Vi è mai capitato di scavare un buca in spiaggia? A me sì, eccome! E non parlo solo di quelle fatte con mio figlio, in questi giorni di mare. Ho dei ricordi molto chiari di quando le ore assolate di giugno non passavano mai e la zia che ci accompagnava al mare diceva a me e mia sorella: “scavate una buca fino in Cina, dall’altra parte del mondo”. Questo ricordo mi è tornato alla mente leggendo il libro Piccolo elefante va in Cina. Un libro che ho voluto fortemente, perché speravo raccontasse della Cina e lo potesse fare al mio bambino che presto (speriamo) incontrerà suo fratello o sua sorella, che arriverà proprio da lì. Pensavo ci avrebbe raccontato del futuro, invece mi ha ricordato molto anche il passato.

Orecchio acerbo porta in Italia il secondo capitolo delle avventure di Elefantino e la sua mamma e, se nel primo premiatissimo libretto Elefantino aveva affrontato la paura di incominciare a dormire da solo in camera, in questo volumetto estivo Elefantino va con la sua mamma al mare. Mamma Elefante si trova sulla spiaggia (indovinate!) a dover intrattenere il cucciolo, annoiato e in cerca di qualcosa da fare o da mangiare: «“E ora che cosa faccio?” “Costruisci un castello di sabbia” suggerì Mamma Elefante “Cosa, un altro?” “Raccogli conchiglie” propose Mamma Elefante. “Cosa, ancora?” “Vai a fare una passeggiata” consigliò Mamma Elefante. “Ma ho passeggiato per anni”. “Mio caro Piccolo Elefante, mi rimane solo un ultimo suggerimento. Ed è quello che io di solito facevo sulla spiaggia quando ero piccola. Scavare una buca per arrivare in Cina”».

Avrei potuto dirlo io.

La Cina appare sempre come un Paese lontanissimo, esotico, sconosciuto e per questo affascinante. Mamma Elefante regala al figlio delle parole cinesi e il piccolo parte: zài jiàn arrivederci, shì de sì, tang zuppa, ru lào formaggio, bing qì lìn gelato, hua sheng noccioline, xiè xiè grazie, lóng drago. Il viaggio in Cina, lungo un pomeriggio, gli permetterà di “toccarle” tutte. Tra reale e immaginario, tra cestini, ombrelloni, poltrone in vimini, ombrelloni a righe, giunche e risciò, elefantino ci racconterà la Cina e la sua Cina, dal volto caldo, quotidiano e unico perché descritto dalla forza dell’immaginazione dei bambini.

«”Certo è molto bello essere di nuovo qui, ma mi piacerebbe davvero tanto se questo posto fosse come la Cina, dove tutto e tutti sono a testa in giù”».

Il testo è lungo e, sebbene il formato del libro sia piccolo, non pensate che si rivolga a bimbi piccoli: ne godranno i bambini di età scolare (a puntate!).

Le illustrazione di Leonard Weisgard, tra i toni dell’ocra, del grigio e del nero, si mostrano vintage nelle loro rappresentazioni, così uniche e inaspettate che si vorrebbe catapultarsi in quella spiaggia, con magliette a righe e costumi fiorati, teli da mare con le nappe e cestini da picnic con foulard a piccole stelle.

Questo libro scalda il cuore e ci è sembrato proprio scritto per noi, che in questa estate pensiamo la Cina e la immaginiamo così familiare, bella e affascinante.

Scavate con noi fino in Cina (o anche solo fino all’ombrellone dietro l’angolo!).

Piccolo Elefante va in Cina
Sesyle Joslin - Leonard Weisgard - Carla Ghisalberti (traduttrice)

Numero pagine: 48
Anno: 2016

Prezzo: 13,00 €
ISBN: 9788899064303

Orecchio acerbo editore

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