Il racconto del mito è qualcosa che tocca profondamente l’animo dei bambini, poiché risponde in modo affascinante ad una delle domande più importanti e ricorrenti che si fanno sull’esistenza: dove ero prima di essere qui con te? 

Credo che questo intrecciarsi mitologico-esistenziale sia fondamentale nella conformazione della letteratura per l’infanzia, non è un caso infatti che in quella che è considerata la Golden Age della letteratura per l’infanzia e che ha visto nascere romanzi come Peter Pan, Alice attraverso lo specchio L’età d’oro i temi dell’origine e del ritorno alla creazione siano centrali.

Sulla mitologia nel suo dialogo con l’infanzia troviamo tracce nel proliferare di narrazioni mitologiche propriamente eziologiche che cercano di ricostruire l’origine di tante delle creature viventi che certamente colpiscono l’immaginario. E se le domande sull’origine del mondo riguardano l’uomo che dall’alba dei tempi, attraverso i testi sacri ha raccontato varie versioni di questa storia, nella declinazione che si accosta i bambini gli autori scelgono come protagonisti le creature più eccentriche e particolari che probabilmente più di altre colpiscono l’immaginario infantile, come la balena, il pappagallo la giraffa, il coccodrillo, il dromedario….

È sempre stato così ed esiste una lunga tradizione di testi eziologici rivolti ai bambini: basti pensare a Kipling che a sua figlia Effie dedicò Storie proprio così o a Moravia che scrisse Le storie della preistoria. Anche Ted Hughes, voce imprescindibile della storia letteraria americana, tra gli anni ’60 e ’90 scrisse per i suoi due figli tre raccolte di racconti incentrate proprio sui miti della creazione (Come è nata la balena e altre storie, Storie dell’inizio del mondo, La scacciasogni e altre storie della creazione) che oggi tornano sugli scaffali italiani in un volume unico dal titolo Com’è nata la balena e altre storie con la nuova traduzione di Riccardo Duranti.

Sono complessi, densi e perturbanti questi racconti rispetto a molti altri simili, Hughes lascia molte zone oscure e in ombra al cui centro mette un dio faber che costruisce, batte sull’incudine, plasma… un dio ingegnoso, figlio di un’eccentrica madre che, a sua volta, interviene magicamente e pragmaticamente. 

Un dio onnipotente e ingegnoso, capace di grand furie (veterotestamentarie?), ma che sembra perdere in parte sia la sua matrice eterna (se è figlio si deve prevedere qualcuno prima di lui!) sia il dono dell’onniscienza, poiché di alcune cose come ad esempio il Buco nero, che appare nella storia dedicata al passero, si dice che dio non ne sapesse niente.

«Era l’Usignuolo. Un uccellino con una stranissima voce. Dio lanciò un'occhiata all'esile creaturina bruna e si ricordò di tutti i problemi che aveva avuto con le sue corde vocali. Le corde vocali dell’Usignuolo erano incredibilmente complicate. Dio aveva dovuto combattere molto per sistemarle per bene. E poi, una notte, l'ispirazione gli era arrivata in sogno. Le corde vocali perfette! E aveva anche risolto uno dei suoi problemi più seri: come far entrare la voce dei sette mari in un organo non più grande di una Mosca comune»

Nelle storie che riguardano la formazione dell’uomo e della donna la ri-narrazione biblica - che rimane il sottotesto - si fa complessa. Hughes immagina che la donna faccia fatica a essere infusa di vita e solo grazie ad una magia lunare della madre di Dio, ad un neonato e a un custode perturbante e terribile come la tigre attraverso la maternità la donna prenda vita. 

In questo senso è importante ribadire che questi racconti non vanno interpretati in un orizzonte dogmatico, ma devono essere contestualizzati come narrazioni autoriali.

I racconti di Hughes colpiscono per originalità: la balena, ad esempio, nasce come pianta nell’orto di dio e diventa gigantesca fino a che, dopo aver fatto crollare la casa di dio, quest’ultimo è costretto a lanciarla nell’oceano dove ancora oggi soffia fuori l’acqua dallo sfiatatoio per ridursi di volume e poter tornare nell’orto, ma che poi, sfiancata dalla fatica, si addormenta ritornando gigantesca.

La densità dei riferimenti letterari, poetici e filosofici è quasi vichiosa, i miti eziologici si intrecciano alle tradizioni favolistiche, facendo propria una interna simbologia degli animali: la volpe è un furbissimo spirito imparentato con il cane che per un certo periodo abiterà persino l’animo della donna.

