Quello di Olga Tranchini Formica e Cicala. Un’amicizia imprevista è un piccolo libretto di formato maneggevole, molto curato e con quel tono di voce gentile e buono che mi colpisce sempre nei libri.

Su un prato un po’ indolenzito dall’inverno e sotto un sole pallido ci accolgono, in questa storia, un fungo rosso con finestrelle tonde e persiane di legno e un tronco abbandonato a se stesso esattamente dirimpetto.

La storia riprende il canovaccio della favola della formica e della cicala di Esopo e ci racconta di Formica che, l’ultimo giorno di inverno, con le sue calze di spugna bianche ben tirate e i guanti da lavoro infilati è già pronta ad affrontare la primavera di petto, un lavoro alla volta.

«Bisognava riparare la staccionata, piantare i pomodori, pulire la canna fumaria, e poi pensare alle provviste per l’inverno successivo: preparare le marmellate, tagliare la legna, essiccare la frutta, andare a cercare i semi»

Nel fervente lavorio di questa affollatissima tabella di marcia, Formica, però, si rompe una gamba e il dottor Baffoni la costringe a rimanere immobile tutta l’estate. Tragedia.

Potete immaginare la frustrazione, amplificata dall’arrivo del vicino, Cicala, che con la sua maglietta hawaiana e la sua chitarra a tracolla sembra quasi irriderlo della sua forzata inattività.

Inizialmente la contrapposizione dei due personaggi riscrive in modo prevedibile lo schema tra attività laboriosa e dolce far niente, contrapposizione che, nella favola originale, aveva un forte valore pedagogico per cui l’inattività della cicala era duramente condannata, ma che nelle narrazioni moderne ha prediletto l’ode alla cicala come rivendicazione artistica (su questo, tra l’altro, sarebbe interessante discutere a lungo, perché l’associazione del “far niente” agli artisti è idea distorta).

Fino a qui, insomma, nulla di nuovo.

Formica e Cicala però fanno amicizia e iniziano a mettere in comune le proprie passioni, certo, i propri gusti («entrambe collezionavano piume di picchio e […] il loro cibo preferito era l’aglio orsino»), ma l’amicizia si trasforma in immedesimazione, in attenzione ai bisogni dell’altro: Cicala, ad esempio, si improvvisa grande lavoratrice.

«Vedendola preoccupata Cicala decise di aiutarla. Non era molto brava in quel genere di cose, non le aveva mai fatte, ma si mise subito al lavoro e riuscì a riempire la dispensa e a tagliare legna in quantità»

Cicala, insomma, esce dal seminato di ciò che conosce, per entrare nel vasto, diverso universo nel suo amico.

Finisce l’estate, arriva l’autunno, Cicala come ogni anno parte per le sue vacanze verso il Caldo sud e Formica, con la gamba ormai guarita, si ritrova accanto alla sua cucina economica, con la teiera calda che sbuffa e uno sformato che si riscalda dentro il forno, a guardare il cielo stellato con un po’ di malinconia.

Ma un giorno arriva una cartolina.

«Ciao! Qui si sta bene, di aglio orsino non ce n’è, ma sugli alberi crescono dei frutti che ti piacerebbero tanto. Vieni?»

Tocca ora a Formica uscire dall’orizzonte di ciò che conosce per decidere di partire e scoprire qualcosa di diverso.

Aldilà di ogni retorica di giusto/sbagliato, previdente/imprevidente questa piccola storia ci racconta la sfida che l’amicizia vera lancia, cambiando le carte in tavola e donando sguardi nuovi o passi nuovi, anche verso l’ignoto.

L’impaginazione è ben curata con piccoli tondi che ritraggono insettini del prato e che accompagnano il testo nella pagina bianca. A queste si alternano doppie pagine pensierose e coloratissime e pagine più dinamiche. 

Naïf e imperfette le immagini che spiccano in un panorama patinato, un mondo di carabattole e dettagli: scarpe, libri, tappeti, tendine a quadretti gialli, poltrone a pois, soprammobili a forma di gallo e barattoli di conserve... Una semplice e gentile proposta di lettura per primi lettori.

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Formica e Cicala un'amicizia imprevista Olga Tranchini 40 pagine Anno 2022 Prezzo 15,00€ ISBN 9791259960085 Editore Terredimezzo
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