Quante volte abbiamo fatto esperienza che le cose non sono andate come ci aspettavamo? E non si tratta di onestà del desiderio. Neppure quando il desiderio è grande, bello e giusto vi è la certezza che ciò che progettiamo vada esattamente come vogliamo.

Questa presa di coscienza può essere un arrendersi all’ineluttabilità dell’esistenza in una visione in cui l’uomo è sballottato casualmente qua e là e le creature vivono appena un istante nel flusso senza senso del caos o si può intravedere al di là dei piccoli progetti di ciascuno e delle piccole esistenze di ognuno un grande e armonico quadro di bellezza e di bene.

Cento semi che presero il volo di Isabel Minhós Martins e Yara Kono racconta proprio questo.

«L’albero aspettava. E sperava. Speranzoso per natura. Che cosa aspettava? Che tutto andasse bene (ecco cosa sperava). Che cosa aspettava? Il giorno perfetto, il giorno giusto, il giorno!»

Il giorno arrivò. Il giorno perfetto in cui tutto sembra fatto apposta per accogliere quei semi, quelle promesse… proprio in quel giorno l’albero decise di liberare i suoi semi che «come uccelli planarono nell’aria».

Eppure nonostante tutta la sua speranza, la perfezione… non tutti i suoi semi caddero su un buon terreno. 

«Di 100 semi che presero il volo, 10 finirono in una corrente d’aria che gli lasciasse una strada… E la velocità di una strada non è esattamente la stessa di un piccolo seme…»

Pagina dopo pagina il numero di semi cala preoccupantemente: decina dopo decina - secondo un andamento che sembra quasi biblico, nel suo narrare (avete in mente il dialogo tra Dio e Abramo a riguardo di Sodoma e Gomorra? O la parabola del buon seminatore?) -  accade ciò che nessuno si sarebbe immaginato: i semi si perdono, vengono mangiati, annegano, cadono sopra le pietra, vengono beccati, raccolti, seccano… Arriviamo a 3 e il lettore tira un sospiro di sollievo!

«I 3 semi rimasti proseguirono il loro cammino e crebbero, crebbero…»

Fiuuu. Forse ce l’abbiamo fatta con un discreto risultato, sembrerebbe pensare il lettore.

Ma no, perché il sole la terra e l’acqua «non bastavano per tutti e 3». Due seccano.

Uno, basterà uno.

Ma anche questo alberello, sebbene robusto, si scontra con i denti affilato di un coniglietto che nonostante il suo bel visino non riesce ad accaparrarsi la nostra simpatia.

Che terribile destino! Che speranze infrante! Che ingiustizia!

È tutto finito dunque? Tutto è destinato a morire, finire, consumarsi, seccarsi?

«Non è andata proprio così?»

No.

«Il merlo ghiotto ha portato i semi dentro la pancia finché… li ha sparsi un po’ qua e là. «Guarda alcuni sono germogliati!). Una fessura nella roccia con un po’ di terra per un seme è stato il giaciglio perfetto dove addormentarsi… e poi svegliarsi!»

Le illustrazioni di Yara Kono nascono in modo evidente dentro il contenitore artistico di Planeta Tangerina: lo stile geometrico disposto quasi in collage, i colori accesi e piani…  accompagnano in modo molto originale questa storia al di là delle solite rappresentazioni divulgative degli alberi. Il testo discorso, nel suo rivolgersi al lettore e nel suo piglio discorsivo rende la narrazione scorrevole e animata.

L’elemento divulgativo è presente e si unisce a quello della storia in una tavola finale di riflessione sui semi e sulle loro strategie di sopravvivenza. 

Un racconto universale di resistenza e tenacia, una descrizione della vita che trova strade inaspettate per fiorire proprio lì dove non immaginavi che non fosse possibile, perché dietro a tutto la vita trionfa.

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Cento semi che presero il volo Isabel Minhós Martins - Yara Kono 28 pagine Anno 2021 Prezzo 14,00€ ISBN 9788894561616 Editore Hopi
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