«La ragazzina? Era una bomba a orologeria. […] Non voleva sapere, per esempio, come una cosa fosse fatta, ma perché la si facesse. Cosa che può essere imbarazzante. Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare: si rischia di condannarsi all’infelicità permanente.» Fahrenheit 451, Ray Bradbury.

A me piace leggere, è sempre piaciuto. Leggere è ed è sempre stato per me accedere ad un mondo, entrare attraverso un armadio in un’altra dimensione. Mia madre legge tantissimo, mio padre leggeva a me e ai miei fratelli tutte le sere. Io amo leggere e amo leggere a mio figlio. Ci catapultiamo insieme in un prato e poi facciamo colazione con un orso, poi andiamo a pranzo con Bubo o ascoltiamo musica yiddish. Mio figlio ha una proprietà di linguaggio che a volte stupisce anche me ed è capace di concentrarsi, sebbene sia un bambino fisico e con un gran bisogno di movimento. È merito della lettura? Sì e no. Perché io non credo che basti leggere, bisogna amare la lettura e lui ama leggere, o meglio ama ascoltare la sua mamma e il suo papà leggergli delle storie.

Per me la lettura rappresenta una introduzione alla realtà, io leggendo capisco di più il mondo, mi esalto, mi diverto e quando è nato mio figlio per me è stato naturale iniziare subito a leggergli: quando era piccinissimo io gli leggevo i miei libri di lettura e lui un po’ piangeva, poi mi ascoltava e poi dormiva. Quando è cresciuto ho voluto accompagnarlo in questo mondo da protagonista e gli albi illustrati sono diventati nostri compagni di avventure. Noi cerchiamo la bellezza e le grandi avventure perché ci piace viaggiare in grande, ma tra i nostri albi ci sono anche Peppa, diversi libri di Saetta MacQueen e alcuni libri noiosissimi. Perché mai? Perché mio figlio ha gusti che possono essere diversi dai miei e io imparo ad accettarlo e soprattutto perché in un orizzonte vasto, credo che tutto cooperi al bello e al bene. Io non stigmatizzo “certi tipi” di albi, certo mi annoiano e mi stufano e mi capita di dire che sono banali, ma danno il loro contributo se la proposta è varia (anche solo per confronto). Perché dunque leggere ai bambini? Innanzitutto io dico: provate a leggere voi, cari genitori! Leggete, partite dai vostri interessi, provate e scoprirete un mondo. Partite da ciò che vi appassiona perché così sarete esigenti. Rischiate di essere toccati dal bello, perché la vostra giornata si illuminerà. Allora e solo allora andate in una bella libreria, pensate ai vostri figli e portatevi a casa un mondo da regalare loro, una avventura che volete incominciare con loro. La vita è grande e piena di possibilità: leggendo, i vostri bambini ne saranno consapevoli. Ma se non amate leggere preoccupatevi di trasmettere loro le vostre passioni, se saranno uomini appassionati, diventeranno adulti capaci di commuoversi e cercheranno il bello e allora, magari, diventeranno grandi lettori o grandi artisti o bravissimi idraulici e certo saranno felici. La mia nonna Maria non mi leggeva mai niente, aveva fatto le elementari e in casa sua non ricordo alcun libro, però mi raccontava storie, mi raccontava di sé, ascoltavamo le opere alla radio e cucinavamo e io la amavo. Io credo che per imparare a chiedersi il perché sia necessario essere persone vive non necessariamente essere grandi lettori. Chi ama quello che fa, chi ama quello che c’è non si accontenterà mai di come una cosa è fatta, ne cercherà sempre il perché. Per cui ecco io credo che il punto sia amare la lettura e non leggere. E in ogni caso credo che anche tra i non lettori ci siano persone vive che possano insegnare tante cose a molti lettori forti (riprendendo la citazione iniziale, come non pensare al protagonista Montag?).

Questo post partecipa al blogstorming di Genitoricrescono.

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Posted By Maria
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