Quando arriva un figlio gli si vorrebbe regalare il mondo e così mi immagino Anna Kövecses a lavorare a Mille cose in attesa della sua bambina Rebeka. Mille cose appare un libro anomalo: si rivolge ai bambini piccini eppure ha un formato non piccolo (quindi deve essere letto in braccio alla propria mamma o al proprio papà), parla di singoli oggetti eppure sono tutti inseriti in un contesto complesso (7 capitoli), ma ben fatto, con cura.

Accompagnati da una topina dal volto rosso viaggiamo attraverso Le cose da imparare (forse unico titolo che ho trovato un po’ forzato), le Cose di te, le Cose del mondo, le Cose della natura, le Cose da fare, le Cose in casa, le Cose fuori casa.

Ciò che colpisce con evidenza sia nella selezione delle scene che nei soggetti rappresentati dall’autrice e illustratrice ungherese è la sua NON preoccupazione di essere esaustiva e neppure per forza semplificatrice: è come se volesse presentare alla sua bambina e a tutti i bambini lettori situazioni, oggetti e azioni semplicemente piacevoli, belle e degne di essere vissute. All’interno del capitolo Cose da fare abbiamo 4 domande corrispondenti a 4 doppie pagine: «Che cosa puoi fare all’aperto? Che cosa puoi fare in casa? Che cosa fai tutti i giorni? Che cosa vuoi fare da grande?».

Tra i colori c’è il «verde oliva», tra le forme il «cuore», tra le verdure i «broccoli», tra le cose «da imparare» ci sono i contrari, come ad esempio la «cima» e il «fondo» dello scivolo, tra le cose «che fai tutti i giorni» c’è «ridere».

Ogni doppia pagina pone una domanda, rivolta direttamente al lettore: «Conosci i cinque sensi?», «Che cosa c’è in cucina?»… In ciascuna gli oggetti sono nominati con grandi lettere minuscole nere, molto chiaramente. I soggetti sono prevalentemente isolati sullo sfondo o inseriti in spazi che facilitano la focalizzazione. L’unica eccezione è la tavola degli animali selvatici che, in effetti, è un po’ confusionaria. Gli argomenti rientrano per la maggior parte nella sfera della quotidianità (la cucina, la cameretta, i sensi, i vestiti, le stagioni, la scuola, il prato…) con eccezioni sognanti e meravigliose (lo spazio, i dinosauri, il castello…). L'intento prevalente non è  quello della comprensibilità (i nessi di temporalità o logici come i contrari non sono certo colti dai bambini piccoli), ma piuttosto del fascino e della piacevolezza. Le illustrazioni create da forme tagliate al vivo, cose se fossero ritagliate, un’attenzione decorativa ai particolari, ma senza che prevarichi sulla percezione della forma, i colori opachi piatti e gli sfondi colorati e non bianchi comunicano un senso di calore. Oltre al “gioco” della catalogazione del mondo, la topina silenziosa percorre tutte le tavole e i bambini possono giocare alla ricerca.

Mi piace il tono interlocutorio serio che Anna Kövecses ha nei confronti dei suoi piccoli lettori: li considera competenti e nello stesso tempo mantiene viva la preoccupazione di raccontare il mondo bello che tutti vorremmo donare, ben impacchettato, ai nostri figli.

Un libro che è mille cose e che intratterrà i bambini più piccoli (1-3 anni), ma che anche i primissimi lettori potranno leggere senza problemi, magari al fratello minore, o ancora: magari potrebbe servire a Saverio per comunicare con il futuro fratello cinese che non conoscerà nessuna delle parole per descrivere in italiano il mondo che ci circonda.

Mille cose
Anna Kövecses - Michele Piumini (traduttore)

77 pagine
Anno: 2016

Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788867144730

Emme editore
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Anobii

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