Theo e Teseo nel labirinto è un romanzo in versi di Joseph Coelho, poeta e scrittore statunitense, che arriva in Italia per la traduzione di Sara Ragusa e Alessandra Valtieri per i tipi di Terredimezzo. Al centro di questa storia, cadenzata in poesie che si intrecciano ostinate e lievi nelle 312 pagine del volume c’è il mito di Teseo, raccontato, però, per quella parte che spesso viene dimenticata del suo viaggio di ricongiungimento al padre Egeo, re di Atene. Di Teseo infatti si racconta principalmente del suo scontro con il Minotauro mentre si tralascia tutta la narrazione precedente che racconta di un’infanzia di abbandono e di un viaggio - l’equivalente di un rito di iniziazione - che lo vide partire dal piccolo paese dove era stato lasciato alla madre solo, ma con un segno di riconoscimento che potesse ricondurlo al padre: un sandalo e una spada nascosti sotto ad masso.
Sono le prime poesie a riprendere, nella sua integrità, il mito che incontreremo replicato in una vicenda contemporanea.
Infatti, parallelo a questo viaggio mitologico si affianca il percorso di Theo, un ragazzo contemporaneo che, ugualmente abbandonato dal padre, cerca una strada per ricongiungersi a lui e, in un certo modo, ricollocare quel tassello mancante della sua storia.
L’intreccio non è solo teorico perché Theo incontra effettivamente la storia di Teseo nel suo percorso scolastico e su Teseo decide di scrivere una tesina in versi che, nei fatti, potrebbe essere quella che i lettori si trovano davanti.
[Teseo]
«Cerca quel lascito speciale
liberati dal peso di ciò che ti è stato sottratto
il masso è molto pesante
assicurati che non cada»
[Theo]
«Adesso ho diciassette anni e sento il peso
dell’assenza di un padre.
La mascolinità è un masso
che da solo non posso alzare»
«Penso a Teseo
che sceglie la strada più difficile
per coprire il vero padre
e dentro di me si accende una scintilla
il mio viaggio è già iniziato»
Accanto a queste due storie che scorrono parallele si svela da subito una terza via, quella di un altro figlio abbandonato, il Minotauro, che è stato condannato per questo ad essere una bestia. Non è un caso che le corna affiorino sul capo di Theo quando la rabbia lo accecherà: l’impossibilità di conoscere il proprio padre, ad un certo punto, lo trasformerà in quella che è la terza figura, quella di un mostro accecato dal dolore e dalla furia. Theo si farà Minotauro per distruggere se stesso e quel Teseo che cerca il padre.
Ma torniamo all’incipit.
C’è un mantra che sembra definire immediatamente il viaggio di Teseo e di Theo: la scoperta del proprio essere uomo, della propria mascolinità.
«Teseo percorse le vie del padre,
ma sulla strada lo attendevano molte imprese.
Sei nemici dovette affrontare
per dimostrare di essere migliore.
Il primo era l’ottuso Perife.
Teseo dalle mani gli prese
la clava di bronzo. Con quella
Teseo lo uccise.
Il secondo, Sini,
piegava i rami degli alberi
e strappava in due le sue vittime.
Teseo lo uccise.
[…]
Teseo lo uccise.
[…]
Teseo lo uccise.
[…]
Teseo lo uccise»
Ritornare al padre sembra voler significare non solo mettersi alla prova, ma anche dimostrare a se stessi il proprio valore, un valore che i padri non hanno riconosciuto, abbandonando Teseo e Theo.
Inizialmente il testo segue un percorso ben tracciato, dove il parallelo tra i progressivi incontri di Teseo con Perifete, Sini, la scrofa di Crommio, Scirone.. si travasano con chiara sovrapposizione alle vicende di Theo.
Questo esercizio di intreccio del mito e della contemporaneità che la poesia rende possibile, come un ponte, è impressionante, perché mostra come i significati delle immagini del racconto mitologico sono tutt’altro che casuali (pensate al masso che il ragazzo deve sollevare per scoprire tracce del padre e poter avviare il suo viaggio di ritorno), contemporaneamente è evidente come gli archetipi trovino un travaso immediato nelle figure che Theo incontra nel suo cammino.
Come Teseo si affida a Perigune, nel mito, per ingannare e salvarsi da Sini così Theo si affiderà a Falena la figlia di un hacker professionista che tenta di raggirarlo, per salvarsi e ritrovare l’indirizzo del padre.
Ma c’è di più, perché nelle avventure di Theo c’è anche spazio per le domande profonde e gli sbotti emotivi che se non erano esplicitati nel mito, in questo dialogo illuminano di ritorno le vicende di Teseo: che cosa vuol dire essere un uomo?
«Sono solo in questa caccia,
cerco nel buio
un padre
che non ha mai cercato me»
Nell’avvicendarsi degli incontri/scontri di Teseo-Theo, il libro sembra trasformarsi in un libro-game, dando la possibilità al lettore di attuare alcune scelte:
«Teseo dovrebbe…
A. seguire la ragazza?
B. rimanere a combattere per rendere suo padre fiero di lui?»
In realtà il percorso è obbligato perché, pur dando la possibilità al lettore di esplorare alcune opzioni, ci si rende facilmente conto che queste deviazioni dal percorso snaturano il viaggio e conducono alla morte del protagonista, rimandandolo alla scelta originale.
Le azioni richieste, insomma, servono a fare in modo che tutto ciò che il viaggio fa comprendere al protagonista possa diventare effettivamente compreso anche dal lettore. A volte la risposta è misteriosa, celata ma non è mai oscura. La grande scoperta è che l’azione più istintiva e immediata è spesso legata a un ideale di mascolinità che vorrebbe solo colpire e ammazzare, ma spesso è l’osservazione, l’essere cauti, l’attesa a permettere la riuscita dell’impresa.
A ben guardare è proprio quello che fece Teseo:
«Teseo allora tentò un’altra strada,
temperando forza d’animo e arguzia»
«La vita di un eroe è un misero spettacolo.
Ma ora so che c’è un’alternativa
a una vita manovrata dalle ombre.
C’è un modo per risplendere davvero,
per lasciarmi alle spalle i giorni in cui
ho colpito e squarciato cercando di crescere»
«Ho passato una vita a guerreggiare.
Ho perso di vista ciò che è bene e ciò che è male.
[…]
Mi fissa
con la bocca piena,
mi gela con un pensiero nuovo.
Che cosa significa essere un uomo?
Non lo so»
Cosa significa essere un uomo? Cosa significa essere un padre? Le intuizioni si comporranno in una risposta composita lungo ogni incontro del viaggio:
«Racconto al prof tutto quello che è successo
e lui ascolta e basta.
Ascolta come la luce ascolta l’oscurità.
Ascolta come il mare ascolta le onde.
Ascolta come le montagne ascoltano la neve»
La triade dei personaggi realizza in Theo quella che è la terza strada:
«in un istante ci giochiamo entrambi il tutto per tutto,
cercando di non essere né l’eroe né il mostro,
sforzandoci di essere altro da noi»
Le poesie con il verso libero riescono a creare una buona tensione narrativa che l’espediente del ponte mito-contemporaneità rende scorrevole e intrigante.
«Se cominciamo a cercare
alla fine troveremo sempre noi stessi»
Questo viaggio alla ricerca di un padre trova nelle parole eterne del mito qualcosa che illumina una realtà che può sembrare dolorosa e particolare, ma che ha un orizzonte esistenziale e pieno di speranza.