I libri di cui vi parlo oggi arrivano da lontano, culturalmente e geograficamente parlando, e la distanza che li separa dal nostro mondo ha la capacità di lasciare nell’animo un'inquietudine, quasi fastidiosa e che non ti abbandona. Parliamo della Persia, l’attuale Repubblica islamica dell’Iran.

Si occupano di avvicinare all’Occidente questa cultura così diversa due collane: i Semi di zucca di Sironi edizioni e Storie dell’altro mondo di Valentina edizioni. In campo per parlare del proprio Paese due celebrati illustratori iraniani, conosciuti e premiati in tutto il mondo, Ali Boozari e Ali Reza Goldouzian, un autrice iraniana (Sousan Taghdis) e un’autrice coreana (Jeong-Ah Seo).

Un tappeto davvero speciale, grazie proprio alle illustrazioni di Ali Boozari che riecheggiano le antiche miniature persiane (qui parla del suo lavoro e mostra i suoi riferimenti), intesse una storia che potrebbe essere una fiaba tradizionale e che con le fiabe tradizionali gioca a mescolarsi. La storia racconta dell’amicizia di Sahar e Ali, due bambini abituati a trascorrere il tempo ai piedi del telaio dove le loro mamme intessevano tappeti. Al suono discreto «ta-tap, tap, tap … mentre le mamme annodavano i fili dei tappeti, Sahar e Ali giocavano»: melograni e fiumi (entrambi significativi e simbolici per il mondo arabo), palazzi antichi e cavalieri fanno da sfondo reale e immaginifico ai loro giochi. I due bambini si vogliono bene, la loro complicità cresce con il tempo, giorno dopo giorno, tra i pentoloni della tintura dei fili di lana, le matasse stese ad asciugare e le grandi feste dei lavaggi di Nouruz. Non mancano le storie, perché i tappeti raccontano avventure: era il papà di Ali ad inventarle e a narrarle ai bambini, mentre le disegnava per affidarle alle tessitrici: «erano storie meravigliose! C’era quella del pastore saggio, quella del cacciatore coraggioso che cattura un leone, quella della principessa e del principe…». Era un’infanzia spensierata, piena di colore.

Ma arrivò il nono anno: quel giorno, uguale a tutti gli altri, i bambini erano normalmente felici e insieme, ma sarà l’ultima volta. «”Ali devi tornare a casa tua. Ormai avete nove anni, siete grandi, e non potete più giocare insieme come da bambini». Il mondo dei grandi spezza con nettezza un luogo che per i bambini non è cambiato: «Sahar e Ali scoprirono che un bambino e una bambina diventando adulti non potevano fare più nulla insieme. Quindi neanche loro».

Sahar porterà un velo sui capelli e imparerà a tessere, Ali imparerà a raccontare storie attraverso i disegni. Diventeranno bravissimi, finché un giorno proprio Ali porterà a Sahar un disegno da intessere in un tappeto. Ci vorranno due anni perché sia pronto.

«Finché, in un radioso giorno di sole, un nuovo tappeto lavato di fresco venne steso ad asciugare al vento. Sul tappeto erano raffigurati una ragazza e, di fronte a lei, un giovane sorridente». La storia di Sahar e Ali si confonde con quelle tradizionali narrate nei tappeti, l’illustratore amplifica questa impressione circondando le tavole in cornici floreali che ricordano proprio quelle dei tappeti. I disegni stessi dei personaggi, la fissità dei loro gesti, unita alle riproduzioni di figure tradizionali antiche, i cartigli con iscrizioni arabe, le linee curve e i movimenti impressi allo spazio grazie alle linee nere, l’ombreggiatura ottenuta con punti precisi e la palette dei colori scelta sul beige… Tutto contribuisce a catapultare il lettore in un mondo magico e lontano nel tempo e nello spazio. La narrazione di un amore genuino e contrastato è una trasposizione moderna di quella che avrebbe potuto essere una fiaba e come tutte le fiabe travalica la storia. Rimane l’amarezza di non comprendere a pieno la diversa cultura, ma è un disagio che fa bene e allena la comprensione. In appendice alcune pagine raccontano ai lettori il mondo persiano attuale.

