Oggi si apre l’anno di celebrazioni dedicate al centenario dalla nascita di Mario Lodi, un maestro, un autore, un pensatore, un educatore che ha fatto la storia della letteratura per l’infanzia, ma che ha anche avuto un ruolo fondamentale nel panorama pedagogico e filosofico del ‘900 in un momento in cui il fervore legato all’idea e alla concezione di educazione era vivido.

Sono suoi contemporanei Gianni Rodari, don Lorenzo Milani – con cui c’è un carteggio incredibile, di cui vi parlerò! -, la stessa Maria Montessori, sebbene di una generazione antecedente, lavorava ancora alacremente in quegli anni al suo pensiero.

Oggi noi lo celebriamo con la recensione del suo libro più celebre, Cipì, e nei prossimi mesi gli dedicheremo uno speciale , completo.

 

Cipì è un’opera scritta da Mario Lodi, nel 1961, insieme ai suoi alunni della scuola elementare di Vho, come nelle vecchie edizioni è indicato in copertina e, dei ragazzi, sono anche le colorate illustrazioni che troverete nelle diverse edizioni.

La storia di Cipì è la storia di uccellino intrepido ed irrequieto che nasce un bel giorno di primavera sotto una tegola di un palazzo e l’idea di questa storia nacque proprio dalla scoperta che i bambini fecero di una famiglia di passeri, che intravedevano dalla finestra della loro aula, e dalle osservazioni che questa sorpresa portò con sé.

La narrazione ha qualcosa di fiabesco: ci sono gli eroi, i mostri “cattivi” da sconfiggere, i compagni e tutta una serie di personaggi che arricchiscono il panorama narrativo con la magia e l’incanto.

La sforzo di immedesimazione nel piccolo Cipì è toccante e intesse una scrittura, impregnata di stupore e metafore quasi inconsapevoli: il piccolo pulcino e la sua famiglia hanno un modo tutto loro di descrivere il mondo che li circonda.

«“Quando avrai le piume andremo insieme a vedere tutto: la palla di fuoco, il nastro d’argento, la pianta…” […] “Mamì, che cos’è la pianta?” “La pianta sono le braccia verdi dove ci riposeremo al primo volo…” “E Palla di fuoco, Mamì, che cos’è?” “È il nostro amico che brucia in mezzo al cielo per scaldare e dar luce.” “Mamì, il cielo che cos’è?” “La nostra strada,” rispose la mamma. “E il nastro d’argento?” “È lo specchio dove ammirerai le tue belle piume, quando le avrai”»

L’atteggiamento di Cipì è quello di un bambino che vuole scoprire quel mondo che non conosce e, inizialmante, si espone a pericoli superiori alle sue capacità e vi scamperà solo grazie ad una buona dose di fortuna. Ma il piccolo fa della sua esperienza un tesoro e, in un vero e proprio piccolo romanzo di formazione, ogni inconveniente, ogni avventura, ogni disavventura diventeranno occasione di maturazione e crescita.

Tutto è nuovo, tutto è da scoprire: le stesse parole della mamma devono essere verificate per rivelarsi tali, come quando Cipì non crede alla presenza degli artigli nelle zampette rosee del gatto e si avvicina tanto da farsi ghermire la coda. Non se lo scorderà più.

Il racconto segue lo svolgersi lento e rassicurante delle stagioni. Cipì si innamora di Passerì e insieme costruiranno un nido per le loro uova. La natura incanta con una sua bellezza unica per ogni tempo.

«“I prati hanno ancora tanti occhi colorati?” E Cipì, pazientemente, le spiegava che tutte le piante avevano ormai smesso l’abito nuziale e, infilato il verde grembiule di fatica, erano indaffarate a nutrire i frutti che crescevano un poco ogni giorno sotto la carezza del sole pagina»

Stupefacente la descrizione del temporale, animato dallo scontro di venti personificati e nuvole bellicose, così come è incantevole l’animazione della caduta della prima neve:

«“Sorelle nuvole non sentite in voi qualche cosa di strano?” “È vero…!” Gridarono le altre, “le nostre goccioline si stringono per il freddo intorno ai granelli di pulviscolo e giocano a fare le stelline bianche.” “Da me è una stellina si è già staccata e vola giù come un paracadute! Gridò il nuvolone”»

La vita attraverso l’inverno si fa dura: la morte e la brutalità di alcuni gesti sono raccontati con una disarmante semplicità e questo certamente fa parte di una mentalità ed una quotidianità contadina novecentesca. Uno sguardo che contemplava la morte e la sopravvivenza come ordine della vita: gli uomini cacceranno e uccideranno i passeri e il “signore della notte” cercherà di circuirli per rapirli uno ad uno e mangiarseli.

«I passeri scattarono verso la luce, ma solo uno riuscì a fuggire. L’altro lottò a lungo con il nemico armato di scopa e alla fine, colpito la testa, stramazzò al suolo»

Cipì guiderà la piccola comunità del suo tetto con saggezza e assennatezza, insieme a Passerì svelerà il mistero delle stelline parlanti e costringerà il terribile “signore della notte” ad andarsene.

L’avventura è essenziale e perfetta, incantata come può essere magica una pratolina al sole, una storia senza tempo che può oggi come ieri accompagnare i bambini dai 5 anni in su.

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Cipì Mario Lodi e i suoi ragazzi 128 pagine Anno 2021 Prezzo 15,00€ ISBN 9788866566960 Editore Einaudi
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