Mark Twain è uno dei più grandi scrittori americani di letteratura e di letteratura per l’infanzia, grazie ai capolavori quali Tom Sawyer o Le avventure di Huckleberry Finn, ma Twain, oltre che un grandissimo romanziere fu anche un fine umorista e saggista e molti dei suoi scritti più sagaci sono stati affidati alla stampa in forma di articoli.
Tra questi troviamo un breve testo del 1865, probabilmente commissionato dalla California Youth's Companion con il titolo Advice to little girls. Il saggio doveva idealmente appartenere ad un discorso complementare, in dialogo con il corrispettivo maschile (Advice for good little boys) e in parte questo progetto confluì in Advice to youth, un saggio satirico pubblicato nel 1882.
Tutti questi scritti sono uniti dalla richiesta, più volte rivolta all’autore, di dedicare qualche raccomandazione ai giovani e inaspettatamente (?!) mostrano un piglio lontano da ogni posizione paternalistica, nonostante Twain appartenga pienamente al periodo vittoriano con tutte le sue rigidità e contraddizioni.
Consigli alle bambine fu la parte che ebbe più successo sul mercato editoriale, probabilmente per il merito di aver considerato come interlocutrice, la parte più invisibile dell’invisibile infanzia: quella femminile.
I brevi consigli hanno qualcosa di rivoluzionario e c’entrano sicuramente con il modo di Twain di guardare all’infanzia, posizione che lo accomuna a tanti scrittori che all’epoca furono impegnati a riscrivere un’idea di infanzia spesso idealizzata e molto lontana dalla realtà dei fatti (penso a Dickens, Kenneth Grahame, James Matthew Barrie…). Le raccomandazioni dell’autore americano, tuttavia, non hanno una distinzione di genere e possono tranquillamente essere pensati come dedica ad un ragazzo, anche se certo fa più scalpore - se pensiamo all’ideale femminile ottocentesco - che certi consigli venissero offerti alle femmine.
Il tono umoristico e la satira pungente si nascondono in un testo che vuole avere il tono serio e compassato della letteratura edificante, ma che nasconde, nella sequenza delle frasi specchiate, un ribaltamento paradossale.
Ogni breve sezione del testo, infatti, si apre con una dichiarazione apparentemente condivisibile da tutti gli adulti:
«Una brava bambina non dovrebbe fare le boccacce alla maestra tutte le volte che sente di aver subito un piccolo torto»
La quale è seguita, però, da una seconda frase, una postilla che non sembra effettivamente smentire la prima dichiarazione, ma che la ridicolizza, facendo emergere l’ipocrisia di certe raccomandazioni adulte.
«Si dovrebbe ricorrere a questa vendetta solo in circostanze particolarmente gravi»
Questi consigli hanno un impertinenza che colpisce con mordacia il mondo degli adulti spesso caratterizzato da una formalità ipocrita o comunque basato su un sistema di valori che si modifica opportunisticamente a seconda dell’età.
Questa doppiezza adulta è qualcosa che non è cambiato e la cui contemporaneità è indiscutibile. Le illustrazioni di Giulia Tomai giocano sul ribaltamento (tante le protagoniste a testa in giù), senza mai diventare prescrittive. L’illustratrice sceglie di mostrare un mondo contemporaneo che pure corrisponde a parole scritte più di 160 anni fa.
Sul limite del sadismo (memorabili i consigli dedicati ai fratelli!), le massime si concentrano proprio sul rapporto adulti-bambini, anticipando di un secolo i Manuali di buone maniere.
«Una brava bambina mostra sempre un profondo rispetto per i vecchi. Non dovresti mai essere impertinente con loro. A meno che non siano stati i vecchi i primi a incominciare»
Un libello che credo conduca gli adulti ad una riflessione sincera e che immagino affidato a bambini e ragazzi, che potranno così intuire come molti degli autori per l’infanzia abbiano scritto per loro, mettendosi dalla loro parte.