«Capodanno: in questa notte il Re

dà una festa al castello.

Fa ressa alle porte del Palazzo

Lo smagliante corteo

Dei grandi di questo mondo.

Signori e Gentiluomini, 

Uomini di Chiesa e Generali

Da tutto il Reame affluiscono,

Le braccia colme di regali.»

La storia vera che offre lo spunto a Bertrand Santini per scrivere Fiocco, questa storia dal sapore natalizio, certamente invernale e un poco apocalittica è una storia vera molto curiosa, legata a Giovanni Keplero (Johannes Kepler) e a un saggio (Strena seu de nive sexangula) da lui scritto nel 1611, un regalo pensato per il suo benefattore Johann Matthäus Wacker von Wackenfels.

Lo scienziato e studioso, conoscitore e amico del suo mecenate, che probabilmente possedeva tutto, incomincia il tuo testo con queste parole «cum non sim nescius, quam tu ames nihil»: un niente che si traduce in uno scritto dedicato ai fiocchi di neve!

Un’ode, che poi diventerà in realtà la base per gli studi sugli impaccamenti delle sfere nello spazio (!), di una cosa effettivamente talmente piccola da poter essere considerata un nulla.

Le immagini costruite e cesellate da Laurent Gapaillard che già aveva fatto coppia con l’autore per un testo completamente differente (Lo Yark), mostra la sua pazzesca capacità nella costruzione architettonica di spazi che giocano con l’occhio e le dimensioni per farsi bidimensionali e tridimensionali, suggerendo costruzioni prospettiche ardite che spiazzano l’occhio e forse, suggeriscono una dimensione sconosciuta.

Le tavole incorniciate riccamente e fittamente segnate scolpiscono quadri tridimensionali che sembrano nati in un’epoca lontana eppure vividissima.

Veniamo catapultati nell’Austria del 1611, tra i palazzi della città e la selvaggia natura che la circonda: tetti e muri, strade animate e palazzi di pietra imponenti.. su tutto una fitta neve insistente cade silenziosa e inesorabile.

Lo sfarzo della reggia del re è imponente: grandi spiedi girano prepotenti sopra grandi camini, la sala del trono è affollata di servitù, mirabilia… Le gorgiere dei nobili incorniciano i loro volti come i medaglioni con i segni zodiacali finemente affrescati sotto i loro piedi. 

Anche le stelle sembrano offrire il loro presente al re: una cometa sfreccia quella notte nel cielo e l’astrologo offre al re una visione dell’ordine cosmico.

Tra la bruma  e i fumi avvolgenti dei camini roventi, giunge infine Keplero al palazzo, sembra a mani vuote: che scandalo!

«Ho un dono per Sua Maestà

E vi posso assicurare

Che dei vostri tesori

Nessuno è raro

O grande quanto

Quello che tengo

Nel mio guanto»

Eccolo dunque un niente pieno di significato. È un fiocco di neve. Keplero lo mostra, raccolto nel guanto, in una scena di forte impatto: la mano guantata in primo piano, subito dietro il volto stupito del re e dietro ancora, come raggianti, gli invitati, scandalizzati, impassibili, sornioni.

Il movimento circolare, richiamato più volte dalla disposizione delle figure nelle illustrazioni, e poi citato in sfere e mappamondi, disseminati nella scena, crea un movimento plastico che fa da eco al contenuto profondo della scoperta di Keplero.

«“E ora guardate, Maestà…»

La magia dell’infinitamente piccolo mostra il fascino unico ed effimero, eppure dirompente dell'architettura dei fiocchi di neve. Avvicinandosi sempre più al cuore del fiocco, i lettori e il re sembrano scorgere un universo infinito di vita sgorgante: una sorta di nuova creazione che pullula in quelle gocce artisticamente fissatesi.

«“Che cosa avete visto, Sire?”

Domanda la folla.

Risponde il Re;

“Ho visto che la Terra

Non è il centro dell’Universo, 

Come l’Uomo nel cuore

Non è la creazione.

Ho visto che uguali

Noi siamo agli Animali

E men che mai padroni

Nella nostra stessa Casa”»

L’intuizione della propria posizione nel mondo in un attimo, però, finisce, effimera come la vita che crediamo infinita:

«Si scioglie là per là

Sgocciola e cola

Il fiocco lungo i solchi

Dell’umano involucro»

Anche quando cade a terra è il mondo intero che porta con sé, quel fiocco, ora goccia: sembra un’apocalittica scena, come quella del diluvio universale.

E in quel momento, quella rovinosa e trascurabile caduta sembra determinare il disgregarsi del mondo intero: i focolari del palazzo reale crollano, il fuoco divora il palazzo e gli invitati, bloccati dalla nullaggine della neve all’esterno, ne vengono inghiottiti in una scena apocalittica e infernale.

Keplero scappa, fugge, scampa.

«Questo braciere umano,

Una scintilla innanzi al firmamento, 

Presagio è di una fine 

O di un cominciamento?»

Una storia dal fortissimo impatto visivo, storico, culturale: una riflessione sulle forze del mondo, la presunzione umana e la forza indomita e il fascino indescrivibile del Creato.

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Il fiocco Bertrand Santini - Laurent Gapaillard - Ottavio Fatica (traduttore) 56 pagine Anno 2021 Prezzo 22,00€ ISBN 9788867226375 Editore L‘ippocampo
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