La tregua di Natale di Toni Galmés racconta un episodio tanto unico e miracoloso quanto semplicemente umano che accadde durante il primo Natale della Prima guerra mondiale tra le trincee del versante tedesco e quello inglese.
Un racconto che in un periodo come questo è più attuale che mai, proprio perché parla di pace e dell’insensatezza della guerra.
L’episodio, o meglio gli episodi a cui si fa riferimento sono, in realtà, la documentazione storica struggente che racconta come, durante la notte di Natale del 1914, agli albori di una guerra che sarà devastante, soprattutto per il costo di vite umane, per l’intera Europa, diversi schieramenti, in diversi luoghi di combattimento, abbiano condiviso momenti di tregua, di scambio di auguri, addirittura momenti di gioco. Queste tregue dall’orrore furono ben presto fatte “rientrare” e negli anni successivi il Natale non corrispose a nessuna fraternizzazione: l’orrore e la morte ricoprirono ben presto tutto.
Tuttavia sono molti gli episodi documentati di incontri tra inglesi, tedeschi e francesi non sono stati dimenticati.
L’albo illustrato dà voce a un giovane soldato inglese di nome Tommy, che racconta questo episodio in una missiva inviata alla mamma in Inghilterra.
La storia, narrata in forma epistolare, racconta l’episodio in prima persona:
«Belgio, 25 dicembre 1914. Cara mamma grazie mille per la sciarpa che mi hai spedito nell’ultimo pacco […]. Non ti preoccupare, mamma, va tutto bene. Anche se preferirei passare questi giorni a casa, con tutta la famiglia. Ti voglio raccontare un fatto straordinario che ci è appena capitato»
Nelle rispettive trincee i soldati sentono intonare i canti di Natale: la melodia è la stessa per tutti, anche se le parole sono diverse: Stille Nacht, Heilige Nacht - Astro del ciel, Pargol divin…
La mattina di Natale in un’atmosfera surreale un soldato tedesco avanza nello spazio mortifero tra le trincee a mani alzate, Tommy fa lo stesso.
«Quante volte lo avevo guardato nel mirino, pronto a sparargli col mio fucile! E ora che me lo trovavo davanti, disarmato, sfinito quanto me da questa guerra miserabile, mi ha teso la mano, e mi ha detto: “Ich bin Günter” “E io sono Tommy”»
Il cedere di un solo unico uomo, apre una diga: i soldati si fanno avanti, si scambiano cibo, sigarette, si mostrano le rispettive foto, bevono del tè bollente e poi si improvvisa una partita di calcio che abbatte per qualche ora la contrapposizione tra i due schieramenti!
«Alla fine, ci hanno battuti due a uno… Ma non fa niente, è solo un gioco no?»
Tuttavia, dopo una parentesi di umanità e condivisione, l’arrivo degli aerei e la ripresa dei bombardamenti richiama tutti a quella che è la realtà: è pericoloso incontrare la persona contro cui stai combattendo, è drammatico conoscere il nome e il volto di qualcuno di cui conosci la famiglia, le passioni, le preoccupazioni… diventa difficile da uccidere.
«Per salutarci, ho stretto la mano a Günter e gli ho detto piano piano che mi sarebbe piaciuto conoscerlo in un posto diverso. Lui ha annuito, sorridendo. E mi ha risposto: “Buon Natale, Tommy”»
Chissà quale fu il destino di quei ragazzi che condivisero un momento di umanità e di verità, nel mare dell’orrore della guerra!
Le immagini sono semplici, dinamiche, minuziose nella riproduzione dei dettagli delle uniformi, ad esempio, e soprattutto non cedono né calcano la mano sul coinvolgimento emotivo.
Il Natale è un momento vissuto diversamente dalle persone, tuttavia ad accomunarci tutti è un senso di speranza che qualcosa di bello, di nuovo, di inaspettato possa capitare. Speriamo che anche questo Natale possa trasformarsi miracolosamente in un momento di tregua, una tregua definitiva, come quella invocata proprio alla fine di questo libro.
«P.S. Mamma, non so come finirà tutto questo. E ho paura, non solo per me, ma per tutti noi. Speriamo che arrivi la tregua. La tregua definitiva»