessa ambientazione seicentesca, ricreata perfettamente dalle illustrazioni di Emil Maxén nelle parrucche, nei calzari e nelle gorgiere, ha qualcosa di bizzarro che spicca sulle solite storie che tendono a muoversi nella contemporaneità o in mondi immaginari che spingono fin nell’antichità.

Questa eccentricità è imbrigliata in una struttura di tipo fiabesco che riprende gli stilemi e gli archetipi del genere, soprattutto nella costruzione della trama.

Il progetto dunque è ambizioso e originale, ma a mio avviso accusa alcuni limiti.

Le figure mitologiche e fantastiche sono ridotte a comparse, che certo arricchiscono una storia, che ne risulta singolare, senza che però riescano a costruire effettivamente un mondo tridimensionale coerente, come invece accade nella tradizione letteraria dei fantasy che si poggiano sul dettaglio finemente cesellato dell’ambientazione fantastica.

Le creature appaiono, strabiliano il lettore ed Amund che le incontra ed escono di scena.

Anche la narrazione, che ha l’indubbio pregio di spiccare per una costruzione sintattica non per forza paratattica e singhiozzante - come ultimamente pare essere l’unico modo per parlare ai primi lettori -, fatica a gestire i molteplici aspetti che compongono il quadro narrativo ed esce da questo empasse, affidandosi a passaggi che suonano più come slogan, piuttosto che come passaggi narrativi che approfondiscono o sviluppano personaggi e vicende.

Le dichiarazioni sulla libertà, ad esempio, sono roboanti, ma trovano uno sviluppo superficiale e un po’ affrettato.

«“È da quando sono nata che cerco la libertà, ma non l’ho trovata né in mare né sulla terra. Ho capito che dovevo trovarla da sola”»

«“Caro ragazzo” rispose la manticora, “tu non hai mai osato sognare la libertà, ma sarò io a mostrartela. Sarà il mio dono per te. Andremo insieme al banchetto del duca”»

Nonostante questi limiti, io credo che la storia sia particolare e certamente spicchi in un panorama che rischia di essere molto ripetitivo. Il libro stupisce per l’originalità della ritessitura fiabesca, rimane però ad un livello molto semplice, perfetto per lettori da stupire.

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Il banchetto del secolo Sara Bergmark Elfgren - Emil Maxén - Laura Cangemi (traduzione) 146 pagine Anno 2024 Prezzo 16,00€ ISBN 9788885810730 Editore Lupo Guido
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