Dopo le le Rime alfabete Bruno Tognolini torna a fare un’incursione dentro la scuola con una raccolta poetica intitolata Rime scolare.

27 filastrocche in rima i cui titoli iniziano tutti con una preposizione “a”, quasi a sottolineare una finalità di ognuna: A fare schede, A smontare le storie, A ficcarsi nelle storie, A riempire parole bucate, A dare nomi e cognomi…

Tognolini ha presentato, nell’ambito della Bologna Children’s Book Fair, questo suo ultimo lavoro, raccontando che l’idea che sta alla base di queste rime è quella di entrare nella didattica della scuola, nei libri e nei sussidiari, e non fermarsi alla descrizione dei luoghi o delle relazioni che all’interno di questo luogo si instaurano (e di cui si parla moltissimo…).

Il poeta racconta di aver preso un malloppo di schede didattiche e, sedutosi accanto alla musa della poesia, le ha lette e scelte, trasfigurandole poi attraverso i suoi versi.

Quella di Tognolini non è una poesia che nasce con un intento didattico e non è neppure una poesia che intende dileggiare la prassi scolastica e le schede stesse, il poeta si pone in una zona franca che è quella creata dalla letteratura e dalla poesia, un luogo in cui la parola così come è insegnata e appresa a scuola diventa occasione di gioco, proprio negli spazi che la didattica e l’insegnamento percorrono quotidianamente.

È molto difficile mantenersi in equilibro tra i due poli che vorrebbero appropriarsi della poesia, l’autore ne è consapevole e non a caso, nel foglio della dedica inserisce tre citazioni importanti: una di Rodari, che si rifà totalmente al gioco, un’altra di Maria Montessori che invece richiama la bellezza della concentrazione e del lavoro e una del poeta Vittorio Bodini che ribadisce l’imprevedibilità e la libertà della poesia:

«Vale la pena che un bambino impari piangendo ciò che può imparare ridendo? Gianni Rodari»

«Un bambino che si concentra è immensamente felice. Maria Montessori»

«Tutto è evidenza e quiete e si vedrebbe / anche un pensiero, un verbo, / con il bigio sgomento di una talpa / correre fra due pietre. Vittorio Bodini»

La scuola non è puro divertimento, ma la scuola non è e non deve essere assenza di divertimento. Le rime di Tognolini cercano di tenere imbrigliate queste due anime e ci riescono, prendendo le distanze dagli artifizi mnemonici (non pensate di usarle in classe per insegnare alcunché), ma si ispirano saldamente alla scuola, diventando l’occasione per giocare con le parole.

«A fare schede

Sono un bambino umano 

Se il mio muso è una faccia 

Se tocco con la mano 

Se ho due gambe e due braccia 

Se ho una testa sola 

Se il passo lo fa il piede 

Se bocca fa parola 

Io a scuola faccio schede

[…]

Ma in questo libro libero 

Faccio schede selvatiche

Fantastiche, bombastiche 

Elastiche e ginnastiche 

Lunatiche, fanatiche 

Dispotiche e bisbetiche

Faccio schede mimetiche

Faccio schede solletiche 

Poetiche, estetiche 

Pelèm-plèm-plètiche!»

Nel progetto originale ad ogni titolo, si aggiungeva un sottotitolo che voleva essere un invito, un’esortazione a una sorta di esercizio legato alla poesia stessa, nell’edizione finale queste poi sono state levate e devo dire che condivido questa scelta, che lascia queste rime libere di essere semplicemente quello che sono, senza nessun ripiego, senza nessun tipo di compito.

«A staccare la fantasia dalla realtà. [Leggi il racconto e poi distingui le parti di fantasia e di realtà]»

Ciò che regala la lettura di questo volume è l’impressione fortissima e coinvolgente che i bambini possano essere capiti dalla poesia. Mi immagino come i bambini della primaria, leggendo queste rime, potranno sentirsi compresi nella confusione nel gioco, nelle associazioni che a volte in modo pindarico nascono inevitabilmente nell’affrontare le materie scolastiche!

Una poesia che ti capisce è una poesia che viene con te a scuola, una poesia che valorizza tutte quelle intuizioni, quegli scherzi, quei divertimenti e quelle associazioni che nascono nella mente dei bambini, anche nel lungo tempo scolastico.

«A riempire parole bucate 

Ma dove diavolo è andato il mio cane?

Io non lo trovo, qualcuno l’ha visto?

Comincia con CA e finisce con NE

Cerca partendo da questo 

Unisci i punti e avrai una figura 

Unisci i numeri e trovi il disegno 

Unisci insieme nella notte scura 

Tutte le stelle con forme di sogno 

Trova il tuo cane dov’è nascosto 

Metti le lettere nel loro posto

Taglia le sillabe, tienile pronte 

Fra CA e NE devi mettere un ponte 

Mettici il FO e diventa un cafone 

Mettici il CO e diventa un cacone 

Mettici il PRO e diventa un caprone 

Mettici il GNO e diventa un cagnone…»

La poesia (anche a scuola) dovrebbe essere questo, l’occasione di essere compresi e di essere bene-detti, cioè ben raccontati. Tognolini sa farlo. Non c’è dubbio.

P.S. se volete ascoltare Tognolini c’è una replica dell’incontro riproposta qui.

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