Quando si pensa alla scienza, spesso, si pensa al luogo delle risposte: alla scienza ci rivolgiamo quando siamo turbati, come in questo, periodo da epidemie o malattie, alla scienza pensiamo se dobbiamo monitorare i cambiamenti climatici, guardiamo alla scienza se dobbiamo spiegare un fenomeno o il funzionamento di qualcosa.

Eppure la scienza è inizialmente e principalmente l’esercizio indomito della domanda. 

Ce lo ricorda Antje Damm con Cosa diventeremo? un libro fotografico e illustrato che raccoglie solo (?) una serie domande intorno al mondo e alla natura: «In questo libro ho raccolto tante domande, su cui mi sembra valga la pena riflettere e discutere insieme».

«Come è nata la vita sulla terra? Abbiamo davvero bisogno della natura? Da dove prende la forza di crescere l’erba? Il dente di leone può arrabbiarsi? La natura ha la stessa importanza per tutte le persone? I pomodori hanno paura di noi? Si può essere amici di una pianta in vaso? Perché piove? La tecnologia è più intelligente della natura? Perché modifichiamo la natura? Cosa ti ispira a fare la natura?»

Le domande sono dirette e chiare, capaci di interloquire con adulti, ma anche e soprattutto con i ragazzi. Le immagini e le illustrazioni quasi infantili dell’autrice, dialogano con le interrogazioni: a volte descrivono, a volte smentiscono, a volte evidenziano delle contraddizioni, a volte suggeriscono il pensiero dell’autrice, a volte paragonano situazioni diverse… in ogni caso però al lettore è lasciata completa libertà di risposta. In molti casi, poi non esiste neanche una risposta univoca, perché l’autrice si rivolge ai pensieri e al sentire particolare del tu-lettore.

In alcuni limitati casi appaiono dei brevi testi descrittivi che aiutano a comprendere le domande: «Le piante velenose sono cattive? La digitale fa parte della famiglia delle piantaggini. È velenosissima. Se tu ne mangiassi anche solo due foglie, moriresti. Tuttavia il suo veleno viene utilizzato anche nella cura delle malattie cardiache».

Quello che nasce nella lettura condivisa di questo testo è un dialogo, i lettori si lanciano in racconti personali e in una sfilza di nuove domande. L’esercizio critico ne esce rafforzato e il desiderio di osservazione ridestato. 

La qualità delle immagini fotografiche e la scelta oculata dei soggetti, rende il libro bello da sfogliare, non convenzionale e ricco.

Ha senso fare un libro divulgativo senza dare risposte? Senza insegnare niente? Assolutamente sì, anzi questa prassi insegna molto di più di tanti libri a tema scientifico, perché indica una metodologia di approccio alle cose: la domanda.

Cosa ne pensi? Cosa ti colpisce? Cosa vedi? Cosa osservi? Ti sei reso conto? Mi aiuti a capire? Dove posso trovare le risposte?

Si potrebbe pensare che questo andamento narrativo sia più filosofico che scientifico, e questo certamente ha in sé del vero, ma io non contrapporrei queste due anime: la ricerca del senso e quindi l’interrogazione personale ed esperienziale è una parte fondamentale, se non proprio la molla che spinge l’uomo ad indagare e a scoprire la natura e il funzionamento del mondo.

Se ci pensate anche la domanda «Che storie di raccontano i funghi?» potrebbe essere liquidata frettolosamente e in modo saccente e sarcastico con qualche risposta sugli gnomi e gli elfi del bosco, ma se ascoltiamo questa domanda con serietà, possiamo certamente scoprire qualcosa: chi ha fatto quei segni sulla cappella? Qualcuno ha calpestato l'erba intorno?

Il punto è sempre la posizione leale del soggetto che domanda, che ascolta le domande, che cerca le risposte.

Sarebbe bello che ogni ragazzo potesse iniziare a studiare la terra, la geografia, la biologia in questo modo: rendendosi protagonista e non solo recettore delle nozioni e della scienza.

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Cosa diventeremo? Antje Damm 144 pagine Anno 2019 Prezzo 19,50€ ISBN 9788832070163 Editore Orecchio acerbo
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