Mi ha fatto molto sorridere che l’introduzione-presentazione a La paura del leone, a cura di Davide Morosinotto, raccontasse del rapporto che il celebre autore ha con sua sorella - autrice del libro -, in fondo il testo è divulgativo e racconta della paura nel mondo animale. Cosa c’entrano dunque le sorelle?

C’entrano, c’entrano! La presentazione (O della paura delle sorelle) infatti, pur ponendosi in modo apparentemente slegato dal contenuto del testo, ci racconta di una esperienza quasi universale: la paura causata dai fratelli!  Chiunque abbia un fratello o una sorella minore sa di cosa parlo: i fratelli sono infatti impegnati in un esercizio costante mirato alla sopravvivenza. Riuscire ad ottenere il cibo migliore, sopravvivere ai giochi mortali architettati dai più grandi, anche solo riuscire a camminare tranquilli senza essere colpiti da oggetti volanti, palloni lanciati alla velocità della luce. Sopravvivere è difficile, ma la paura permette ai fratelli di sopravvivere :)

Il volume di Chiara Morosinotto, biologa e naturalista, ci racconta proprio del valore della paura e del suo ruolo all’interno del mondo animale e lo fa con un volume suddiviso in brevi capitoli che si rivolge ad una fascia di lettori intermedi tra i piccolissimi (per i quali molta letteratura illustrata esiste da anni) e i lettori di grande spessore (dai 13 anni), scegliendo un tema inusuale e che è spesso trattato e raccontato in modo stereotipico: la paura.

La paura va scacciata, la paura va respinta, la paura va rassicurata… la paura è qualcosa di negativo. Ma è veramente così?

I capitoli sono dedicati a un singolo animale che serve a introdurre un concetto generale, che è poi declinato nella narrazione attraverso un racconto più ampio ed esemplificazioni che raccontano anche di altri protagonisti.

Nel capitolo ad esempio intitolato La gru (o della paura dei genitori) il racconto del comportamento della Gru cenerina viene poi seguito da molte interessanti osservazioni sui comportamenti degli uccelli ma anche degli gnu dei ragni…

«Quando ero piccola, avevo paura dei ragni. Non è particolarmente originale, mi rendo conto… I ragni sono bruttini e oggettivamente non piacciono quasi a nessuno, a parte i miei colleghi aracnologi che li studiano. […] Mio fratello conosceva questo mio punto debole e se ne approfittava, perciò a un certo punto aveva comprato un enorme tarantola di plastica, nera e pelosissima, e ogni tanto me la faceva trovare sulla scrivania, o nello zaino, o sul cuscino. […] ogni volta che lo vedevo, mi mettevo a piangere e correvo fuori dalla stanza aspettando che mio padre lo togliesse di mezzo… Finché a un certo punto si stancò del gioco, lo sequestrò una volta per tutte e io fui libera dalla paura. Perché è così che funziona: i fratelli sono fatti per renderti la vita impossibile. e i genitori per proteggerti da tutti i pericoli che ci sono là fuori»

Il discorso parte incentrato sulle diverse paure e poi prende altre strade raccontando episodi e casi specifici della vita degli animali in modo chiaro e coinvolgente.

«la gru che avevo davanti agli occhi era ferma nell’erba ed era davvero un bell’esemplare […] A quel punto la gru si è piegata su se stessa, ha aperto le ali a metà, e ha cominciato ad allontanarsi da me facendo un gran baccano, incespicando come se facesse fatica a muoversi. […] Quando la gru incontra un predatore […]sa che , pur essendo spaventato a morte, la cosa più importante che deve fare è proteggere i piccoli. E quindi finge di essere malato».

Il tono generale di scrittura della naturalista è improntato, in modo molto interessante, alla propria esperienza: non siamo di fronte, dunque, ad un racconto divulgativo “puro” ma la riflessione che la studiosa ha fatto a partire dai propri studi in natura e nel suo lavoro e che offre ai lettori, all’interno di una cornice interpretativa molto interessante.

La scrittura, secondo questa impostazione, risulta molto coinvolgente, proprio perché personale.

«Ricordo la prima volta che sono stata abbandonata da sola in una vera foresta a cercar gufi. Era il 2007 e avevo da poco iniziato il mio dottorato di ricerca in Finlandia»

L’impressione del lettore è di essere parte di una platea, a cui la studiosa si rivolge in modo brillante, pur non scadendo mai nel colloquialismo.

«Se invece tu fossi in pensiero più per gli allocchi che per la sottoscritta (grazie), sappi che i caschi di protezione sono imbottiti anche all’esterno, in modo da non far male agli animali quando scendono in picchiata per provare a ucciderci»

Non mancano le domande che l’autrice sembra porre al lettore, ma anche se stessa, come punto di partenza per una riflessione più ampia che parte dall’osservazione degli animali:

«Perché esiste la paura? Perché l’evoluzione, cioè il meccanismo che modella generazione dopo generazione tutti gli esseri viventi per renderli più adatti all’ambiente circostante, ha pensato bene di “inventarla”?»

Non solo.  L’autrice cerca di rendere compartecipi lettori del proprio ragionamento proprio attraverso delle domande che richiamino alla coscienza dei lettori, la stessa esperienza di cui lei sta per parlare:

«Se qualcuno ti domanda: “hai paura”? Tu sai subito rispondere sì o no. […] Cosa significa davvero avere paura? E non averla? Per cominciare, prova ricordarti di una volta in cui hai avuto paura»

Gli esempi che l’autrice utilizza per spiegarsi ed argomentare il suo pensiero nell’avanzamento del discorso evitano il rischio di diventare incomprensibili (probabilmente pochi bambini italiani hanno mai visto una civetta nana delle nevi o una lepre scarpa) la studiosa utilizza delle immagini, pescate dalla vita comune dei bambini in modo originale e inconsueto.

Ad esempio, spiega quali sono i segni fisiologici che la paura lascia sul nostro corpo e sul corpo degli animali citando il lupo spelacchiato che appare in una serie di sequenze all’interno del film Disney La spada nella roccia!

La terminologia scientifica è esatta ma il discorso si appoggia ad esempi e alla costruzione di immagini trasparenti anche bambini non grandissimi (primaria)

«Vorrei finire il capitolo con un altro cetaceo cosmopolita, chiamato megattera (Megaptera novaeangliae)»

«Prendiamo per esempio la tamia siberiana (Eutamias sibiricus asiaticus): un animaletto che probabilmente hai già visto nei cartoni animati, dato che sono i chipmunk di Alvin Superstar»

Il libro è bello e si presta a letture brevi e intervallate. Una bella e originale proposta narrativa per piccoli ascoltatori e lettori.

P.S. molto belle le pochissime illustrazioni di Dieter Braun che riprendono i suoi splendidi albi illustrati!

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La paura del leone Chiara e Davide Morosinotto - Dieter Braun (illustrazioni) 219 pagine Anno 2022 Prezzo 16,00€ ISBN 9788817161411 Editore Rizzoli
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