L’inventario della Preistoria è un bellissimo testo divulgativo dedicato agli animali, agli ominidi, ai manufatti e alle testimonianze archeologiche riguardanti la preistoria.
Il testo mostra esattamente l’impostazione di tutti i volumi che li hanno preceduti, pagine riquadrate con grandi immagini e descrizioni degli animali del tempo, a cui si aggiungono scene dinamiche che ricostruiscono scene di vita quotidiana dei primi gruppi di ominidi, ma anche tavole “catalogo” che raccontano scoperte, documenti e manufatti.
Ci sono pagine dedicate ai diversi ominidi, ma anche tavole che mostrano le prime armi, le forme d’arte, gli utensili, gli oggetti d’uso comune e i luoghi in cui si rifugiavano e vivevano gli uomini preistorici. Piccoli box “Info +”, poi, ragguagliano sulle ultime scoperte.
Un volume molto bello, che permette di avere uno sguardo a 360° sulla vita preistorica, a partire dall’uomo nella sua relazione con lo spazio e la flora e la fauna che lo circondavano.
Gek Tessaro con Però torna sugli scaffali con la sua irriverenza, le sue storie mai scontate eppure semplici e dirette nella loro comunicazione con il lettori, lo fa con una storia in rima, spassosa, come suo solito, con un finale profondo e provocatorio, come al suo solito, che ci mostra come pur nella sua grande capacità di far ridere e divertire i bambini, questo artista non si esima mai dal porre anche questioni importanti e non scontate.
Però dà voce ad un piccolo mammut che ci racconta della sua vita nel mondo preistorico.
«Mio padre ha il nasone
Ed i denti di fuori
Come gambe ha due tronchi
E almeno due cuori
Mia madre è cicciona
E dunque molto bella
Ed è così spettinata
Che sembra una stella»
La storia del piccolo mammut spazia tra i divertimenti che il mondo preistorico gli offre, ma ci racconta anche del grande flagello che lo affligge e affligge - almeno dal suo punto di vista - questo idillio quasi paradisiaco che sono le pianure e i boschi preistorici.
«Ma non son solo rose
Non sono tulipani
Perché in questo mondo
Ci sono anche gli umani
E questa è una cosa
Che mi rovina il giorno
Ci sono sempre uomini
Che ci girano intorno»
E la questione non è solo il fatto che gli uomini preistorici caccino con terribili armi lui e i suoi simili, ma è anche che, insomma, gli uomini, rompono, distruggono… sembrano turbare in modo irreparabile la bellezza di una natura che, agli occhi del piccolo mammut, sarebbe perfetta senza il loro continuo ronzare e rumoreggiare.
Lo spiccato senso scenografico di Gek Tessaro amplifica questa impressione grazie a prospettive e deformazioni del collage che rendono gli uomini primitivi minacciosi, prepotenti, barbaramente insopportabili con i loro grugni e cipigli imbronciati.
I genitori del piccolo mammut cercano di farlo ragionare: il papà ha un approccio di tipo filosofico e tenta di convincerlo del fatto che il mondo appartiene a tutti, appartiene alla pulce, al muschio, ai rospi, alle mosche, alle ortiche, ai vulcani e quindi…. necessariamente anche all’umanità.
Il piccolo tuttavia, come ogni bambino che si rispetti, non si lascia facilmente sedurre dalle grandi ragioni teleologiche e mette alle strette il papà:
«Papà tu hai ragione
Non son sane le rabbie
Ma queste creature
Hanno inventato le gabbie
Devastano il bosco
Avvelenano il fiume
Sicuro non hanno
Del cervello il lume
Di nuovo, papà,
Io chiedertelo oso
Perché esiste l’uomo
Che è tanto dannoso?»
A salvare il papà dal suo stesso discorso arriva la mamma che, con molto pragmatismo, interviene nella disputa:
«Perché esiste l’uomo
Non saprei dirlo bene
Ad esser sincera
La ragione non so
Però forse ieri
Ho visto un però»
È intorno a questo piccola parola, “però”, che si raggiunge il cuore di questo libro.
L’uomo sa essere dannoso, l’uomo sporca, l’uomo sa essere feroce, l’uomo sa essere cattivo… non ha dunque nulla di buono quest’uomo? È in tutto e per tutto uguale agli animali, anzi peggio?
La risposta è spiazzante perché ci conduce di fronte ad una evidenza, una scintilla che testimonia di cosa sia capace l’uomo: lo stupore, la meraviglia, il pensiero… l’arte.
Il testo in rima scorre velocemente sulla lingua con un facilità e un divertimento che non sono mai banali. I collage dell’artista riescono in modo perfetto ad accompagnare il ritmo con le pause create dal giro di pagina e un pathos che si risolve nell’ultima illustrazione, senza commenti, in silenzio, a bocca aperta.
Che peso ha il pensiero? Sarà forse una responsabilità?
Roka il figlio della terra è un libro di Dino Ticli ambientato nella preistoria che mantiene quel ritmo incalzante e ricco di avventure che caratterizza la scrittura dell’autore.
La trama è semplice, scritta con un ritmo ben sostenuto e una lingua curata ed esatta. Al centro troviamo il contrapporsi di una tribù pacifica, in armonia con la terra, ad una invece crudele dedita alle razzie e all’omicidio.
Anello di congiunzione è Roka, un personaggio chiave che permette il riscatto dei buoni sui cattivi e che svela come sia la paura del diverso a scatenare la violenza e come questo richieda un costante lavoro su se stessi.
Prendendo spunto forse dalle nuove ricerche che hanno rivelato contatti stretti tra gli uomini di Neanderthal e i Sapiens, la storia narra di Roka, guerriero dalle fattezze chiare e inusuali, giungere nel villaggio di Lupo Nero (che intuiamo avere la pelle scura).
Perché è arrivato? Quali sono le sue intenzioni? Da dove arriva? La paura si scatena nella tribù, ma anche tanta curiosità.
La storia è raccontata a cornici concentriche: è Lupo Nero a tramandare la storia di questo grande guerriero e di quella volta che salvò la sua tribù.
La trama è piana e senza scossoni, ben orchestrata e restituisce un quadro della vita primitiva ben tratteggiato nei suoi elementi, nelle sue peculiarità e nei ruoli gerarchici che immaginiamo essere esistiti allora. Le scene di vita quotidiana sono narrate con precisione: la conciatura delle pelli, le armi, la caccia, l’arte simbolica nelle grotte, la musica che era considerate alla stregua della magia…
Quando le due tribù si scontrano si intravede la brutalità e la violenza, ad esempio in un mancato tentativo di violenza su una ragazza, il tutto però è strettamente contestualizzato all’interno di un periodo storico ben preciso.
Una lettura scorrevole che restituisce un’immagine precisa della vita nel mondo preistorico
Altre letture su uomini primitivi:
> Cosetta Zanotti, Tipù delle palafitte, San Paolo
> Guido Quarzo - Anna Vivarelli, Ötzi e il codice tatuato, Notes edizioni