Voglio raccontarvi di Isotta, ma capisco di non poter fare a meno di un iniziale confronto con Pluk, dal momento che un legame forte unisce questi due personaggi: autrice e illustratore, formato del libro, editore... tutto ci ricorda il beniamino che ci ha scaldato il cuore ormai 4 anni fa!

Eppure Isotta è una storia che chiede di essere letta per quella che è: la storia di una bambina molto diversa da Pluk le cui avventure sono forse meno impregnate di magia e fracasso, ma ugualmente candide nello sguardo che l’autrice dona a questi protagonisti.

Bisogna dare a Isotta la possibilità di essere se stessa, perché è l’unico modo per accorgersi che, se in parte la narrazione perde quella magia e quel baccano gioioso dato dallo spazio del gioco che i bambini vivono insieme a Pluk, tra queste pagine abbiamo l’occasione di fare un passo in avanti, verso una maturità e una sfaccettatura del mondo più in sintonia con i “non più piccoli”.

Isotta è una bambina che vive con il suo papà, il cuoco Toni, in una situazione limitare, la loro è situazione precaria a causa dell’assenza di alcuni documenti che impediscono a Toni di avere una casa e lavorare stabilmente e questo gli causa attacchi di rabbia furenti che gli fanno perdere le staffe, lanciare padelle e piatti… facendogli irrimediabilmente perdere un lavoro dopo l’altro.

Questa situazione precaria è certamente trattata con delicatezza e ironia, ma ha, in fondo, un gusto amaro che ci proietta in una storia più matura dove anche il dolore la frustrazione e l’ingiustizia hanno spazio.

Toni è un grande cuoco eppure l’incapacità di contenere la propria rabbia avvia una serie di avventure e disavventure che saprà concludersi solo con la risoluzione anche di questa ingiustizia.

L’incipit del di questo romanzo illustrato a capitoli è travolgente e privo di quelle cautele che forse oggi cercano di far sentire a proprio agio i lettori:la storia di Isotta incomincia con la morte di un piccolo Tordo, un proprietario di un hotel maleducato e scortese e un padre licenziato in tronco. 

Da quel momento padre e figlia, nel loro furgoncino, incominceranno una fuga-avventura alla ricerca di un’altra vita, di un luogo dove abitare e di un altro lavoro.

L’elemento magico - dicevo - viene certamente attenuato, ma rimane però quella relazione paritaria e armonica con gli animali - gli uccelli soprattutto - che correda questa storia di un elemento incredibile che svolazza lievemente tra le pagine. 

Tra gatti e cani, tordi, corvi, passeri, rondini… fino arrivare ai topolini il piccolo nucleo di personaggi si arricchisce di una compagnia che è supporto e parte attiva nello svolgimento della trama.

Quella che incomincia via dall’hotel Tordo d’oro è dunque una storia vagabonda, vissuta all’interno di un furgoncino malconcio ma molto accogliente: Toni e la piccola Isotta partono alla ricerca di un luogo dove stare. Inizialmente l’idea è quella di organizzarsi spensieratamente intorno ad un laghetto immersi nella natura, lontano da ogni preoccupazione: in fondo basta una zuppa di ortiche, degli amici pennuti che ti fanno compagnia e un piccolo prato dove far pascolare i topolini. La pace però è un’illusione, perché Toni si accorgerà di dover cercare un nuovo lavoro per mantenersi e nello stesso tempo la polizia li bracca perché vagabondi.

«“Per questo scappiamo. Per questo dobbiamo nasconderci sempre. Senza carte non si può vivere, dice mio padre”»

Tra vita nei parcheggi, fughe tra i rovi, disavventure meccaniche, gatti gestori di lavanderie, manicomi, avventure in mare, trattorie accoglienti, accampamenti nelle fioriere… l’amaro dei continui rifiuti e delle disavventure di Isotta e Toni, innocenti eppure quasi perseguitati, si stempera nelle trovate uniche dell’autrice, che ci racconta di uccelli che rubano nella notte carte di ogni tipo per cercare di risolvere il problema di Toni:

«“Meraviglioso” disse. “Vi sono molto riconoscente, cari amici.” Isotta capì che suo padre non voleva deludere gli uccelli. Non doveva assolutamente dire che quelle carte non gli sarebbero servite a niente»

I fili narrativi secondari arricchiscono un universo narrativo composito come la coppia di giovani che si sposa grazie ad una lettera d’amore rubata e poi consegnata alla persona sbagliata, il cane poliziotto che però adora le carezze e svierà le indagini per non arrivare ai fuggitivi… per non parlare delle classiche zie nubili che odiano i topi e amano svolazzanti vestiti rosa, e dell’hotel Dodo dove tutti sono addormentati durante il giorno perché di notte vanno alla discoteca lì vicino… e poi ancora l’ammiraglio della nave che adora i “risi e bisi” e che si innamora della cucina di Toni e gli «inversospecchi» che aiutano Isotta e suo papà a tenersi in contatto anche quando sono separati dal mare e poi i topolini alla ricerca della libertà, il gentile antiquario e la clinica-manicomio  SerenaMente…

Insomma la penna di Annie Schmidt non delude: l’avventura è scritta magistralmente, ricca di colpi di scena avvincenti e ben orchestrati in tutte le sue parti, il lieto fine è assicurato, dopo un travaglio di luci e ombre che si rivolge ai bambini con onestà.

Una bella proposta per la lettura condivisa dai 6 anni.

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Isotta Annie M.G. Schmidt - Fiep Westendorp - Valentina Freschi (traduttrice) 160 pagine Anno 2022 Prezzo 19,00€ ISBN 9788885810457 Editore Lupo Guido
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