Il vento è birichino - si dice - gioca, scherza e poi si ingrossa e soffia e grida… Quest’anno abbiamo avuto modo di esserne travolti dall’ultimo libro di Fabian Negrin, da poche settimane un’altro vento è arrivato soffiando, nato dalla penna di Alessandro Riccioni e dalle matite di Simone Rea

«Una mattina d’inverno si alzò il vento. Si alzò di cattivo umore. Di più, di pessimo umore. L’azzurro del cielo, sgombro di nuvole, lo irritò così tanto che decise di sfogare tutta la sua rabbia».

Il vento, personificato in un essere che tanto ricorda uno spirito della città incantata di Hayao Miyazaki, si gonfia allora, moltiplicando le sue mani e spalancando la sua bocca. Possiamo vederlo mentre imperversa furioso tra strade e palazzi, soffiando la sua rabbia irrazionale tra i vicoli e i parchi, sbraitando e sollevando in aria, rabbiosamente, ogni cosa che gli capiti a tiro.

«Nessuno riuscì a salvare il cappello. Si vedevano cappelli di ogni foggia e colore volare dappertutto».

Quel che era in alto ora è in basso e quel ch’era in basso ora è in alto, il mondo è sovvertito, alla rovescia e «le nuvole si precipitarono in basso ad acciuffare eleganti cappelli a larghe tese da sfoggiare in cielo». Il sorridente ma dispettoso venticello indispettisce mentre solleva lontano quei colorati cappelli che ancora resistevano ben calcati in capo: «Una vecchia signora sulla porta di casa si sentì strappare all’improvviso l’elegante cappellino con veletta che il marito le aveva regalato tanti anni prima». La furia però si acquieta e la folle corsa rumorosa diventa una melodia cantata «sulle grondaie» e contro i vetri, finché «soddisfatto di tutto quello scompiglio» il vento prende fiato, seduto in riva al mare. Nella pace riconquistata, gli increduli abitanti si guardano intorno: «La vecchia signora fermò alcune ciocche di capelli fuori posto con le mollette che aveva in tasca e disse, sorridendo: “Pazienza!”». Il vento intanto «frastornato dalla sua stessa furia» trova le forze per un ultimo dispetto, ma mentre sornione soffia, sorride e ride e ride quando si accorge del mondo nuovo che ha lasciato dietro di sé. Poi basta.

L’autore racconta una storia semplice, ma lo fa abbandonando lungo la narrazione dettagli inaspettati che fanno pensare, senza dire (ad esempio, cosa nasconde quel “pazienza” detto sorridendo?). Questo non detto, che non avevo compreso ne L’eco, opera dello stesso autore, in questo caso mi sembra assolutamente calzante: in un crescendo e in un diminuendo irregolare come quello del vento il mondo cambia e si può rimanere delusi, oppure si possono cogliere nuove possibilità. Il tutto incorniciato da un tono narrativo spensierato che regala una storia che può essere anche solo folle, divertente e allegra, di quelle travolgenti che ribaltano e fanno ridere. Il vento può essere solo vento, ma anche rabbia o moti ancestrali dell’animo. Simone Rea fa un lavoro davvero suggestivo con i disegni ed i colori: il vento sembra colto nella sua essenza dispettosa e furiosa, è un discolo infante e nello stesso tempo un atavico spirito del mondo. La sua furia, a metà tra la rabbia e lo scherzo si placa e si rimonta e poi si placa, sfinita, ma poi risoffia e poi basta. Le illustrazioni seguono con precisione ogni moto, imprimendo personalità allo spazio in modo incantevole, grazie ai fini e brevi tratteggi del disegno. Il grigio e l’azzurro gelido del vento, vengono travolti dai colori caldi che il protagonista stesso travolge nella sua corsa. Sereno e confortante il giallo della pace finale della spiaggia, poi travolto dall’entusiasmo del vento stesso in un turbine di verdi e gialli: i colori e le linee sembrano giocare con il vento stesso.

Il libro è adattissimo alla lettura ad alta voce, la storia di una certa lunghezza si presta però ad un pubblico allenato dai 5 anni in su. I bambini (7enni) del mio gruppo di lettura lo hanno adorato soffiando e ridendo a più non posso. Fatevi travolgere anche voi!

Il vento
Alessandro Riccioni - Simone Rea

44 pagine
Anno: 2016

Prezzo: 15,00 €
ISBN: 9788865801499

Leone verde editore

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