Lo studio delle lingue isolanti ha sempre destato in me una curiosità innata. Quando poi queste lingue si sposano a una strategia scrittoria tramite pittografia tutto diventa per me veramente affascinante. Per chiarirci: voi lo sapete che i segni che riproducono la scrittura cinese spesso sono nati rappresentando ciò di cui si parlava? Come antiche segnaletiche che poi si sono organizzate in un linguaggio. La cosa incredibile è che questo procedimento “vedo una cosa e uso un segno stilizzato per rappresentarla nella scrittura”, probabilmente sta alla base anche della nascita dell’alfabeto latino che noi tuttora utilizziamo. Pochi sanno che molti studiosi, linguisti e filosofi del linguaggio hanno offerto righe e righe nel tentativo di risalire al perché la “A” ha questa forma… Probabilmente ho destato la curiosità in pochi di voi :D (i linguisti sono bistrattati!), ma questo perché funzionalmente le parole oggi sono quasi trasparenti: significano e comunicano ma non esistono in quanto tali. È per questa ragione che quando ho preso tra le mani per la prima volta Bau miao cip-cip ho pensato che l’esperimento di Cécile Boyer fosse molto interessante ma che non avesse speranza di fortuna presso un pubblico di bambini in età prescolare che raramente hanno una chiara conoscenza delle lettere. Ve lo dico subito: sono stata smentita in modo chiaro e deciso.

Il libro dell’autrice francese si basa esclusivamente sulla capacità delle parole di parlare, rappresentare e raccontare. Nella storia ci sono tre animali – bau, miao e cip-cip – che rumoreggiano e si muovono di tavola in tavola, rappresentati esclusivamente dalle lettere che compongono il loro verso. È un gioco: non c’è trama, ma ogni lettore è chiamato a trasformarsi insieme ai suoni, vivendo e recitando la scena riprodotta.

Per esempio il gatto è mollemente sdraiato sulla poltrona: “miaooooo” invece l’uccellino è triste in gabbia “cip-cip” ma quando è libero e vola gonfia i suoi polmoncini e canta al sole “CIP-CIP”, e non è mai solo perché tra i fili si ritrova con tutti gli amici a chiaccherare “cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip cip-cip”. Il cane invece, lo sapete, è sempre alla ricerca di gratificare il suo padrone e sa fare il «seduto», sa alzarsi sulle zampe e anche sdraiarsi sornione e «quando gioca con gli altri il cane è contento»: “BAU BAU BAU BAU BAU BAU”. Nel frattempo, dopo essere sfilato con passo felpato tra bicchieri di cristallo, il gatto passa sul divano “miiiaoooooo” a dormire. Naturalmente è poi possibile che i tre protagonisti si incontrino, o meglio, si scontrino con ovvi esiti…

L’autrice, dopo una iniziale scelta di caratterizzazione dei personaggi tramite la selezione del font (e qui, amanti della tipografia, potete scatenarvi… e se non lo siete potete scoprire un mondo nuovo nel colophon), gioca con le dimensioni, la disposizione dei segni, il colore, la posizione e in modo originale parla e racconta.

È tutto qui e io pensavo che non avrebbe funzionato. Eppure Saverio ha immediatamente subìto il fascino di questo libro che può leggere da solo e può leggere al nonno (quasi totalmente…), che gli permette di mimare e recitare e che mi ha mostrato quanto sia profonda la comprensione del testo e la capacità di immedesimarsi dei bambini. Tramite i versi Saverio è capace di comunicare esattamente il senso della pagina e del messaggio racchiuso nella trasformazione della parola. Il gioco lo coinvolge totalmente e l’assenza di trama e l’essenzialità delle figure non turbano minimamente il suo idillio.

È un libro che prossimamente mi piacerebbe provare in contesti di lettura ad alta voce con gruppi di bambini. Ancora una volta l’immaginazione ha bisogno di pochissimo.

Bau miao cip-cip
Cécile Boyer - Giovanna Calandra Bonaura 
(traduttore)

48 pagine
Anno: 2011

Prezzo: 12,00 €
ISBN: 9788857003177

Franco Cosimo Panini editore 
Anobii

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