Ha senso raccontare una vita, scegliere una storia che percorra biograficamente tutto l’arco di una esistenza, dalla nascita alla morte? Sempre più raramente i racconti hanno quest’arco narrativo, la morte, in particolare, è un elemento che difficilmente appare negli albi illustrati, se con come tema autonomo. Sono dunque rimasta molto colpita da Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsbourgh di Rébecca Dautremer, un libro dal sapore antico.

La stessa dedica che l’autrice fa del volume ricorda le introduzioni degli autori ai loro libri così come accadeva spesso nell’Ottocento, dove la voce del narratore non si nascondeva, anzi autorevolmente parlava del proprio lavoro, indicando percorsi di lettura.

«A te che tieni questo libro tra le mani: grazie per il tempo che gli dedicherai. […] Se sei un adulto […] Certo che questo libro è anche per grandi! Se sei piccolo, alcuni passaggi ti sembreranno un po’ difficili da capire. Non preoccuparti…».

Quella che seguiamo è dunque la vita dI Jacominus un coniglietto tanto ordinario, quanto straordinario nato in una giornata d’autunno di un tempo passato: ci racconta la sua storia una voce onnisciente, dal piglio filosofico e questo ci dona uno spaccato degli avvenimenti e dei pensieri di questo tenero (è inevitabilmente questa la prima impressione nel vederlo!) peloso protagonista.

«Come a tutti, anche a Jacominus era destinato un posto nel mondo. Gli ci volle del tempo per capirlo. E ancora di più per trovarlo».

La vita di Jacominus appartiene ad un mondo ancora improntato alla dimensione comunitaria, dove la scuola, i ritrovi, le vacanze sono pullulanti di figure, non solo figuranti (!), di amici, parenti, conoscenti (la Dautremer ci fornisce addirittura una legenda nei risguardi, con i nomi di tutti i personaggi della storia). Tra nonne premurose e fissate con l’inglese, cadute rovinose, amicizia, prime cotte, la guerra e poi la famiglia, i figli, la vecchiaia…

La vita sembra seguire il ritmo delle immagini: ci sono momenti sociali più o meno caotici (la rappresentazione della vita familiare simile ad una caduta nella tana del Bianconiglio dai tratti surrealisti è assai veritiera!), momenti di riflessione su di sé e momenti di considerazione sulla propria vita.

Sembra di entrare in un affresco: le grandi pagine avvolgono i lettori e il brulicare delle tavole sfugge al controllo totale dell’occhio tanto che si ha l’impressione di perdere sempre qualcosa o, positivamente, si ha il desiderio di tornare e ritornare su ogni illustrazione, osservandone particolari nuovi e periferici.

La ricchezza dell’universo illustrativo è sovrabbondante e le tavole bianche con il solo Jacominus che scandiscono la sua crescita e che intervallano le grandi volute panoramiche danno quasi un sospiro di sollievo. Inaspettate, poetiche e magnifiche anche le tre pause che affondano il pensiero sull’imparare, l’incontrare e l’attendere: tre gallerie di ritratti, incorniciati, incomprensibilmente commoventi.

Le citazioni artistiche sono innumerevoli, dalle tavole brulicanti che ricordano i celebri dipinti di Bruegel alla luce sulla spiaggia che rievoca Jack Vettriano passando per mille altri artisti.

Sono impressionanti le scelte prospettiche e i punti di vista, quasi mai diritti, ma sempre sbiechi e con una progressione di elementi, dal vicinissimo al lontanissimo, che sfondano prospetticamente la tavola, dando al lettore un punto di vista molto personale, proprio per il suo disequilibrio. Non sempre al centro della scena c’è il focus narrativo, non sempre il personaggio più vicino e più grosso è quello di cui si sta parlando: l’autrice pretende che il lettore entri nella scena, si guardi intorno, cerchi di orientarsi.

La storia va fino alla fine e attraversa tristezza, esaltazione, gioia, paura, morte (di altri), amore, passione… quella di Jacominus è la storia di un sognatore che nel fare quello che la vita gli richiese seppe sempre viaggiare, o meglio pensare, e guardare alla sua vita godendone: «Non sono stato un eroe, e la mia vita è stata semplice. È stata una vita normale, sana e piena. Una bella vita normale, niente da ridire. Ti ho amata, vita mia. Mi hai dato un piccolo capitombolo, una zampa stramba e del filo da torcere, ma ti ho amata. E lo sai, vecchia mia? Valevi davvero la pena di essere vissuta!».

Credo che questo libro, come chiaramente introduce l’autrice, sarà apprezzato dagli adulti, ma amato anche dai più piccoli (in lettura condivisa, dai 6 anni), perché è un libro vero, una storia che non ha paura di raccontare della vita e di quello che è, dall’inizio alla fine: la vita è una storia piena di difetti ed imprevisti che vale la pena di essere raccontata.

Tutto qui, una vita.

Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough
Rébecca Dautremer - Francesca Mazzurana (traduttrice)

60 pagine
Anno: 2018

Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788817103596

Rizzoli editore

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