Giulia Pastorino fresca di premio Andersen firma un altro albo in uscita in questi giorni in coppia con l’autrice Federica Ortolan dal titolo Spazio libero.

L’albo, bicromatico e dalla grafica essenziale, si pone, nel suo incipit, come un testo dove la stessa pagina, nella sua fisicità, appare come protagonista, come accade nel noto libro Di qui non si passa della coppia Minhos Martins-Carvalho.

In quella storia, infatti, la doppia pagina in quanto tale rappresenta non solo lo spazio narrativo entro cui si muovono i personaggi, un luogo fittizio di cui l’illustrazione riproduce una parte, ma un confine reale che ha la sua pregnanza nei confini che il taglio della carta impone. Vediamo cosa ci racconta Spazio libero:

«Questo è uno spazio libero. Libero da cosa? Libero da tutte le cose. Uno spazio libero molto rilassante. Cosa si fa uno spazio libero? Puoi pensare a tutto quello che vuoi. Ti metti davanti e pensi. È libero»

Recita così il testo, che appare disposto variamente, su una doppia pagina completamente priva di illustrazioni. I doppi i colori (viola e rosso) suggeriscono che a pronunciare le parole siano due voci distinte, pensate fuori dalla pagina, che però ad un certo punto saltano al suo interno, con un movimento simile a quello che trascina il lettore dentro la storia.

Realtà e fiction, si toccano in un gioco affine alla sensibilità dei bambini che, soprattutto nell’infanzia, non sentono fortemente i confini con l’immaginato.

La pagina bianca così come i cartelloni pubblicitari che appaiono nella città, si trasforma, dunque, in un invito ad essere riempito.

Che cosa si può mettere in uno spazio bianco? In uno spazio libero?

È il dilemma che si pone un bimbetto (viola) che appare sulla pagina, prima di trascinare anche l’altra voce dentro la storia:

«Se mi metto in mezzo, intorno a me è tutto libero. Vieni a vedere!»

Appare una bambina, rossa:

«“Eccomi [...] Beh non mi pare proprio vuoto. E nemmeno tutto per te. Ci sono anch’io! Ora che si fa?” “Prova a pensare a qualcosa. A qualsiasi cosa”»

E qui sottilmente, ma in modo travolgente entra in gioco qualcosa di molto potente: il pensiero. Eh già! Perché quello che accade da questo momento ha tutta la forza perlocutiva del pensiero, ovvero il potere di far accadere le cose, solo pensandole: è questa una magia unica che scorre vigorosa nei bambini e che cambia il mondo sotto i loro occhi. Tutto ciò che i due protagonisti pensano si materializza infatti sulla pagina, pretendendo spazio e dialogando, spiritosamente, con quello che già c’è, con quello che l’altro ha pensato (i colori sono una legenda trasparente).

Un leone, un domatore, una giraffa, un «giocolierechelanciacerchipiùinaltodelmondo»… I contorni tracciati dalla Pastorino si muovono sinuosi, in un moto costante, brulicante e affollato, che l’imperfezione e la piattezza della rappresentazione rendono teatrali.

In breve tempo lo spazio non è più tanto libero, anzi… incominciano le proteste: «fammi spazio»!

La soluzione potrebbe essere quella di chiudere in caos in uno tendone… oppure...

Come un fulmine a ciel sereno, mentre i lettori sono intenti a ragionare con i protagonisti sulle soluzioni per ovviare alla mancanza di spazio, l’apertura successiva compie un balzo inaspettato che li catapulta in un piano narrativo sconosciuto:

«“Allora, Marco! Quanto fa 0+2?” “Scusa, maestra… Stavo pensando ad altro”»

Questo «stavo pensando», che non può non ricordare la poesia di Sandol Stoddard Warburg, suggerisce che forse ciò a cui abbiamo assistito non fosse altro che un viaggio nei pensieri di un bambino annoiato, su un banco di scuola, magari con una pagina di quaderno davanti agli occhi!

Potremmo, dunque, essere portati a liquidare l’accaduto come una fantasia stupidina, ma la Ortolan ribadisce, con una battuta finale, l’importanza di quello che è accaduto:

«“Marco, libera la mente! 0+2… se hai uno spazio libero e ci metti due cose, che succede?”»

Non vi svelo la battuta finale, ma posso assicurarvi che non è “2”.

Ho amato questo libro apparentemente semplice e invece costruito millimetricamente sia nella relazione con la pagina che nell’equilibrio testo-immagini dove anche i risguardi sono guida e chiosa precise (solo la copertina, forse, l’avrei lasciata “libera”!). La ripetizione, peculiarità della scrittura della Ortolan, del termine “libero” mira, nella sua insistenza, a moltiplicare i significati della singola parola, suggerendo anche grazie alla sintassi spazi inesplorati che il lettore piò decidere di percorrere.

Libero da, libero di, libero per, libero=vuoto?, libero=personale?, libero=bianco?…

Un libro che ribadisce il potere del pensiero, capace, nel bambino più che mai, di far accadere le cose, un libro che racconta qualcosa anche della libertà nel suo essere forza propulsiva dell’incremento della propria identità («stavo pensando») e che, nella scuola, (contesto esterno, significativamente scelto!) dovrebbe trovare spazio d’espressione primaria.

Regalatelo agli insegnanti!

Spazio libero Federica Ortolan - Giulia Pastorino 40 pagine Anno 2025 Prezzo 21,00€ ISBN 9791255511625 Editore Clichy
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