Ne L’undicesimo passo invece non c’è nulla che, di primo acchito, ricordi il mondo arabo e la Persia. Siamo in uno zoo dove vive una leonessa che aspetta il suo cucciolo. Quando questo viene alla luce, impara ben presto che l’orizzonte del suo mondo è misurato, misurato esattamente dalla lunghezza di 10 passi: «Il cucciolo imparò presto che non poteva fare un passo in più oltre il decimo, perché avrebbe sbattuto il suo musetto contro le sbarre». Non c’è quasi dolore in questa presa di coscienza, il suo mondo è questo: 10 passi. Un giorno però - nella Storia succede sempre - un imprevisto: il guardiano dello zoo lascia la porticina aperta. Il leoncino dalla soglia esce e compie esattamente 10 passi, non uno di più non uno di meno, poi si sdraiò e si addormentò. Naturalmente nello zoo è il panico: «Alcuni cittadini reagirono dicendo: “Che disastro! Che pericolo!” Altri esclamarono: “Che bello! Finalmente il piccolo leone scoprirà che il mondo è molto più grande della sua piccola gabbia!”». Ora dopo ora le reazioni si ripetono uguali: c’è chi è terrorizzato e chi è felice per il leoncino, in ogni caso il cucciolo non viene trovato. «Ad un certo punto, il guardiano dello zoo si ricordò che doveva dare da mangiare ai leoni», sarà l’odore del cibo a svegliare il leoncino e a ricondurlo a ritroso per i suoi 10 passi fino alla sua gabbia.

«Sono passati diversi anni da questa avventura e il leoncino è ormai cresciuto e ha dei bellissimi cuccioli. Non ha ancora capito che, se avesse compiuto l’undicesimo passo, avrebbe potuto farne tanti altri per conoscere posti e cose meravigliose». C’è uno tra i suoi cuccioli però che prova sempre a mettere il musetto fuori dalla sbarre…

Questa storia mi ha lasciato un senso di tristezza allo stomaco, ma di quella tristezza vera che fa pensare. Perché se immediatamente non si può non pensare a quei Paesi dove la libertà degli individui è controllata e misurata, la scelta di fare l’undicesimo passo nella vita è una responsabilità di ciascuno. L’undicesimo passo rappresenta il desiderio di andare oltre, di scommettere su di sé, di non avere paura del mondo. Saverio con l’acutezza dei bambini mi ha detto: «Mamma, non ci è riuscito perché non c’era la sua mamma». Lo credo anch’io.

Il testo modernissimo e tagliente nella sua semplicità è scandito dalle illustrazioni che impongono un ritmo regolare attraverso le sbarre nere della gabbia che pagina dopo pagina con ineluttabilità dividono il lettore (e i leoni) dal mondo. La scelta di uno sfondo bianco nitido su cui le figure sagomate e colorate spiccano, dilata l’effetto minaccioso e disturbante delle sbarre nere. E quando si intravede il fuori sono i tronchi a riprendere il ritmo di un limite, pur lasciando il bianco. L’effetto generale è quello di un teatrino bidimensionale organizzato su diversi livelli, i colori pastosi tra i verdi, i viola, i marroni e gli arancioni: non si riesce a staccare l'occhio.

L’autrice mostra di saper parlare con assoluta modernità anche ad una cultura che non è la sua, trattando un tema universale ma con originalità, l’iconografia inconsueta dell’illustratore colpisce per la sua capacità narrativa.

Due libri diversi: il primo capace di far risuonare storie antiche il secondo attualissimo, tutti e due importanti occasioni di lettura con i bambini perché nati in un mondo diverso e percepibile come tale. Entrambi pieni di speranza (nel secondo caso forse un po’ amara): perché se sei insieme a qualcuno a cui vuoi bene non basta un divieto o una sbarra per impedirti di fare un passo, in avanti. Lo augurerei ad ogni bambino, tenendolo per mano.

Un tappeto davvero speciale
Jeong-Ah Seo - Ali Boozari - Francesca Desiderio (traduttrice)

40 pagine
Anno: 2013

Prezzo: 14,90 €
ISBN: 9788851802240

Sironi editore

L'undicesimo passo
Sousan Taghdis - Ali Reza Goldouzian 

28 pagine
Anno: 2016

Prezzo: 12,00 €
ISBN: 9788897870746

Valentina editore

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