[Vi siete persi qualche Mercoledì al cubo? Allora andate a leggere qui].

Il libro di oggi ha suscitato pareri unanimi: piace a tutti, grandi e piccoli. Io non posso che dirvi che ha conquistato anche noi, senza se e senza ma, e che mi sembra uno degli albi più belli usciti in questi mesi.

La densità di richiami iconografici e narrativi è, a mio parere, imponente. C’è tutto: dal drago, alla scatola, ai mostri, al re, al buio, al sonno, al letto, alla mamma e al papà e tutto rimane naturalmente e disarmantemente al proprio posto.

Ci sono tre bambini, tre amici che partono per una impresa sensazionale: vanno a combattere i draghi e le bestie. I nostri eroi, guidati dal coraggioso re Valdo, riescono a sconfiggere le orrende orde selvagge e festeggiano attorno ad un banchetto, ma dopo una battaglia ce n’è sempre un’altra e i prodi si preparano per il nuovo attacco, quando improvvisamente due giganti si portano via i compagni di re Valdo, che rimane solo nel castello, al buio del sole che scompare, fino a che sembra arrivare la COSA…

In fondo bastano una scatola (recentemente abbiamo incontrato un albo che ruotava interamente intorno alle quattro pareti di cartone), due lenzuola e due manici di scopa, il resto è tutto lì, nei progetti, nelle mappe e negli occhi dei più grandi avventurieri che non filtrano quel che la loro mente immagina. I draghi sono lì, veramente, come le bestie e i giganti, ma anche come la corona, la spada e il banchetto. Il mondo perde le sue tre dimensioni usuali, allargandosi per accogliere quella dell’immaginazione: le parole accompagnano questa estensione spazio temporale assecondando l’avvicendarsi delle imprese eroiche, spesso narrate in prima persona «“Siete pronti miei prodi a combattere il drago? Difendete il castello!”… Tutto il giorno a combattere…». Il ridimensionamento del mondo immaginifico si fa strada pian piano sullo svanire del giorno: è uno «squit squit» e poi un «CRA CRA!», la realtà non spintona, si insinua piano, perché gli occhietti dei bambini abbagliati dalle fiamme draghesche devono riadattarsi. Lo stacco sembrerebbe netto «Un drago! Un drago! Papà, mamma, aiuto!», ma non lo è per un bambino: i draghi convivono con le mamme e i papà, anzi a volte dalle narici delle mamme escono fuoco e fiamme, ma non è il nostro caso. L'abbraccio della mamma e le parole del papà mettono tutto in ordine e non perché tirano fuori il bambino dal suo mondo, ma perché lo accolgono.

Peter Bently deve osservare molto la sua piccola Tara (bellissimo quanto raro trovare una foto insieme, nel sito personale di un illustratore!) o ricordare vividamente gli attimi trascorsi con gli amici nei boschi inglesi e le paure, le aspirazioni, i desideri, i bisogni di quegli attimi dell'infanzia.

Helen Oxembury ci regala una narrazione intensissima: la freschezza sorridente che già conoscevano grazie a Dieci dita alle mani, dieci dita ai piedini si unisce alla capacità descrittiva e ritmata di A caccia dell’orso, a cui, in questo caso, si aggiunge una ricchezza di citazioni iconografiche e una impressionante serietà nel trattare il testo che regala a quest’albo una personalità unica e affascinante.

Io ho visto moltissimo Sendak: ho rivisto i mostri selvaggi nella foresta, ho visto le linee dei cortei bambini di Open house for butterfly, il letto e il sonno di Luca, la luna e il latte, la spada di Baldo e Ribaldo. Colori tenui alternati a linee terrose appena accennate (a Saverio non sono piaciute!), scorci e prospettive diverse che mai si piegano alla pretesa di dire tutto. Ma ciò che impressiona, ribadisco, è la capacità di non abbassare il tono, cedendo al ricatto delle tre dimensioni. Helen Oxembury “tiene botta” non dileggia né ridimensiona i pensieri bambini: i draghi sono lì senza che sembrino fuori luogo e i mostri avanzano fuori dal bosco avvolgendosi agli alberi, il gigante-papà è tale visto dal basso e la «COSA» è  un'orribile cosa con coda e occhi spaventosi. La sensibilità dell’artista inglese rende personale le tavole aggiungendo del suo al testo: tutto da godere il punto di vista del “piccolo più piccolo” che, a differenza degli eroici quattro-cinqueenni, gioca con i draghi e le bestie!

L’avventura si chiude così, senza strappi illustrativi e narrativi «È l’ora che i re ritornano a casa. … “Lo sapevo che non eri un drago” … sbadiglia … trionfante a cavallo del grande gigante».

È un capolavoro: una rappresentazione dell’infanzia (ultimamente ci sto riflettendo parecchio!) essenziale e verissima nella sua purezza, una godibilissima storia che non scade nella parodia e riesce così a raccontarsi anche ai bambini che si sentiranno presi sul serio, come il mio Saverio, si riconosceranno e combatteranno con Valdo tra le pagine e poi nella propria stanzetta.

Da avere, da avere, da avere!

Questa la versione di Apedario.

Questa la versione delle Briciole di Pollicino.

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Re Valdo e il Drago Peter Bently - Helen Oxenbury - Anna Sarfatti (traduttrice) 32 pagine Anno 2015 Prezzo 13,50 € ISBN 9788880339038 Editore Il Castoro editore
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