In questi giorni, in Emilia Romagna, la natura ha mostrato un aspetto del suo volto che spesso dimentichiamo: non una natura madre, ma una natura sconvolgente e travolgente capace di far sentire gli esseri umani impotenti spettatori, vittime di una forza impetuosa che regola il mondo 

L’acqua, il mare, i fiumi sono sempre stati - nell’immaginario di adulti e bambini - una soglia che portava a mondi terribili e misteriosi.

Fascino e paura, intrecciati in modo quasi inscindibile, sono ciò che racconta Franca Cavagnoli ne La bocca dell’Adda, dove la storia e la realtà di chi col fiume vive da centinaia di anni si fonde con la percezione della sproporzione al cospetto della natura.

«Quando è in barca con suo fratello ed è stanca di guardarsi intorno chiude gli occhi e ascolta il fiume»

Sorvolando il fiume, dall’alto, alle spalle di un airone ammiriamo le anse dell’Adda, la campagna che si stende sotto i nostri occhi e il lento, placido stare dell’acqua.

«Via via che si avvicinano al posto dove l’Adda entra nel Po il rumore cresce e si fa sempre più forte»

La parole dei fratelli si perdono nella vastità dei paesaggi acquarellati di Giovanni Emilio Cingolani, a volte reclamano pagine intere per farsi contemplare, in ascolto. Il fiume reclama progressivamente lo spazio che occupa già nell’immaginario dei bambini: lucci, carpe… sono giganti in primo piano, volto spaventoso celato ma presente che ricorda un’immensità che l’uomo non controlla e non comanda.

Alla luce brillante e abbagliante dell’estate, tuttavia, il fiume sembra dormiente, è il verde rigoglioso delle piante intorno a tenere avvinti i lettori.

«con tutta quell’erba alta potrebbe fare la fine di Euridice. Gliel’ha raccontata suo zio, quella storia: 

La serpe la morde proprio in riva a un fiume

ed Euridice poi scende in un posto

con un nome che somiglia spaventosamente a quello dell’Adda, 

e questo non è un buon segno»

Il fiume è una soglia che attira e spaventa… la protagonista vuole vederlo in inverno!

Attraverso oniriche immagini di salmoni rossi (specie assente nell’Adda e che mi ha lasciato perplessa ritrovare illustrata) e una guizzante Euridice, il libro cambia scenario e ci immerge nelle nebbie lombarde di un umido inverno.

Questa volta l’airone lo intravediamo dal basso che fugge - chissà - verso lidi più caldi.

«Il cielo è basso, minaccia altra pioggia. Nell’ultimo mese ha piovuto sempre»

Al fiume questa volta la bambina non può tornare con il fratello: c’è bisogno del nonno!

«Dove è abituata a vedere campi coltivati a frumento e granturco, e le torbiere, e i due stagni con le ninfee bianche e rosa e i grandi cuori verdi…ora c’è solo una piatta stesa argentata»

L’Adda si è presa i campi, l’erba, il verde rigoglioso… rimane una striscia di terra che la bambina percorre sotto il tabarro del nonno, in bici.

Cielo e fiume si confondono, tutto è fermo, immoto, eppure mortifero.

«A un certo punto ecco che, come per miracolo, da quella immensa tavola grigia spunta di tetto di una casa e poi ne spunta un altro […] “Nonno è questa la piena?” “Sì, la stiamo attraversando da almeno dieci minuti. Tra un po’, però , la strada finisce perché il terrapieno arriva solo fin qua. Prima di quel gruppo di case la strada comincia  a scendere e la piena l’ha inghiottita”».

Il tono del nonno è sereno, nel descrivere qualcosa che appare normale nella sua inquietante maestosità. Il fiume inghiotte stagionalmente la campagna.

«Solo allora capisce. Da dieci minuti il nonno attraversa l’acqua. E lei con lui»

L’immagine che accompagna questa consapevolezza è imponente: una carpa gigantesca si muove nel giallo fondale, appena sotto il pelo dell’acqua.

«“No, no, ci mangia” “Che cosa ci mangia?” “La bocca” “La bocca? Quale bocca?” “La bocca dell’Adda”»

Guardare dall’alto la piccola bicicletta solcare la lingua sottile di strada asciutta è impressionante. La forza della natura nella sua trasfigurazione simbolica si mangia tutto: oggi ingenuo e ironico tentativo umano di pensarsi onnipotente: lo sanno i bambini che ne hanno paura e forse anche gli anziani che però sanno anche che non c’è crudeltà nella potenza della natura e che insieme, sotto un tabarro caldo non si può avere così paura.

Questa storia racconta quanti confini dimentichiamo di avere attorno, quante soglie misteriose che pretendono rispetto. Ce lo mostrano gli acquerelli di Cingolani e lo ricordano le parole di questa bambina. Che mistero pieno di brutale bellezza è il mondo!

«Durante le piene - dice Cassinelli nel libro L’Adda, il Borgo e le sue piene - l'abbiamo vista girovagare nelle case, nelle vie, nei boschi, quasi a ribellarsi degli argini che l'uomo le ha costruito; ogni volta che ha voluto è riuscita a sfondarli come se sentisse la nostalgia di quei tempi, quando girovagava da tutte le parti, lasciando dei laghi, ogni volta, in ogni posto; ispirando così il nome del famoso lago».

P.S. ho trovato qui alcune testimonianze di chi le piene dell’Adda le ha vissute in prima persona.

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La bocca dell'Adda Franca Cavagnoli - Giovanni Emilio Cingolani 48 pagine Anno 2022 Prezzo 16,00€ ISBN 9788832070927 Editore Orecchio acerbo
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