Come nasce una guerra? Questa domanda può sembrare non riguardare l’esperienza dei nostri ragazzi che, pur essendo bombardati da notizie che costantemente danno conto di guerre in tutto il mondo, tuttavia sono abituati a pensarle lontane ed estranee.
Giuseppe Ferrario scrittore e fumettista dal piglio umoristico e dal tono spiritoso affronta niente meno che questa domanda, attraverso Al di là del fiume, un fumetto “bifronte” che si può leggere in un verso e nell’altro. Ciascuna delle due narrazioni racconta la stessa storia, ma dal punto di vista di due bambini diversi, Odon e Olmo, che appaiono come i due litiganti di una banalissima contesa di gioco.
Catapultati in mondo che ricorda tanto quello di Hiccup il dritto (il cinematografico protagonista di Dragon Trainer), le grandi pagine brulicano di didascalie e fumetti che accompagnano tante scene esilaranti e di azione.
La situazione è chiara dopo poche battute: Odor torna nella sua yurta arrabbiato per qualcosa che non è andato a finire bene nel gioco pomeridiano con gli amici
«“Ho litigato con Olmo e il suo stupido Orso… oggi si è messo a dormire sulla linea di porta! A volte butta giù i pali… altre ruba la merenda! Senza calcolare le volte in cui fa la cacca in campo. […] Gli ho dato una piccola spinta e quello è corso a casa a piangere!”»
Della serie “non gli ho fatto niente!”.
Ugualmente, dall’altra parte, Olmo varca la soglia di casa abbacchiato per come è andato il pomeriggio:
«“Verso la fine della partita, eravamo pari UUUUUAAAAHHH Odon era nell’altra squadra e stava per fare punto UUUUUAAAHH ma prima di tirare si è accorto che Olfatto dormiva davanti alla porta… […] Mi ha urlato che non vuole più che lo porti quando giochiamo! Poi mi ha spinto e sono caduto WUUUUAAAHH”»
È chiaro a tutti coloro che abbiano conosciuto dei bambini che la questione riguarda banalmente i punti della partita di palla pantano. Gli stessi bambini minimizzano la situazione consci, come ogni bambino, che ogni litigata rientrerà alla prossima partita, ma se i padri si mettono di mezzo e la questione diventa una “questione di principio” è finita.
Ferrario, che ha una capacità unica di far ridere con trovate, battute e piccoli siparietti, che già abbiamo ampiamente imparato a conoscere nelle storie di Thoni e i suoi cugini, è bravissimo a palesare la dicotomia tra l’arrabbiatura pomposa dei genitori e quella dei bambini che svapora in poche pagine.
Quello a cui assistiamo è, in breve, un crescendo per cui da una incomprensione tra ragazzi si arriva alla decisione di allontanare la popolazione che abita nelle yurte fuori dalla città e poi infine di scontrarsi apertamente.
La trama risulterebbe molto pesante e drammatica se non fosse per senso dell’umorismo dell’autore che riesce a sdrammatizzare ogni situazione, mostrando da una parte la completa ottusità degli adulti che più discutono più rendono gigantesca la questione e descrivendo, dall’altra, la vita dei bambini che continua tranquillamente superando la crisi ben prima di quanto facciano gli adulti.
Accanto infatti a questo grande filone narrativo le vignette si spezzano in una miriade di piccoli episodi divertentissimi e spassosi: avventure, equivoci, risate, fughe, rapimenti, svelamenti, innamoramenti, balli propiziatori scambiati per devastazioni, vecchiette che si rivelano messianiche leggende e poi cannibali, circensi, tigri…
Ferrario basa il suo umorismo sui dialoghi, ma anche grazie ad una costruzione ben pensata delle immagini che scatena il riso nello scarto tra testi e immagini.
Tornano, come una firma, i personaggi animali antropomorfi che si muovono in contesti eccentrici ma coerenti tra l’india, il Medioevo e il Nord Europa.
Il libro si legge d’un fiato (tra una risata e un’altra) e la doppia lettura si intreccia perfettamente, regalando emozioni simili a conferma che, pur nelle contrapposizioni, si è più simili di quanto si immagini.
Il finale al centro della storia risulta intelligentemente sospeso: i ragazzi, stufi di una situazione fuori controllo, si estraniano completamente dalle vicende degli adulti , ritrovandosi insieme fuori dalla storia e dallo scontro.
«“come si sta bene sdraiati al sole, vero?” “Già!” “Devo fare la pipì” “Pensi che starey bien col pelo rosa come i tuos cavelli?” “Divinamente!”»
Un fumetto corposo divertentissimo e per nulla scontato che ci lascia con una domanda: i due punti di vista del libro sono davvero contrapposti?