«Mi piacciono davvero questi disegni e questa storia da vecchi» questa è stata la reazione di una bambina alla conclusione della lettura di Come? Cosa?, ultimo vertiginoso albo di Fabian Negrin. Come spesso succede nella succinta reazione dei bambini possiamo trovare molte profonde verità. L’universo dell’autore argentino infatti possiede il gusto atavico e primordiale delle fiabe, fatto di sangue e forza dirompente. La storia di Come? Cosa? è costruita attorno alla dinamica di un gioco, quello del telefono senza fili, e mentre lo si legge (almeno a me è successo così) si ha l’impressione di aver già sentito la medesima storia nelle raccolte dei fratelli Grimm o in qualche selezione di fiabe della tradizione popolare.

Tutto incomincia su un molo di legno molto semplice, in un contesto difficile da collocare nel tempo: c’è una donna che a gran voce chiede al marito, appena salpato sul proprio peschereccio: «Ehi, che cosa vuoi mangiare stasera?». La risposta non potrebbe essere più semplice: «“Purè di patate”». Ma «Il vento soffia». Come un protagonista dotato di azione e di parola, il vento si occupa di scompigliare le carte in tavola: «“Come? Cosa? Due grandi frittate?”». Sono le parole che il vento ha trasformato per la moglie. Il meccanismo è innescato. Cambia la scena. La mamma, chiudendo in fretta le finestre per il vento che gioca con le foglie, grida al figlio «“Stasera tuo padre vuole due grandi frittate”. Il vento sbuffa. “Come? Cosa? Delle palme impanate?». Grazie alla deformazione spazio-temporale, tipica delle fiabe, il bambino intraprende un viaggio nel deserto tra le palme, al mercato, dal ciabattino, al vivaio, dal giocattolaio, su una nave dei pirati, in un viale labirintico di un giardino orientale, sotto all’oceano… perché ogni interlocutore capirà qualcosa di diverso e accompagnerà il piccolo protagonista alla ricerca del nuovo desiderata.

Luoghi meravigliosi e dettagli moderni si alternano senza stridore (stivali di gomma e moderne canne per l’acqua affiancati a seicenteschi velieri) perché l’occhio è impegnato a sostenere l’ardito tono illustrativo, le prospettive inaspettate… È il vento a trasformare e a investire tutto, non solo le parole ma anche le illustrazioni: la brezza appena accennata nelle prime tavole diventa un turbine incontrollabile, la luce diventa abbagliante e tempestosa. Io mi sono accorta di trattenere il fiato, ad un certo punto, quasi disturbata dalla violenza dell’aria. Il gioco non dà tregua: «Come? Cosa?». I bambini ridono dei giochi di parole, dei sussurri scompigliati e delle rime che si creano, incastrandosi perfettamente. Le immagini vorticose lasciano a bocca aperta e il talento grafico fuori dal comune dell’autore, sia nella tecnica che nella composizione, regala tavole che sembrano opere d’arte e dove il bianco contribuisce a bucare la bidimensionalità delle immagini, come in presenza di vuoti d’aria.

Ad un certo punto tutto si confonde, si sbriciola: siamo dentro ad un tornado come quello de Il meraviglioso mago di Oz e proprio come nel romanzo dell’autore statunitense l’occhio del ciclone permette un passaggio attraverso mondi e tempi (intravediamo la Torre di Pisa, la Tour Eiffel, automobili, il papà a pesca…). «Il vento si arresta e il bambino stravolto è quasi inerme.»

«“Oggi c’è stato un po’ di vento in mare” – “Vento? Qui è stato calmo, mi pare”». L’inconsapevolezza (solita) dei genitori fa quasi tenerezza.

La coscienza della storia ravvisabile nel volto esausto del bambino, la sua reazione quasi istintiva «“Calmo?!” “Come? Cosa?”» definiscono con chiarezza la ragionevolezza del gioco e del sogno: ma siamo poi sicuri che sia solo un sogno? Il piccolo pupazzo elfo è un segno per gli increduli.

Un vorticoso esempio della forza delle storie e dei sogni che ha rapito i bambini (da 4 anni) capace di farli ridere e di lasciarli attoniti. Una storia “vecchia” che sfonda la pagina.

Qui la versione di Apedario.

Qui la versione delle Briciole di Pollicino.

Come? Cosa?
Fabian Negrin

40 pagine
Anno: 2016

Prezzo: 16,00 €
ISBN: 9788899064266

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