Quanto è difficile chiedere scusa? Quante volte, piuttosto che dire «scusa», abbiamo detto «non l’ho fatto apposta» o «mi dispiace»? Scusarsi implica una relazione, necessita guardare in faccia l’offeso, mettendo a nudo la propria incapacità, il proprio errore, il proprio male. Finché ci si dispiace si è soli e al massimo si prova un perturbamento emotivo: l’altro ne è escluso, è forse un incidente, non gli si deve niente.
Parlare di questo tema potrebbe dunque non essere facile, come non facile potrebbe essere sceglierlo. Silvia Vecchini e Sualzo lo fanno con coraggio con Una cosa difficile, un nuovo volume della collana BaBao per lettori in erba.
Il titolo incuriosisce almeno quanto il cagnolino che, in copertina, scruta l’orizzonte in una assolata giornata ventosa: cosa sarà questa «cosa difficile»? Poi si inizia a sfogliare il volume, pronti a leggere un fumetto che conduca a comprendere questo mistero. Nella prima pagina niente testo, passiamo velocemente alla seconda e poi alla terza… niente. È un silent book. L’intuizione è geniale, perché il rischio di una retorica sulla necessità di chiedere “scusa” verbosa quanto vuota era dietro l'angolo: invece lasciare a ciascuno la sfida e l’occasione di trovare le parole è stata la decisione giusta di Silvia Vecchini che, guarda caso, è (anche) una poetessa.
Pagina dopo pagina la preoccupazione dell’autrice sembra essere quella di condurci attraverso il travaglio emotivo che nasce quando si sbaglia. All’inizio è solo un dettaglio stonato che turba la pace di un cielo sereno: una piccola ruota che rimbalza in un prato, scosso dal vento. Quando il protagonista la raggiunge e la prende non ne sappiamo ancora la ragione né la storia che c’è dietro. Il piccolo ha un’esitazione, ma poi prende svelto la strada che, per quello che abbiamo visto fino a quel momento, ci immaginiamo tra i prati, ma che invece scopriamo inerpicarsi su di un monte. La fatica è molta: il piccolo piange, a tratti sembra sul punto di rinunciare, il vento lo sferza, la neve appesantisce ogni passo, le rocce feriscono le mani. Arrivato in cima, l’ultimo passo: sembra il più difficile, sebbene davanti al protagonista non vi sia che un altro bambino (galletto in questo caso). È lì che il piccolo-cagnolino si ferma. È una parola a sciogliere tutto: la tensione, il silenzio, la trama e questa unica parola è: «Scusa». Da quel momento tutto è in discesa, in senso letterale, iconografico e simbolico. Torna il silenzio tra le pagine, ma i gesti (delle mani soprattutto) sono eloquenti.
Sualzo interpreta alla perfezione le storia pensata e non scritta di Silvia Vecchini e la traduce in un linguaggio trasparente ai più piccoli: non serve dire, soprattutto quando si racconta di un’esperienza universale come quella del tormento della colpa, si tratta solo di parlarne in modo chiaro. La rappresentazione ambivalente (simbolica e realistica) rende capaci i lettori di raccontare la propria esperienza emotiva attraverso un’esperienza fisica.
I colori chiari e tenui (i due toni di azzurro e il bianco) e i volumi morbidi comunicano una serena normalità, come a dire “sbagliare non è la fine del mondo”, è anzi esperienza quotidiana e positiva. L’assenza di discorsi sul perdono lascia spazio alla bellezza del perdono veramente sperimentato: perché tutto quello che si può dire sull’errore e sul perdono è vinto dall’abbraccio di chi ti perdona e ti abbraccia. Questa storia, senza parole, consegna ai suoi lettori una esperienza ed è ciò che libera questo libro dal ricatto di essere letto “per insegnare ai bambini a perdonare”, rendendolo invece il racconto di un’epica avventura emotiva, con una storia interessante da leggere per se stessa (dai 3 anni).
Una cosa difficile
Silvia Vecchini - Sualzo
48 pagine
Anno: 2016
Prezzo: 13,00 €
ISBN: 9788865437155