L’occhio che Bruno Munari aveva sui bambini, la sua idea di educazione e i libri in cui ha trasformato il suo pensiero sono stati rivoluzionari e sono tuttora molto moderni. Se i libretti d’oggi hanno il pelo, le squame, i buchi… lo devono anche a Bruno Munari.

Evidentemente Munari vedeva nelle cose spunti, impieghi, risorse inaspettate che ai più, me compresa, sfuggono. Caso esemplare di questo acume è la trilogia dei cappuccetti: verde, bianco, giallo. A partire dalla classica e rinomata fiaba, già raccolta da Perrault, Munari come lo scrittore Queneau, a lui contemporaneo, si cimenta in variazioni sul tema. La gamma di varietà di tecniche artistiche e spunti narrativi è davvero significativa: collage con inserzioni di materiale giornalistico, fotografie, disegni a matita, stampinatura… Per non parlare dell’esercizio di stile vero e proprio con soluzioni lessicali e testuali assolutamente inaspettati eppure così efficaci: «un bel cestino fatto di rami verdi intrecciati, con dentro una bottiglia di menta, del prezzemolo, dell’insalata, un pacchettino di carta verde a disegni verdi con dentro del tè di menta».

Ma andiamo con ordine. Cappuccetto verde è il primo giunto a casa nostra e si è fatto subito amare. La storia è semplicemente descrittiva, ma con uno svolgimento che funziona, le illustrazioni sono comprensibili, curate e dettagliate. Paurosissima la tavola del lupo, ma è quello che ci si aspetta, opprimente e umido il verde del bosco, ma è il suo bello, deliziosa la casa della nonna con i campanelli differenziati. Cappuccetto verde, invece che dal cacciatore/falegname, è salvata da verdi amiche ranocchie: il che preserva da scene di antropofagia e valorizza il coraggio dei più piccoli. Saverio ha mostrato un quieto interesse mentre io non vedevo l’ora di conoscere le altre versioni, immaginando variazioni minime e coerenti, invece Munari ha saputo spiazzarmi. In Cappuccetto bianco infatti non c’è altro che la pagina bianca, con l’unica eccezione di quella in cui si intravedono gli occhietti azzurri di Cappuccetto. L’idea è inaspettata quanto pertinente e affascinante, ma per goderne bisogna avere una immaginazione che io non possiedo: a tratti vedo solo il re nudo. Inoltre il testo raggiunge punte connotative davvero poco comprensibili da Saverio, che lo ha molto snobbato.

Arriviamo a Cappuccetto Giallo. Anche in questo caso l’idea è declinata in modo originale e inaspettato. La bimba si districa in questo caso in una giungla metropolitana, tra palazzoni e traffico e il lupo, adescatore contemporaneo, occhieggia sorridente e terrificante da un’automobile. In questo caso si replica la sostituzione cacciatore/amici e i canarini gialli mettono in fuga il cattivo. In generale però l’episodio sembra meno curato, anche i testi non sono perfettamente coerenti e tutto si sfilaccia un po’: «E Cappuccetto [giallo] torna a casa con un pacchetto a righe blu». Saverio è stato colpito, ma non persuaso. Punto.

Io credo che il godimento della variazione sia molto più affine agli adulti che possono cogliere il lavoro che sta dietro la scelta di una tecnica o di una parola. Saverio non credo che colga completamente la vicinanza delle 4 storie, per lui sono solo 4 storie diverse e le sue preferite rimangono quella originale rossa e quella verde. Per gli adulti un’ottima proposta per andare oltre i soliti schematismi e le cose già sapute.

Cappuccetto verde

Bruno Munari
32 pagine
Anno: 2007

Prezzo: 10,00 €
ISBN: 9788875701031

Corraini editore 
Anobii

Cappuccetto giallo

Bruno Munari
16 pagine
Anno: 2007

Prezzo: 9,00 €
ISBN: 9788875701048

Corraini editore
Anobii

Cappuccetto bianco

Bruno Munari
24 pagine
Anno: 2013

Prezzo: 9,00 €
ISBN: 9788886250924

Corraini editore
Anobii

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