Il rapporto tra sorelle è unico, intimo, a volte rabbioso e furioso, altre volte caldo e quieto. Si è complici e ci si odia con furenti folate incandescenti. Con le sorelle si condividono eterni momenti oziosi, afosi e fermi dell’infanzia, non capiterà con nessun altro. Le sorelle vedranno il peggio vicendevole, i sospiri, i pianti, la stupidera, i peli, i trucchi, i vestiti di casa, i capricci, le urla… e potranno dormire insieme, allearsi e farsi coraggio, andare un po’ più sicure a scuola, raccontarsi i segreti, rubarsi i vestiti, fare il bagno insieme, mangiare nello stesso piatto e farsi regali spesso perfetti e spesso sbagliatissimi.

Con mia sorella ho vissuto tutto questo e molto di più. Leticia Ruifernández, una mamma, architetto e illustratrice, prova a cogliere l’essenza della sorellanza, contemplandola nelle sue figlie. Sembrano appunti visivi, acquerelli rubati in momenti durante i quali la figura adulta si defila in secondo piano e i bambini rimangono protagonisti indiscussi di uno spazio tutto loro. Chissà forse quegli acquerelli si sono accumulati, uno dopo l’altro, dentro un cassetto, attimi che l’autrice voleva ricordare e che forse voleva poi donare a quelle due bambine per non farle dimenticare. O forse invece quei gesti non sono altro che fotogrammi sequenziali di un lungo dialogo fisico ed emotivo che per un miracoloso tempismo si è svolto sotto gli occhi discreti della madre e nell’imponenza della sua eccezionalità ha richiesto la sua attenzione. L’assenza di sfondo, la nudità delle bambine, l’incompletezza dei disegni parlano di esclusività e intimità e nello stesso tempo della brevità effimera di quegli istanti. I due volti simili quasi si specchiano, gli occhi si studiano, i gesti mollemente si completano. L’illustratrice mostra una sensibilità ritrattistica davvero apprezzabile e i toni tenui del rosa, che quasi sfumano nel bianco della pagina, sembrano illuminati di luce propria. In ogni tavola il testo originale in spagnolo fa eco a quello tradotto di Teresa Porcella, in un gioco di specchi che replica quello delle immagini (ottima anche la scelta del colore!). I versi appena accennati, in rima per lo più baciata, appaiono come in forma di appunti: impressioni registrate velocemente in un taccuino, suggerite dalla scena stessa. «Lingua fuori lingua dentro / chi la mostra è cuor contento!». L’autrice prova a dar voce alle bambine e a registrarne i pensieri e le impressioni, infatti i sensi (il tatto l’olfatto, il gusto… io ti tocco, io ti annuso, io ti lecco) sono il centro prevalente dell’esperienza descritta, perché delle sorelle si conosce l’odore e la trama della pelle e la forma degli occhi e dei piedi e del naso. Il testo essenziale ritorna in mente per il suo andamento altalenante (trovo che possa essere molto indicato anche per i massaggi infantili!).

«Un braccio, un altro braccio, / se li unisci fai un abbraccio». Il gioco di sguardi e gesti si conclude quasi discretamente di spalle: «La mia pancia la tua pancia / e l’ombelico che dice: “Mamma”! Mi obligo, tu ombligo / y recordar que hemos nacido». Due pance tese e tondette, due sguardi assorti e forse il pensiero dell’autrice che si sovrappone a quello delle bimbe in un’ideale chiusura che però è un ritorno all’origine: diverse, uguali, comunque accolte e custodite nel medesimo grembo, il luogo della nascita di un legame profondo.

Il libro di piccole dimensioni potrà essere apprezzato consapevolmente dalle sorelle, dai 3 anni ai 99, ma la filastrocca poetica potrà essere rivolta anche a un pubblico molto più piccolo: le sorelle sono una gran fonte di fatica, ma anche un appoggio insostituibile!

Evviva le sorelle!

Due sorelle
Leticia Ruifernández - Teresa Porcella (traduttrice)

32 pagine
Anno: 2017

Prezzo: 8,00 €
ISBN: 9788869420467

Bacchilega editore

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