«La sua astuzia era effettivamente così volpina che ben presto nessuno l’avrebbe chiamato più Furbacchione. Lo chiamarono così come lo chiamiamo noi, semplicemente volpe»

Non c’è niente di amabile in questi animali: un gufo feroce riduce in schiavitù gli uccelli per potersene nutrire a piacimento; un orso polare vanitoso si ritira al Polo Nord in modo che nessuna sporcizia possa rovinare il suo mantello bianco; due demoni insopportabili vengono ridotti a cuculo, uccello parassita che non si cura della prole…

Alcuni dei racconti mantengono sul finale una clausola che ricorda perfettamente le favole antiche:

«Ogni mattina gli uccelli cantano e il Gufo vola nella sua buia tana. Se gli Uccelli lo vedono lo aggrediscono, ricordandone l’inganno. Lui osa uscire soltanto di notte e tira a campare nutrendosi di soli Topi, Ratti e Scarafaggi»

Le storie sono avvolgenti e perturbanti, su uno scheletro narrativo prevedibile come quello della favola Hughes riesce a innestare immagini potenti e indimenticabili; i riferimenti di cui è impregnata ogni pagina sono vastissimi e al lettore rimane un senso di selvatichezza e sensualità difficile da dimenticare.

«Durante la creazione del Rio delle Amazzoni, Dio aveva dato precise istruzioni ai suoi aiutanti, e gli Angeli, come sempre, avevano creato la parte interna, ovvero un gigantesco Spirito del Fiume. Dio ne era molto contento: lo considerava uno dei suoi capolavori. A seconda di come lo si guardava, sembrava una Donna india immensa che, nuda e ornata di ghirlande di fiori, se ne stava distesa sul paesaggio e si pettinava i capelli, rimirandosi in un lunghissimo specchio. A guardarlo da un’altra angolazione, invece, sembrava una Serpe colossale che srotolava sinuosamente le sue spire lungo la carta geografica e accostava la bocca dalle grandi labbra alla riva del mare, riversandovi cupe canzoni. Ogni squama del suo corpo era come una lente, e guardando attraverso una di esse si vedeva un pesce o un Granchio, oppure un insetto, un uccello o un rettile che faceva capolino, come se si fosse nascosto là dietro. Guardandolo da un’altra prospettiva, lo Spirito del Fiume sembrava un'orda di Gnomi straccioni che correvano a gettarsi in mare. Avevano un aspetto mostruoso e non ce n'erano due uguali. Immaginate un po': alcuni mandavano luce ed erano per metà Ranocchi e per metà Scimmie. Altri saltellavano su un'unica zampa dall'osso aguzzo. Altri avevano solo la testa e si spostavano rotolando; alcuni erano allegri, altri tristi. E così via. Facevano un baccano assordante. Al loro fianco sferragliavano carri carichi di tamburi, pifferi magici, canne da pesca, telai e pentole da cucina, tirati da Alligatori, Tapiri, Giaguari e Maiali Selvatici. E, infine, da un quarto e ultimo punto di vista, lo Spirito del Fiume sembrava semplicemente un vecchio che si trascinava a fatica. Un vecchio stanco e solo. Ma ovunque si posasse lo sguardo, lungo l'intero corso del fiume, ecco apparire il medesimo vecchietto affaticato. A seconda di come lo si guardava, insomma, lo Spirito sembrava sempre diverso»

La complessità sintattica aggiunge a questi testi una preziosità di altri tempi e quasi pretende una lettura diluita nel tempo, come la poesia.

Una raccolta affascinante e da scoprire dai 9-10 anni in su (alcune storie isolate potranno affascinare i più piccoli, ma nel complesso l'età di riferimento è più alta!).

«Fin da bambino ho vissuto in campagna: il mio unico interesse era occuparmi di pesci e uccelli. Poi sono passato ad altre cose e ho usato il mondo naturale in cui sono cresciuto come una metafora. Ma negli anni Settanta, a più di quarant’anni, ho percepito che mi mancava qualcosa, che mi mancava tutto. Così, sono tornato a scrivere poesie più semplici, per recuperare gli antichi anni della mia infanzia. In quel periodo, ho imparato a coltivare i campi. Volevo realizzare un libro sui fiumi con un amico fotografo, e poi uno sui fiori e gli insetti. Si tratta di testi marginali, magari, ma per me erano e sono necessari»

 

Com’è nata la balena e altre storie Ted Hughes - Fabio Visintin - Rccardo Duranti (traduzione) 335 pagine Anno 2025 Prezzo 17,00€ ISBN 9788804775744 Editore Mondadori
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