La festa di Laba, è una ricorrenza cinese che io non conoscevo affatto. Celebrata soprattutto nelle zone settentrionali e montane della Cina, è una festa che cade in inverno, una festa dell’attesa, l'attesa che la natura faccia il suo corso e che regali un ricco raccolto, l'attesa dei cari lontani che arriveranno solo con la festa della Primavera, l'attesa del porridge di riso che deve cuocere per moltissime ore sul fuoco. Di origine buddista, questo momento celebra l’armonia del mondo e della natura, tutti sono chiamati a festeggiare questo momento trepidante: i familiari, i vicini, gli animali e anche le piante.

Ci racconta questa storia, attraverso gli occhi incantati e gioiosi di un’altra bambina Zhang Qiusheng grazie alle splendide illustrazioni di Chengliang Zhu.

Abita in una casa che non porta il nome della famiglia che vi abita, ma che è chiamata «casa dei cachi» in onore di quell’alberello dai rossi pomi che cresce quieto nel cortile di una piccola casa sperduta tra le brulle montagne cinesi.

Come ogni ricorrenza anche la festa di Laba è attesa con trepidazione dai bambini che, nel mondo contadino, non hanno mai grandi occasioni per festeggiare. La storia ci narra della lunga trafila per la preparazione del piatto, fulcro della festa. In un ambiente matriarcale per necessità (gli uomini sono probabilmente a lavorare lontano, probabilmente in zone meno depresse e solitarie), la nonna, la mamma e la piccola protagonista iniziano i lunghi preparativi che sanno di un rito sempre uguale a se stesso, sotto gli spogli ma adornati rami del cachi: bisogna preparare il riso, il riso glutinoso, le lenticchie, i fagioli rossi, le arachidi, le castagne, le noci… «è difficile farlo bene!».

Tra capre lanose e topini affamati, tra pompe dell’acqua gelate e ceste di vimini, c’è un gran fermento. «Ci sono le stufe a gas in casa, ma la nonna ha detto che il porridge di Laba deve essere cotto su una grande stufa a fuoco, in una grande pentola, in modo che il porridge sarà deliziosamente fragrante». I gesti antichi si ripetono, generazione dopo generazione e quanto la pappa di Laba incomincia a cantare, la festa incomincia: prima si onorano gli antenati e si pregano gli dei, si chiede abbondanza e indulgenza verso il raccolto e verso il destino dei propri cari, poi si pensa ai vicini anziani e bisognosi portando il porridge su, tra stradine e scalette, fino alle case più remote. Infine sotto il tenue sole di mezzogiorno le donne si raccolgono e mangiano e «persino i cani e gli uccelli condividono la gioia della festa di Laba». Non si dimentica nessuno né l’albero di cachi né il papà lontano: ognuno ha la parte che gli tocca, sia che sia presente o che sia lontano. E mentre la giornata volge al termine, un bianco nitore cala gelido a ricordare che la festa di Laba è la festa dell’attesa.

Le illustrazioni di Chengliang Zhu sono meravigliose e ancora una volta riescono a cogliere la peculiarità della cultura e dello spazio montano: gli oggetti semplici (i cesti, i contenitori, i secchi, gli sgabelli, le scope, le lanterne, i vestiti pesanti, i foulard colorati…), gli spazi spartani, la convivenza naturale con il mondo degli animali e con la natura (i covoni, le trecce di pannocchie, le case di pietra vicine e arroccate, le cisterne di cereali, i tetti di paglia…)… ma anche la fisionomia dei volti dei contadini montani arrossati dal freddo. Si sente il calore della stufa che cuoce e quasi il respiro a nuvolette della nonna e della nipotina che nel cortile lavorano, in assoluta complicità, alla preparazione del porridge.

La gioia è il sentimento contagioso che la bambina comunica nel suo fare, nel suo essere esattamente dove dovrebbe e vorrebbe essere, una gioia, quella dell’infanzia, che fa sempre bene al cuore rimirare!

Porridge Laba
Zhang Qiusheng - Chengliang Zhu
(edizione cinese)

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