Se parliamo di fiabe e leggende illustrate non potrà non venirvi in mente Štēpán Zavrēl, artista cecosclovacco, fondatore dalla famosa Scuola di Sarmede. Di questo artista magico, le cui ambientazioni ricche e fuori dal tempo sono conosciute in tutto il mondo, oggi vi presento un’opera natalizia, una leggenda dell’Avvento a firma dell’autore svizzero Max Bolliger: Il flauto del pastore.

L’accento, o meglio l’occhio, scelto per raccontare la storia della Navità è quello di un bambino, pastore.

«Ogni sera, quando i pastori si radunavano intorno al fuoco, ascoltavano il più vecchio di loro che sapeva tante cose». Si apre così il racconto, su una tavola panoramica dove le colline nude e rocciose della Palestina si confondo con i boschi di latifoglie dell’Europa centrale. Su uno spiazzo un gruppo di pastori intorno a un fuoco, tra di loro un ragazzino e un anziano capace di leggere le stelle. «Da tempo gli astri gli avevano annunciato l’arrivo di qualcuno di molto importante. “Ma quando arriverà?” gli chiese la sera il nipotino.“Presto!”». Il vecchio pastore attendeva ormai timoroso di riuscire a vedere il compiersi di quella profezia tanto amata, ma «il suo cuore rimaneva in attesa». I giorni passano tra la bruna e i tramonti rosseggianti, tra pecore e zufoli in fredde mattine d’inverno. Di notte, accanto al fuoco i pensieri viaggiano: «“Nonno quel qualcuno che deve arrivare è forse un Re?” “Credo di sì!” “Avrà una corona d’oro?” “Penso di sì!” “E una spada d’argento?” “Penso di sì!” “E un mantello purpureo?” “Penso di sì!”». Eppure il vecchio pastore non lo sa «Perché ho fatto credere a mio nipote ciò di cui io stesso non sono certo?… Di certo sapeva che, anche senza corona e senza spada, sarebbe stato più potente di tutti gli altri re». Potente? Ma cosa significa potente? Poi una notte la magnificenza sembra rispondere alle immagini e agli interrogativi del giovane e del vecchio pastore: «angeli scendere dal cielo, mentre sulla città Betlemme appariva una stella mille volte più luminosa di tutte le altre». Che re mai sarà quel re capace di piegare il cielo ai suoi comandi? Un re grande, un re magnifico. «Il nipotino fu il primo ad alzarsi… e a precedere gli altri pastori sul cammino tracciato dalla stella. Voleva essere il primo a portare i suoi omaggi al Re». Ma quando il pastorello giunse alla meta, non c’era altro che una capanna, un bimbo cencioso tra la sua mamma e il suo papà. «Era dunque questo il Re di cui da tempo parlava il nonno? No, doveva esserci un errore. No, non avrebbe mai suonato per lui». Si allontanò, quasi stizzito, quando sentì il pianto, il pianto di quel bambino: sembrava chiamarlo. Il pastorello tornò sui suoi passi e raggiunse i pastori che, più semplici di lui, cercavano di calmare il piccolo, inginocchiati ai suoi piedi, il pastorello «tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello». «Il bambino si quietò subito… guardò il piccolo pastore e gli sorrise» e il piccolo pastore capì di aver ricevuto il dono più ricco che poteva ricevere.

L’avanzamento della storia è lento, le tavole si rincorrono inizialmente descrivendo sempre le medesime scene di pastori in una desolata e solitaria landa, scene mattutine, ma più spesso notturne: è il tempo necessario perché le idee si accostino formando un’immagine di desiderio. La narrazione nel contempo è lunga e ottiene lo stesso effetto. Paradossalmente l’evento della nascita di Gesù è risolto in poche righe e due tavole. In quel momento improvviso, davanti ad una provocazione così sfacciata (potrà mai essere un Re potente un bimbo in fasce in una stalla?) ci accorgiamo di quanto siano differenti le posizioni: ci sono i pastori, personaggi forse secondari, ma che sono inginocchiati e c'è il pastorello che inizialmente preferisce la sua idea all’imponenza di quello che è successo. Gesù però non si scoraggia e trova il modo di chiamare tutti a sé. La storia è significativa perché attraverso le idee preconcette del pastorello capiamo una volta di più il senso della Natività: un Re fatto piccino che chiama tutti a sé.

Le immagini dove Palestina e Cecoslovacchia si mescolano in uno stile unico, fiabesco, sono fuori dal tempo. Gli arancioni poi coperti dal bianco e illuminati dall’oro, la linea che decora le campiture, i contorni sempre curvi che smuovono lo spazio, gli occhi grandi dei personaggi che guidano quelli dei lettori.

Una fiaba di Natale dalle note magiche.

Il flauto del pastore
Max Bolliger - Štepán Zavrel - Giovanna Agabio (traduttrice)

32 pagine
Anno: 2012

Prezzo: 13,00 €
ISBN: 9788880722120

Arka editore

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Commenti
24 Novembre 2018
Maria

Le consiglio di provare a chiamare! Scriverò direttamente anche io ai librai!

23 Novembre 2018
Milena

Salve io ho inviato una mail al negozio radicelabirinto ma non mi hanno ancora risposto come posso fare ? Grazie

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