Gli stereotipi sono uno dei modi attraverso cui l’essere umano apprende. Riuscire a raccogliere e ad isolare i tratti essenziali che definiscono un determinato referente, un oggetto, una persona, permette una memorizzazione stabile e il riconoscimento, ovvero permette la conoscenza. 

Questo procedimento potrà essere poi declinato nell’apprendimento, attraverso l’associazione, di varianti e varietà: inizialmente l’uccello sarà “il merlo”, ma poi anche il fenicottero, la gallina, il colibrì…

Questo processo è dunque fondamentale e universale… e ci si può giocare!

Con gli stereotipi, ad esempio, si possono creare dei divertentissimi meccanismi narrativi che giocano, stravolgono e rompono la prevedibilità della stereotipia!

La stereotipia implica, infatti, la previsione dell’andamento di una storia sulla base delle conoscenze che il lettore ha acquisito fino a quel momento… ma se non fosse così?! Oggi vi propongo due libri giocosi che strutturano la sorpresa finale, proprio basandosi sullo stravolgimento degli stereotipi.

Scappa di Guilherme Karsten è un libro che, come dichiara da subito la copertina, mette il lettore sul chi vive: scappa! Difficile pensare a qualcosa di diverso da una vicenda dai toni quantomeno orrorifici!

L’interno della storia, poi, non fa che confermare ciò che il titolo aveva preannunciato.

La voce narrante fuoricampo infatti – che non riusciamo a ricondurre ad una figura precisa di parlante – imperiosamente suggerisce: «Scappa» e poi  «Corri più veloce che puoi» e poi ancora «Evita di fare rumore»…

La voce si abbina, nella pagina sinistra, a delle illustrazioni di una serie di animali, impegnati in fughe precipitose il che amplifica il senso di paura. All’inizio gli animali sono notoriamente prede o erbivori e quindi la prima idea che il lettore si fa dell’autore della voce è che sia un predatore nel mezzo della sua caccia. Con l’avanzare della storia, tuttavia, sono anche predatori a scappare: c’è un coccodrillo impaurito, un leone terrorizzato… il lettore è chiamato dunque a ripensare alle sua ipotesi: chi sarà mai colui che rincorre? Il crescendo di aspettative e brivido è al culmine.

Il colpo di scena finale ricorda in parte meccanismi narrativi che abbiamo già conosciuto – penso ad esempio al celeberrimo Gruffalò – infatti inaspettatamente appare, nell’atto di “caccia”, niente meno che un piccolo trascurabilissimo topo a cui segue una pagina finale che si apre, svelando agli occhi del lettore il vero scheletro della storia.

Cosa ha scatenato questa caccia ricca di brividi?

È necessario che vi sveli l’arcano? Stiamo giocando a…

Altra storia, stesso gioco basa il meccanismo di divertimento nel libro di Cristina Petit e Sara Carpani: Tutti nella mia tana (tra l’altro il titolo è un’anticipazione sottile e geniale del finale!).

Se ne primo caso lo stereotipo stravolto era quello del predatore/preda in questo caso la storia gioca con i preconcetti che i lettori hanno nei confronti della figura fiabesca del lupo. Nelle fiabe – lo sappiamo bene – è il lupo a rincorrere i tre porcellini, è il lupo a mangiare cappuccetto Rosso, è il lupo che vuole papparsi i sette capretti, è il lupo che rincorre Pierino nel bosco…

Quindi cosa vorrà mai fare un lupo che, uscito di casa, inizia a cercare uno ad uno questi personaggi? Non potrà fare nient’altro che cercarli per mangiarseli, non credete?

«Oggi ce la farò a prenderli tutti! Ah! Ah! Cappuccetto rosso non mi sfuggirai!»

Nonostante il lettore intraveda tutti i personaggi nascosti e apparentemente terrorizzati – non sto neanche a dirvelo – il lupo non ne vede nemmeno uno… Le illustrazioni di Sara Carpani sottolineano con enfasi le emozioni dei personaggi, coinvolgendo emotivamente i piccoli lettori in un turbine di tensione!

Ma questa “caccia” indiavolata mira davvero ad un pranzetto luculliano?

Eh no… stanno tutti giocando a…

Entrambe le letture sono perfette per ridere insieme dai 3 anni, perché, nonostante le inferenze, il gioco del nascondino è noto ai bambini che ne riconosceranno le dinamiche. È un successo assicurato anche per le letture animate e ad alta voce per il ritmo è l’impostazione parlata delle storie. Possono diventare anche ottime proposte per le prime letture, ma attenti alla font del libro di Pulce che non è nettissimo.

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