Lightfall. La luce perduta di Tim Probert è un bel graphic novel, di cui è appena uscito il primo volume, edito da HarperCollins.

La storia riprende un canovaccio noto e spesso percorso ultimamente dagli autori che si rivolgono ai primi adolescenti: un mondo risorto sulle ceneri di un precedente mondo, precipitato nelle tenebre, è stato salvato da alcune luci poste nel cielo dal popolo dei Galduriani. Grandi sfere luminose, nel cielo, hanno ri-illuminato e ridato vita a un mondo che via via stava morendo.

L’universo costruito per accogliere questa storia è ricchissimo di personaggi e di scorci, i lettori vi si affacciano grazie ad una ragazzina di nome Beatrice, che vive con il proprio nonno, il Verro Mago Alfrid, in mezzo ad un bosco accogliente e bucolico.

Beatrice, che scopriamo essere stata adottata molto tempo prima dal vecchio mago dalle fattezze di maiale e dalla memoria molto corta, ci appare come una ragazzina premurosa, indomita ma anche fragile.

Gli scorci e il contesto che accolgono i personaggi sono dettagliati e tratteggiati in modo ricco e soprattutto sono percorsi da strisce di luce che creano, anche sensibilmente, un’impressione di calore ad ogni tavola.

In questa landa serena e priva di preoccupazioni la vicenda prende avvio, perché il nonno scompare misteriosamente, diretto al Sigillo del Dormiente Inquieto.

La scomparsa del vecchio mago, che scopriamo avere una memoria un po’ compromessa, fa preoccupare moltissimo Beatrice che parte immediatamente alla sua ricerca. Le si affiancherà Cadwallader, un personaggio dalle fattezze buffe e inusuali, ritenuto unico sopravvissuto dell’antica razza dei Galduriani: anche lui cerca il vecchio mago Alfrid, perché solo lui potrà aiutarlo a ritrovare la sua gente.

La compagnia è creata.

Il viaggio di ricerca e di soccorso parte tra boschi secolari, nella luce calda che le lune galduriane donano a questo mondo, in un movimento narrativo che intreccia la storia passata di quel mondo - di cui poco sappiamo - alla storia dei due protagonisti.

Alla luce calda e gialla dell’avviarsi della nostra avventura fanno da contraltare, però, pagine nere appena illuminate da inquietanti bagliori viola: un mostro si sta risvegliando, alcune delle luci galduriane nel cielo si spengono e questo lascia spazio ad un buio di morte che avanza.

Il canovaccio e la simbologia non celata della luce e del buio che si scontrano non sono certamente nuovi, ciò che fa la differenza è il modo con cui queste storie si compongono e vengono narrate ed è questo che va osservato. 

I personaggi sono ben delineati: Beatrice è una ragazzina che non sa molto della sua storia e che è consapevole di una propria fragilità, una paura profonda, un’ansia che si manifesta in un curioso germogliare intorno a sé di piccoli filamenti di angoscia. 

D’altro canto Cadwallader, pur avendo anche lui alle spalle una storia di abbandono e solitudine  - scopriamo, infatti, essersi misteriosamente addormentato e risvegliato solo e senza più il suo popolo e la sua famiglia - è affetto da un inguaribile ottimismo. Inizialmente l’impressione è quella di trovarsi di fronte ad allegro-sciocco fiabesco, invece  questo personaggio mostrerà di avere delle qualità e delle doti straordinarie, soprattutto nella relazione e nel supporto a Beatrice. Due indoli che si svelano in una visione del mondo molto diversa, ma in questo caso complementare e che rende vera la frase che apre il romanzo: 

«Camminare nelle tenebre con un amico è meglio che camminare alla luce da soli»

Come in ogni viaggio e in ogni Bildungsroman gli incontri, le disavventure, i rischi di morte, gli imprevisti, le frustrazioni, le sfide, i combattimenti, i doni magici… sono all’ordine del giorno: l’universo costruito dall’artista americano è vastissimo e costruito minuziosamente e noi avanziamo, scoprendo progressivamente piccoli pezzi di una storia passata e misteriosa che deve essere ricostruita, brano a brano.

Come in ogni romanzo di formazione la crescita e il ricomporsi e costituirsi della figura dei personaggi crea l’avanzamento e la crescita della storia stessa. 

Ancora una volta non è tanto il “cosa” si racconta, ma come viene raccontato ed è evidente una spiccata capacità di raccontare che si affida completamente ai dialoghi, ma anche a sequenze e a scorci ampi, anche a doppia pagina, che riempiono gli occhi dei lettori di bellezza e aria fresca.

Che cosa rappresenta la piccola lanterna di Beatrice? Cosa sono quelle grandi luci abbandonate e incontrate durante il viaggio? Dove sono finiti i Galduriani, sono veramente estinti? E il nonno? Il Verro Magico dove è sparito? Chi sono i cattivi che si stanno risvegliando?

Avventura, ironia, azione, divertimento, pensieri, riflessioni, grandi risate, colpi di scena, personaggi noti e nuovi, ognuno portatore di una storia e di un filo narrativo… il romanzo si legge d’un fiato e non vediamo l’ora di accompagnare Beatrice nello svilupparsi di questa avventura nel prossimo volume!

Dai 9 anni.

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Lightfall. La luce perduta Tim Probert - Alessandra Roccato (traduttrice) 248 pagine Anno 2022 Prezzo 15,00€ ISBN 9788869059551 Editore HarperCollins
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