Lyman Frank Baum è l’autore de Il meraviglioso mago di Oz è anche il perfetto autore di una delle più circostanziate storie sulla creazione mitica di Babbo Natale: Vita e avventure di Babbo Natale.
La sua idea di fiaba moderna si sposa perfettamente con l’immaginario natalizio illuminatissimo, privo di buio e avulso da ogni forma di male tanto da poter apparire melenso e offre un contributo cruciale alla costruzione di una mitologia fiabesca che nel 1900 ancora non esisteva nella storia letteraria americana.
Ciò che salva questo romanzo dall’essere un disgustoso concentrato zuccherino è proprio la concezione chiara e limpida che Baum aveva della fiaba moderna, che non negava l’assenza del male, ma lo circoscriveva in spazi talmente esigui e controllati che il bene non può che trionfare (anche facilmente!).
Babbo Natale viene inserito in un contesto da fairy tail scozzese/inglese che permette a Baum di cantare e immaginare il suo mito americano.
Nella foresta di Burzee le ninfe vivono ritirate e nascoste agli occhi umani, dedite alla cura del bosco e insieme a molte altre creature: i ryl si occupano delle piante, i knook vegliano sugli animali selvatici, le fate proteggono il genere umano. Su tutti governa Ak, il Mastro Guardiaboschi, la cui saggezza e la cui compassione sono leggendari, tanto che un giorno salva la vita ad un piccolo umano orfano che Necile, una ninfa splendida e piena di vita, decide di adottare. Con la benedizione di Ak, Necile cresce il piccolo Claus, nel bosco tra gli immortali.
La vita fuori dal mondo umano è pacifica e splendida, ma quando Claus, ormai cresciuto incontra il genere umano capisce che la sua “vocazione” è tornare tra gli uomini.
In particolare Claus si concentra da subito sui bambini, creature che reputa più vicine agli immortali che ha conosciuto e con cui ho convissuto e che, come loro, spesso risultano invisibili agli occhi degli adulti.
«Ovunque gli occhi di Claus, mossi da amore e pietà corsero a cercare i bambini. Per capire meglio bisogna sapere che a quei giorni i bambini erano molto trascurati e ricevevano poca attenzione da parte dei genitori, così che divenne per loro una meraviglia il fatto che è un bravo ragazzo come Klaus dedicasse il suo tempo per renderli felici […] “Sento perciò che è giusto consacrare la mia esistenza alla gioia degli altri bambini”»
Abbandonato il bosco degli immortali, sotto gli occhi sgomenti della madre Necile, Claus non sarà tuttavia abbandonato dalla magia: tutte le creature contribuiranno a sostentare Claus (gli costruiranno la casa, provvederanno al suo cibo e agli utensili di cui ha bisogno…), lasciandolo libero di scoprire quale sia la forma della sua missione.
Il romanzo segue puntigliosamente e progressivamente la costituzione di tutti gli attributi che costituiscono il personaggio di Babbo Natale: dall’occasione in cui incomincia a produrre giocattoli, all’ideazione delle bambole e alla fabbricazione sartoriale dei vestiti, fino all’utilizzo delle renne, al suo “oh oh oh” e alla distribuzione dei regali durante la notte di Natale…
Tutto viene “scientificamente” e letterariamente giustificato dentro una narrazione che ricostruisce l’origine aneddotica di ogni dettaglio anche segnalandolo esplicitamente al lettore:
«In realtà, aveva davvero di che congratularsi con se stesso, quella sera, e tutti i bambini del mondo avrebbero dovuto rallegrarsi con lui. Perché aveva appena realizzato il suo primo giocattolo»
Il personaggio di Claus è caratterizzato da una bontà senza sfumature, un sorriso e un coraggio mai tentennanti. Questa sua solarità e generosità lo rendono amato da tutti, rispettato da ogni adulto e gioiosamente atteso da ogni bambino.
È proprio questo suo carattere che addirittura, ad un certo punto della della storia, lo trasformerà in un santo (Santa Claus) un santo laico a cui è riconosciuta come invariabile e immutabile la dote della bontà.
«Non poteva fare a meno di cantare, ridere fischiettare tutto il giorno.“Sarà perché vivo nella parte Valle ridente, dove ride ogni cosa!” si ripeteva. Ma il vero motivo non era quello»
Gli unici a non apprezzare questo costante e generoso dono di sé sono gli awgwa, malvagissimo popolo che aveva il potere di influenzare elementi degli esseri umani e indurli a mettere in atto i loro malvagi propositi. Questi spiriti terribili («ormai scomparsi dalla faccia della terra»!) si oppongono alla bontà che Claus diffonde nel mondo, boicottano i suoi viaggi, gli rubano i giocattoli…
Di fronte a questo torto il mondo degli immortali si stringe compatto e in un capitolo pomposamente intitolato La grande battaglia tra il Bene e il Male si occupa di annientare i malvagi awgwa (mentre Klaus inconsapevole è chiuso in casa), cancellando la malvagità dalla faccia della terra.
Risolta in modo netto (e protestante) la vicenda dello scontro con il male, il narratore torna a raccontarci il progressivo crearsi del personaggio di Babbo Natale: si premura di raccontarci come si cala dai camini, come si fa aiutare per costruire la slitta, come convince il re degli knook a prestargli le renne, come gli immortali entrano al suo servizio per produrre i giocattoli, come istituisce l’albero di Natale…
Questo grande racconto quasi mitologico si conclude con la conquista dell’immortalità.
Un vecchissimo barbuto e panciuto Claus infatti, sull’orlo del grande passaggio verso la morte, viene investito dal mantello dell’immortalità: tutti gli esseri immortali che popolano il pianeta, infatti, di fronte all’immenso bene che dona al mondo non riescono a trovare dono più adeguato. Da allora Claus non ha mai smesso di raggiungere i bambini, risolvendo anche piccole sfide della modernità (la scomparsa dei camini…).
La narrazione potrebbe concludersi e aspettate a leggere ai bambini l’ultimo capitolo che racconta dell’evoluzione moderna del nostro Babbo Natale che inizia ad appoggiarsi ai grandi magazzini per distribuire i giocattoli e utilizza i genitori come aiutanti, perché il rischio di incrinare la magia è alto!
Baum ha una scrittura semplice e piana, senza picchi. Belle e dettagliate le descrizioni che costruiscono un piccolo mondo narrativo circostanziato e vivo, animato dagli spiriti che costituiscono la famiglia di Claus e che costruiscono anche visivamente l’atmosfera natalizia:
«Ai suoi piedi, primule e margherite gli sorridevano amichevolmente; la brezza fischiava contenta, accarezzandogli i riccioli sulla fronte; il ruscello rideva giocondo, saltellando sui ciottoli e lambendo le verdi anse; le api intonavano dolci melodie, volando da un dente di leone a una giunchiglia; i coleotteri frinivano lieti nell'erba alta, e i raggi del sole inondavano piacevolmente lo scenario»
E fu così che tutto ebbe inizio, adesso lo sapete.