Francesco Giustozzi

Francesco Giustozzi

Tra i protagonisti della prossima mostra degli illustratori della Bologna Children’s Book Fair oggi rivediamo (ve lo ricordate?! A me aveva colpito molto!) un altro illustratore marchigiano (di Macerata), Francesco Giustozzi che adora «piccoli luoghi in cui vivere ma grandi spazi in cui disegnare e lavorare».  Un illustratore una spiccata sensibilità verso il design e l’architettura che oggi incontreremo anche attraverso un suo libro che non poteva essere più “intonato” a questa edizione della Fiera.

→ Potete seguirlo attraverso Instagram.

In attesa di vedere le sue tavole esposte alla mostra degli illustratori, ecco cosa ha risposto alle nostre brevi domande. Grazie!

Giustozzi Francesco

Giustozzi Francesco

1) Che cosa significa per te illustrare?

Per me illustrare significa liberare una parte di me, far uscire la voglia che ho di interpretare il mondo e farlo vedere agli altri, raccontare storie, uscire dall’ordinario ed entrare nello straordinario. Il bello di illustrare è che puoi sperimentare, scegliere colori, disegnare e poi cancellare, fare progetti e vederli realizzati.

2) In che modo lavori?

Dipende dal tipo di lavoro che ho per le mani. Se è una commissione si deve un po’ per forza “mediare” con il committente. Il bello di questo è che quando puoi assecondare il tuo stile e le idee che proponi è tutto più semplice, ma seguire le indicazioni che ti vengono date è sempre una sfida, qualcosa che ti fa crescere e ti fa ragionare. Se invece lavoro ad un progetto personale, il bello è che puoi seguire i tuoi pensieri, puoi perderti dentro il tuo modo e alla fine arrivi a qualcosa che spesso è diversa dall’idea iniziale ma se ti sorprende allora significa che hai fatto un buon lavoro. Tecnicamente utilizzo quasi esclusivamente il digitale, tra computer e tablet, mi piace il collage, l’essenzialità, la geometria, il design, l’architettura, il bianco e nero o le palette cromatiche ristrette. Questi sono tutti elementi che di solito mi piace mettere nelle mie illustrazioni ma spesso esco dalle righe e faccio qualcosa che nemmeno io mi aspetto.

3) Che cosa ami del tuo lavoro?

Sono tante le cose che amo, in primo luogo la sensazione di impulso che mi spinge a lavorare quando ho un’idea o quando semplicemente ne ho voglia, mi piace quando riesco a superare i momenti di stasi, quando ottengo un “risultato” che non mi sarei mai aspettato, quando il mio lavoro viene apprezzato dal mondo esterno. Mi piace molto quando posso impiegare tutto il tempo che voglio per disegnare qualcosa che ho in mente da molto tempo e questa cosa succede raramente. Il momento che adoro di più è quando guardo una mia illustrazione e mi accorgo che rispecchia esattamente quella sensazione astratta che mi covava dentro e i colori e le forme sono in totale armonia.

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