Shel Silverstein (Sheldon Allan Silverstein) è stato un artista statunitense poliedrico, capace di muoversi disinvoltamente tra la poesia, la musica (scrisse dei testi per Johnny Cash), la sceneggiatura, il cinema, l’illustrazione per adulti (scrisse vignette anche per Playboy, la nota rivista per adulti) e non ultimo si consacrò agli occhi del mondo come autore e illustratore di albi illustrati per bambini.
Le sue storie spesso imbevute di non-sense, sono invece schiettamente aderenti al pensiero bambino, crude, a volte fastidiose così come le sanno immaginare i bambini, senza atteggiamenti ponderati o la preoccupazione di essere coerenti.
Una delle opere più amate di questo artista, in ambito anglofono, è la sua raccolta di poesie e filastrocche Una luce in soffitta (A light in the attic) che arriva sugli scaffali italiani «nella voce di Damiano Abeni» che si occupa da decenni di traduzione di poesia americana e che riesce a tradurre in modo ineccepibile questa raccolta eccentrica che Silverstein pubblicò più di quarant’anni fa.
«Fa’ un disegno un po’ matto,
scrivi una poesia scombinata,
canta una canzone biascicata,
usa il pettine come strumento musicale.
Balla una danza stramba in cucina di sera,
metti nel mondo una cosa leggera
che prima non c’era»
Una luce in soffitta raccoglie 133 poesie affiancate da illustrazioni che non solo accompagnano, ma a volte completano le rime e ancora occupano intere pagine senza testo e dove i bambini illustrati, variamente impegnati in diverse attività, sembrano riecheggiare quei bambini in costante movimento del quasi contemporaneo Maurice Sendak. In Silverstein, tuttavia, le scene si contaminano di eventi assurdi e impensabili spesso legati alla fisicità o alla carnalità del corpo: troviamo in queste rime testoline che si aprono con dei cardini e svelano il cervello all’interno, bambini che si tolgono la pelle fino a rimanere solo ossa nude perché hanno caldo, altri i cui sederi sono utilizzati come fogli per scrivere dalle api… c’è anche qualcuno che ad un certo punto ordina un brasato di faccia e c’è un uomo girevole e avvolgibile...
La corporeità è un luogo percorso da queste rime in termini di esplorazione e scoperta, come accade nell’infanzia curiosa.
L’orizzonte entro cui abitano le poesie è, infatti, la quotidianità del gioco, della scuola, delle piccole avventure di ogni giorno… tutto è reso, però, inedito dall’uso della parola che mostra tutta la sua capacità di essere spiazzante, negli accostamenti sintattici e nella creazione di situazioni assurde.
«La Signora McTwitter fa la baby-sitter,
ma è un po’ matta secondo me.
Siccome sit vuol dire sedersi
lei si siede sopra il bebè»
Non solo. Le poesie di Silverstein hanno la capacità di risuonare con ritmi serrati e musicali che pescano dalle filastrocche e dalle conte orali; spesso sono basate sulla forza del suono e creano trame sonore dove le associazioni tra parole perdono di significato a favore del puro gioco fonico. Ci sono ripetizioni ossessive, anafore, allitterazioni, strutture cumulative che poi rotolano negli ultimi versi, rivelando conclusioni sorprendenti.
«Quanto regge la vecchia porta?
Dipende da quanto la sbatti.
Quante fette in una pagnotta?
Dipende da come la affetti.
Quante cose belle in una giornata?
Dipende da come la sai passare.
Quanto amore trovi negli amici?
Dipende da quanto gliene sai dare»
«Otto palloncini che nessuno comprava sono fuggiti un pomeriggio.
Otto palloncini con la coda di filo liberi di volare nel cielo.
Uno è salito a toccare il Sole - POP!
Uno ha percorso l'Autostrada del Sole - POP!
Uno su un cactus ha fatto il pisolino - POP!
Uno ha giocato con un maldestro bambino - POP!
[…]
Otto palloncini che nessuno voleva
sono fuggiti via, sono volati
liberi in cielo tranquilli e beati
liberi di scoppiare dove gli piaceva»
In queste 176 pagine troverete poesie spiazzanti, inquietanti, strambe, divertentissime. Silverstein ci regala il suo modo di guardare il mondo dove la stranezza è resa normalità, dove si affrontano grandi e piccoli guai con lo stesso serissimo impegno e dove si viene a patti con l’inspiegabile e l’insondabile del mondo.
Sono il pensiero e l’ingegno a introdurre il lettore a soluzioni inaspettate che certo poteva pensare un artista o un bambino. Attraverso le sue poesie Silverstein invita effettivamente i suoi lettori a immaginare e a osare l’impossibile, perché dentro la poesia si può fare di tutto:
«Pennaceronte
Sii sincero,
di tutte le cose che hai visto,
cosa c’è di più ridicolo
che dimenticarti la penna
e scrivere un tema
con
il
corno
che ha
in fronte
un paziente
rinoceronte?»
Non è un caso che un canovaccio che torna più volte è quello della “scusa” che permette di esplicitare in forma di racconto poetico, elaborate bugie: troverete un’argomentata poesia da sfoderare quando arriverete in ritardo a scuola (Rapita!) o una giustificazione più che ragionevole all’accusa di essere stati particolarmente esuberanti (Ladro di pelle).
Le poesie dialogano apertamente e direttamente con le immagini, sepsso acquisendo il proprio significato solo in relazione alle illustrazioni.
«Non è che non mi piacciano i serpenti,
ma come ti comporti tu
se un pitone di sette metri e venti
ti dice…»
[il pitone illustrato si avvoltola fino a scrivere “I love you”]
Una raccolta poetica ricca e unica, spiazzante e “fisica” quanto piace ai bambini.
Non perdetevela.