3 libri che dicono “mamma” – Scaffale Basso
Quelli che vi racconto oggi sono tre libri dedicati alla mamma che, in modi diversi, la descrivono. Il filo conduttore è l’affidamento della voce narrante al bambino. Questa scelta non significa automaticamente che i libri siano PER bambini, anzi, probabilmente in due casi su tre siamo di fronte ad albi rivolti esplicitamente agli adulti. Questo naturalmente non è un giudizio di valore, ma una riflessione sulla forma: gli albi con sempre maggior frequenza si rivolgono agli adulti e narrano ciò che l’adulto vorrebbe sentirsi dire. Per questa ragione, quando si avvicinano alcune delle feste più importanti che riguardano le relazioni, preferisco distinguere i libri che si rivolgono veramente ai bambini e quelli che invece si rivolgono solo all’adulto.
Mamma abbracciami è un libro di Soledad Bravi che, con il piglio ironico che caratterizza le sue narrazioni, compila un catalogo di situazioni quotidiane tutte accomunate da un’unica imperiosa parola pronunciata con mille sfumature, ma tutte interlocutorie:
«“Mamma?! sono finiti i cereali”»
«“Mamma?! Dove sono le mie scarpe da ginnastica rosse?”»
«“Mamma? Ho freddo…
«“Mamma? Mi aiuti a fare una torre?”»
«“Mamma, non mi sento tanto bene”»
Questo mantra ripetuto dai figli in infinite situazioni è al centro di infinite riprese ironiche: si dice che se le madri avessero un euro per tutte le volte che sono state nominate… sarebbero sovrane di un impero miliardario.
Il libro mette al centro questo legame viscerale e questa insistita (e snervante?) richiesta che fa scomparire quasi tutto il contesto e, in effetti, l’albo mostra il bambino, il grande fumetto che accompagna la sua richiesta, ma lo sfondo intorno è perlopiù neutro e colorato da grandi campiture piatte.
Le situazioni risultano molto umoristiche (da il bambino che non trova il pigiama, a quello che troneggia sul suo vasino …) e il finale regala un ulteriore gioco-battuta, perché inaspettatamente appare una tavola con un bambino che chiama… il papà:
«“Papà?” “PA-PÀ” “Sì?”
Ma, girata la pagina:
«“Hai visto la mamma?”»
Il libro a mio avviso è un libro da regalare alle mamme e che le farà sorridere!
Rimaniamo ancorati alla voce del bambino, che questa volta si fa narrativa grazie a due albi che, in modi diversi ma secondo un canovaccio noto, cercano di descrivere la propria mamma.
Mamma pantera di Malika Doray, attrice francese dallo stile originale, abbandona le grandi linee nere che caratterizzano una parte importante della sua produzione artistica, affidandosi invece al colore puro, senza contorni, creando uno stile quasi naïf che trovo molto bello.
Queste pagine ricche di colori, che spiccano su grandi sfondi bianchi, sembrano catapultarci in qualcosa di sudamericano dove i fiori e i profumi sono intensi.
«Una pantera è la mia mamma quando si arrabbia. Diventa leopardo se siamo in ritardo. È un delfino al momento del bagno»
Queste metafore che incarnano la mamma in una serie di animali dai quali prende le fattezze. Il testo non aggiunge particolari alla dichiarazione metaforica, ma lascia che le immagini suggeriscano l’universo racchiuso dentro quella dichiarazione asciutta.
Il bambino, infatti, con gesti plateali (ma con lo sguardo malinconico che riequilibra il clima emotivo) si relaziona gioiosamente con la sua mamma.
La scelta degli animali – resi madri – è curiosa: appare un granchio, uno scimpanzé e addirittura una lupa associata in modo inaspettato al momento del sonno, scardinando uno dei più grandi cliché legati a questa figura:
«E la sera, quando mi coccola, mia mamma è calda e forte come una lupa»
Nell’abbraccio finale che potrebbe concludere l’albo avviene però un passaggio sorprendente, perché la tavola successiva ci mostra un fiero papà con una bimba in braccio, suggerendoci che quel potere metamorfico della madre non sia altro che la capacità di adattarsi alle situazioni che l’amore pretende.
«Proprio come quando sarò papà»
Questo è un libro che certamente si rivolge agli adulti, ma grazie alle illustrazioni riuscirà a coinvolgere anche i bambini nella lettura, grazie al gioco della trasformazione.
Di tono più intimistico e quindi più affine alla narrazione adulta è La mia mamma di Sandra Siemens e Rocío Araya.
«La mia mamma ha degli occhi che sono tanto belli, quando ride non fa rumore e ride con tutto il viso. Gli occhi allora le si chiudono per creare spazio. Ha sempre un motivo per ridere la mia mamma, è un peccato che non impari a non chiudere gli occhi»
La parole che si rincorrono in queste pagine, anche grazie allo stile illustrativo più onirico e gentile, portano il lettore in una intimità che è particolare, poiché i testi sembrano una raccolta di ricordi, di dettagli che un bambino descrive sull’unicità della sua mamma.
Una scrittura di questo tipo richiama l’animo adulto e pretende una universalizzazione, perché invita sommessamente il lettore a trovare altrettanti episodi o momenti che nella propria memoria possano sovrapporsi alla narrazione del libro, ponendo al centro la figura della propria madre o del proprio essere madre.
Anche le illustrazioni che mischiano collage, stampigliature floreali, segni neri, riquadri come di piccole fotografie e sfondi di colori astratti amplificano questa sensazione introspettiva.
A farci caso, poi, le immagini mostrano diverse madri come a suggerire che anche i testi potrebbero essere, non solo frutto di un unico autore, ma un collage di tanti ricordi di altrettanti bambini.
Gli episodi raccontati sono episodi che possono riguardare la quotidianità di tante madri: il raccogliersi capelli o tenerli sciolti, la collana di perline nere preferita a quelle preziose… ma ci sono anche dichiarazioni che lasciano aperta l’interpretazione.
«Sa fare una musica che non sono sicura suoni fuori dal mio corpo. E non so nemmeno se miei fratelli sentono quello che sento io o se la mia mamma fa una musica per ciascun figlio»
Nella miriade di libri scritti e prodotti per le madri credo che questo abbia un equilibrio intelligente tra testi e immagini e crei una intimità che permette una personalizzazione interessante.