«Mi disegni, per favore, una pecora?».

Se conoscete il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, saprete che questa è la prima domanda che il Piccolo Principe rivolge al narratore. E se non vi siete fermati alle prime righe, saprete anche che il narratore se la cava in modo piuttosto curioso di fronte alle richieste insistenti del biondo principe: «Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro».

Così, non appena ho visto il titolo del nuovo albo di Michel Van Zeveren (Mi disegni un piccolo principe?) troneggiare su una copertina con un paio di pecore immerse in una discussione artistica, non ho potuto che sorridere! L’autore e illustratore belga utilizza questo espediente narrativo innanzitutto per agganciare gli adulti (!), ma fortunatamente non solo loro.

Piccola pecora frequenta la scuola materna e non è molto brava a disegnare, o meglio c’è una sua compagna, Pecorella, che è bravissima e Piccola pecora non si sente all’altezza. Una mattina addirittura Pecorella disegna un Piccolo Principe: bellissimo, pare.

Piccola pecora è molto provata: «Non sono capace…». Tornando a casa, rimugina fino a che: «“Per favore mamma… mi disegni un piccolo principe?”… “Accipicchia… non sono mai stata brava a disegnare”». La pargoletta angelica concede di “semplificare” il soggetto, sostituendo il principe con un cavallo… ma ancora una volta è la successiva trovata originale, con cui la mamma si leva dall’impiccio, a farci sorridere: «“È il sasso vicino agli zoccoli del cavallo. Io preferisco disegnare quello che nessuno vede”».

E se il Piccolo Principe aveva reagito in questo modo davanti alla sua scatoletta (“Questo è proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovrà avere una gran quantità d’erba?”), Piccola Pecora non è da meno di fronte al suo sasso: «Wow! Troppo forte! Grazie mamma!». L’entusiasmo è contagioso e gli amici di scuola materna si scatenano, incominciando a disegnare «quello che nessuno vede. Tranne Piccola Pecora», che forse sottovaluta quello che ha di fronte agli occhi. Ma, complice forse la noia, un segno tira l’altro e: «“Guardate! Ha disegnato quello che vedeva nella sua testa! WOW! Questo è straforte!”». E non vi ho detto nulla della reazione della madre!

Le tavole sono figlie dell’indole fumettistica dall’autore: personaggi caratterizzati nei gesti e nelle espressioni, su sfondi inesistenti, e narrazione basata sui dialoghi che, sebbene non iscritti nei classici fumetti, si posizionano sopra le teste dei parlanti. Bellissima la soluzione finale del disegno a mano, di Ella, figlia dell’autore (?).

Questa storia ne sembra riecheggiare un’altra (Un punto), ma anche in questo caso l’accento è diverso. Simile ad Un punto c’è il tema della frustrazione: se credi di non essere capace, non demordere, ognuno ha un talento speciale. Dal Piccolo Principe riprende gli occhi incantati: l’arte è molto più che saper disegnare, l’arte è saper osservare.

La vicenda di Piccola pecora, però, aggiunge due accenti interessanti. Innanzitutto l’idea del fidarsi e del seguire una guida: se non sai fare una qualcosa, l’idea migliore è chiedere aiuto (se poi lo chiedi alla mamma, puoi star sicura). Infine l’accenno alla questione profonda dell’identità: per non essere “pecoroni”, bisogna avere il coraggio di essere se stessi.

Un libro dunque non scontato, ideale per la lettura dialogata ad alta voce, capace con ironia di affrontare temi non scontati.

Mi disegni un piccolo principe?
Michel Van Zeveren - Tanguy Babled (traduttore)

48 pagine
Anno: 2017

Prezzo: 12,00 €
ISBN: 9788883623905

Babalibri editore

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