Rimettersi a scrivere dopo mesi di pausa dalla scrittura (ma di vita fervente!) merita un libro grande, capace di sfondare il timore della pagina bianca; per questo sono contenta di aver incontrato La porta, il nuovo racconto senza parole di Ji Hyeon Lee.

La giovane artista coreana torna, dopo il successo planetario de La piscina, con un nuovo episodio che potrebbe sembrare molto simile alla prima avventura, ma che invece a mio parere introduce nuovi e grandi temi con una delicatezza e una fermezza ammirevoli.

Se nel primo episodio infatti il viaggio conduceva i protagonisti sotto la superficie di una realtà caotica e quasi sgradevole, in fondo, giù nei mari dell’immaginazione e della bellezza, la sfida di questo secondo volume è ben più ardua: il movimento non è più verticale, ma orizzontale, non si scopre il mondo “sotto”, quasi a prescindere dagli altri, ma si va incontro all’altro, verso l’altro, accettando la sfida del confronto diretto con il diverso.

La porta non a caso rappresenta ed è, nella realtà, la soglia che attraversiamo per uscire da noi stessi e immergerci nel mondo o al contrario per entrare in mondi personali o "altri" e naturalmente nella storia della letteratura ha visto innumerevoli declinazioni: Ji Hyeon Lee ci offre la sua interpretazione.

La storia nasce nei risguardi con un vicinissimo spiazzante: un lucchetto, una porta serrata da tempo, un nodo di legno e un piccolo strano insettino colorato. Poi, ancora prima del frontespizio, un volo e il piccolo insetto raggiunge una chiave (la guarda? perché? non l’ha portata lui, la conosce?), poi una mano e subito dopo eccoci spersi nel bianco della pagina, dove il piccolo insettino quasi si perde.

Ritroviamo il giovane protagonista de La piscina (almeno così sembra): è smarrito, ha un chiave in mano, ma nel mondo grigio, astioso e insofferente che lo circonda invece di guardarsi alle spalle sospettoso (notate il gioco degli sguardi!) dirige il suo sguardo avanti, fiduciosamente seguendo quel piccolo, brillante, sconosciuto animaletto dal muso scarlatto.

Ecco di nuovo la porta: l’insettino l’attraversa grazie ad un piccolo pertugio ed il bambino, dopo un naturale timore iniziale, gira la chiave nella toppa ed entra. Il mondo che gli si para davanti è innanzitutto colorato (ritorna anche qui con evidenza la contrapposizione nero/colore che ammaliava ne La piscina) e poi completamente inaspettato. Volti e parole sono quanto di più lontano si riesca ad immaginare, ma questo non impedisce che una mano venga tesa, da una bambina. Il bambino è risucchiato in una vita gioiosa, tra picnic, giochi, matrimoni e caotici pranzi… il mondo dietro la porta si rivela uno spazio intermedio fatto di porte che sembrano condurre in altrettanti mondi diversi ed unici con abitanti multiformi. In questo spazio neutro e condiviso si mescolano volti e lingue differenti, accomunati dal desiderio di essere felici (non a caso si festeggia un matrimonio). Il protagonista con coraggio si coinvolge con i volti che gli si fanno incontro e progressivamente acquista quel colore che forse è l’unico elemento accomunante tutte le figure. E quando riceverà in dono una chiave saprà farne l’uso migliore: lasciarla nella toppa di una porta, aperta. 

Il tema del confronto con il diverso, della scoperta della ricchezza dell’altro sono temi che questo libro si presta a raccontare con molta disinvoltura. Se ne La piscina i protagonisti uscivano, di fatto, scrollandosi l’acqua di dosso e tornando al loro mondo, la porta aperta che il protagonista lascia nell’ultima tavola di questo libro implica una circolazione, quasi liquida, dei diversi mondi: una sfida moderna che pone molti interrogativi. 

Le illustrazioni meticolose e il tratto fine e sottile, replicato con minuzia, rendono le tavole dell’artista coreana davvero magiche. L’alternanza di pieni e vuoti scandisce con nettezza e significativamente il passaggio dal mondo grigio e vuoto degli umani a quello pieno e colorato degli “altri”. Il libro si lascia sfogliare con lentezza e al filo narrativo principale si affiancano molti dettagli che permettono la scoperta di fili secondari che si lasciano raccontare dai lettori più esigenti ed attenti.

Un silent book interessante e bello che si può proporre ad età differenti (dai 5 anni) per parlare di accoglienza - che prima di tutto è desiderio di mettersi in gioco - o anche solo per regalare un viaggio oltre la porta del proprio mondo.

Buona ripresa a tutti!

La porta
Ji Hyeon Lee — Park Woo Sook  (traduttore)

52 pagine
Anno: 2018

Prezzo: 15,90 €
ISBN: 9788899064846

Orecchio acerbo editore

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Commenti
14 Agosto 2019
Maria

Dai 5 anni è perfetto!

31 Luglio 2019
Giuseppa

Per quale fascia d’ età è adatto?

3 Settembre 2018
Susanna

Bentornata! Con tutto il tuo vissuto densissimo di questi mesi intensi! ( Ma dove troverai tempo e ispirazione per scrivere così? Io dopo due anni non mi sono ancora ripresa)
Bellissimo libro, come sempre. Grazie a te per scovarli e segnalarli.

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