C’è un aspetto della ricerca scientifica di cui ho sempre subito il fascino: la storia del pensiero. In un ambito dove l’aggiornamento e le scoperte dettano il passo, superando e cancellando di fatto le teorie precedenti, la storia del pensiero potrebbe risultare superflua. Tuttavia ogni passo, dal più strampalato al più verosimile, è (stato) un contributo in più verso la verità, ma anche una straordinaria testimonianza dell’uomo, del suo mondo, del suo punto di vista e della sua cultura in un momento preciso della storia.

Non è però facile trovare chi racconti di questo percorso ai ragazzi e sappia farlo in modo affascinante. Ci riesce Guillaume Duprat che, grazie a studi meticolosissimi a metà strada tra antropologia, scienza, folklore, storia, fisica, firma una serie di volumi che tentano di percorrere questa strada. Il primo volume, Il libro delle terre immaginate, uscito ormai 10 anni fa, sbancò ogni premio possibile rivolto all’editoria divulgativa e scientifica per ragazzi. La minuzia con cui l’autore francese setacciò e selezionò le fonti antiche da cui trasse e rielaborò le immagini delle diverse concezioni di “Terra” attraverso i secoli e le civiltà lasciò a bocca aperta ogni lettore che gli si accostasse, un’accurato lavoro di cartotecnica rese il lavoro indimenticabile. 

Addentrarsi in questo viaggio sulla concezione del nostro pianeta, racconta dell’uomo e del suo orizzonte in modo profondo: c’è chi crede che il monto giaccia sulle corna di un bufalo, a sua volta in equilibrio su un uovo, a sua volta poggiato sul dorso di un pesce, c’è chi pensa che il mondo sia triangolare e che i suoi fiumi sgorghino dalle fauci di animali leggendari, c’è invece chi avanza l’ipotesi che «il cielo assomigli a un cappello da pioggia, la Terra a una ciotola capovolta». Tra alette che coprono e rivelano illustrazioni tratteggiate con minuzia e testi semplici, ma rigorosissimi e densi di notizie e curiosità questo volume merita tutta fama che gli fu attribuita.

Sarebbe stato possibile replicare un successo di questo tipo?

In questi giorni esce, sempre per L’ippocampo, il volume dedicato all’universo Universi che affronta la concezione e le immagini che nella storia si sono succedute a riguardo di ciò che c’è oltre la Terra. Il testo fa un passo ulteriore nella complessità: non parliamo infatti di una realtà immediatamente percepibile, come la Terra, ma dello studio e delle ipotesi che l’uomo ha fatto a riguardo di qualcosa che inizialmente ha solo immaginato presente, qualcosa di lontano di cui il cielo, il sole e le stelle sono state indizio.

A differenza del primo volume che tratteggia l'orizzonte esperienziale, è interessantissimo pensare a come l’uomo fin da subito si sia reso conto che la volta celeste fosse il segno di uno spazio, appunto, ben più ampio della realtà percepibile, e pensare a come, dal VII secolo A.C., si sia preoccupato ed occupato di quell’infinito che il cielo sembrava celare ed indicare.

Come nelle immagini terrestri, anche in questo caso le prime teorie e i primi modelli di universo si rifanno all’esperienza unica e particolare dei diversi osservatori: i greci pensarono al cielo come a una calotta simile ai copricapi delle loro zone, i cinesi si ispirarono alle loro ciotole e alle uova, gli arabi pensarono ad un universo “cipolliforme”.

L’uomo tende a conoscere per analogia, cioè tende a mettere in relazione le cose. Stupefacente!

Viene quasi da domandarsi quale sia la relazione tra il reale e il teorico: nel dare vita agli oggetti gli uomini si ispirarono ai loro pensieri o furono invece i pensieri a nascere mentre l’uomo manipolava gli oggetti?

Il discorso tende nel tempo, e nello scorrere delle pagine, a diventare filosofico, ma non per questo meno scientifico. Il Medioevo mette al centro dell’universo l’uomo e dunque la Terra e solo nel XVI secolo esso verrà spodestato a favore del sole!

Attraverso stelle fisse e canocchiali improvvisati giungiamo, attraverso palloncini e trombe tibetane che esemplificano il Big Bang, fino alla teoria delle stringhe… quello che si impone è l’infinito: una dimensione incalcolabile e inimmaginabile, misteriosa e indecifrabile che affascina l’uomo dalla notte dei tempi fino ad oggi.

I contenuti si fanno davvero molto complessi, sia per la specificità degli argomenti, che per la paradossalità di alcune osservazioni come la relazione tra spazio e tempo.

Ciò che conta però non è né il traguardo raggiunto (quando si parla di universo sono più le domande che nascono che le risposte che si raggiungono!) né la comprensione piena delle diverse teorie, i lettori (dai 9 anni in su) potranno godere del viaggio, ovvero stupirsi e incantarsi di fronte alle idee e alle intuizioni che una dopo l’altra sono state fissate e custodite dagli scienziati.

Disegni accuratissimi, esemplificazioni trasparenti ed essenziali, alette che spesso giocano alle analogie corredano magistralmente il testo, facendone davvero un gioiello.

Perché partire dai greci per parlare di Universo? Un viaggio che consiglierei a tutti, attraverso lo stupore e l’ingegnosità umana che non ha mai spesso di rimanere estasiata dall’infinito.

P.S. vi segnalo che, quasi, a completare l’orizzonte esiste anche L'altro mondo un volume dedicato alle immagini che l’uomo si è fatto dell’Aldilà.

Universi
Guillaume Duprat - Lucia Corradini (traduttrice)

48 pagine
Anno: 2018

Prezzo: 19,90 €
ISBN: 9788867223534

L’ippocampo editore

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