Mi sono avvicinata al romanzo Papà Gambalunga, un classico della letteratura statunitense del 1912, con l’unica lontana memoria della sigla di un cartone animato che trasmettevano quando ero bambina “papà, papà Gambalunga Gambalunga tu per per Judy sei davvero importante…”. Non sapevo nient’altro.

Quello che mi si è parato davanti agli occhi è un romanzo sorprendente, innanzitutto perché mi aspettavo una storia con una protagonista bambina, ma il romanzo di Jean Webster è una lettura che invece si accosta ad Anne di Green Gable, con al centro una ragazza che va al college e le cui vicende si intrecciano a interessanti punte di romanticismo che ne fanno quasi un romanzo d’amore. Seconda occasione di stupore è stato la forma: infatti, ci troviamo di fronte ad un romanzo epistolare che, a seguito di un primo capitolo introduttivo, segue per cinque anni la giovane Jerusha Abbott, poi autonominatasi Judy, nel suo percorso di formazione superiore.

«Il primo mercoledì di ogni mese era un Giorno Davvero Terribile…», perché all’Istituto John Grier è il giorno in cui gli orfani accolgono i benefattori, spendendosi in sorrisi di circostanza che si spera si trasformeranno in lasciti ed offerte.

Tra tutti l’ormai cresciuta Jerusha - che dovrebbe lasciare a breve l’istituto per raggiunta maggiore età o trasformarsi in una tutrice interna all’istituto - diventa protagonista di un grande cambiamento: un benefattore ha deciso di occuparsi della sua istruzione consentendole di accedere a un istituto superiore a sue spese. 

Unica richiesta per sdebitarsi di questo investimento economico è aggiornare l’anonimo “signor John Smith” con lettere mensili in cui Judy dovrà tenerlo aggiornato sui suoi progressi e sulla vita all’interno del collegio.

Di questo generoso benefattore Judy ha intravisto la figura, la cui ombra era proiettata dai fari dell’auto su cui si è ritirato, allontanandosi. 

«L’ombra mostrava delle  gambe e delle braccia mostruosamente allungate che correvano lungo il pavimento e sulla parete del corridoio. Sembrava davvero un enorme, gesticolante papà gambalunga».

Da qui in avanti, mese dopo mese, leggiamo le missive che Judy indirizza al suo benefattore, e che lei affettuosamente chiamerà papà Gambalunga, proprio per l’impressione che quest’ombra ha lasciato in lei.

L’esperimento epistolare è molto interessante: la lingua è improntata all’oralità e l’autrice, nella figura di Judy, è spiritosa, arguta, divertente e dona a queste lettere un piglio sornione che farà sorridere i lettori.

Come la sorella letteraria Anne (di pochi anni precedente 1908-1912) Judy è una protagonista intraprendente, autonoma, senza peli sulla lingua e impronta da subito la sua comunicazione con una schiettezza disarmante.

Judy si rivolge al suo benefattore in tono confidenziale, nella pur scontata deferenza che sente di dovere alla figura maschile che si sta occupando di lei. Le lettere da subito mostrano un rapporto che lei immagina intimo e confidenziale, “approvato” dal fatto di non ricevere mai risposta (tranne due circoscritte e sintetiche eccezioni).

«So che non devo aspettarmi alcuna lettera di risposta, e sono stata avvisata di non annoiarvi con le domande, ma ditemi, Papà, solo questa volta... siete terribilmente vecchio o solo un po' vecchio? E siete completamente calvo o solo un po' calvo? È davvero difficile pensare a voi in astratto come a un teorema di geometria. Assodato che è un uomo alto e ricco che odia le ragazze, ma che è molto generoso con una ragazza abbastanza impertinente, quale sarà il suo aspetto?»

Lo sguardo sulla propria “orfanezza” è uno sguardo lucido e consapevole e lo stato della protagonista assume, in questo romanzo, un peso reale perché Judy offrirà più volte riflessioni sulla gestione e la vita negli orfanotrofi, regalando scorci storici e narrativi sulla situazione di questi ragazzi.

Judy ha uno sguardo molto limpido sul suo passato («le cose che molte ragazze con una famiglia adeguatamente assortita e una casa e degli amici e una biblioteca conoscono per assimilazione, io non le ho mai sentite») e a questo si lega una grandissima gratitudine per tutto ciò che papà Gambalunga le permette di vivere sia in termini pratici (può comprarsi dei vestiti nuovi, può studiare...) che in termini di crescita identitaria («questa è le prima occasione di conoscere Jerusha Abbott. Penso che mi piacerà»).

Le lettere si leggono d’un fiato, tra i racconti esilaranti di merende, lezioni, litigi e confidenze con le amiche, vestiti, studio, riconoscimenti, premi, uscite in città… non mancano traguardi raggiunti, scoperte, avventure nel mondo!

I resoconti riguardano naturalmente il coinvolgimento emotivo di Judy in tutto ciò che le succede, soprattutto per quanto riguarda le relazioni (amicizie, innamoramenti…) con tutte le intemperanze dell’adolescenza, con scenate vigorose, decisioni inscalfibili, ma anche tenere rivelazioni, sincere confessioni, entusiasmi folgoranti e delusioni cocenti…

Le uniche note dolorose appaiono nelle richieste frequenti affinché il “papà” si riveli, cosa che avverrà solo dopo 5 anni!

I lettori vengono catapultati letteralmente in un collegio primonovecentesco e Judy restituisce un affresco brioso, genuino, condito con una buona dose di autoironia: apprendiamo presto i contenuti delle sue materie di studio, della sua vita comunitaria, dei rapporti con le compagne, le vacanze, le visite… Judy si premura addirittura di corredare il testo con disegnini stilizzati piuttosto spiritosi.

Non mancano i riferimenti espliciti ai romanzi letti, che rappresentano una delle più grandi soddisfazioni concesse dall’uscita dall’orfanotrofio e la possibilità di affrancarsi da un passato di privazioni.

Con l’età tutto evolve (contenuti e scrittura) e se all’inizio i ricordi delle novità e della possibilità di infrangere delle regole legavano Judy all’infanzia, progressivamente si fanno avanti altri aspetti del racconto: i corteggiamenti, i balli, gli spasimanti, la vacanze con gli amici…

Appaiono i primi ragazzi (maschi) che inizialmente sono parenti delle sue compagne di classe e che diventano punto di interesse centrale: assistiamo ad un’adolescenza che sboccia con tutte le sue richieste e i suoi slanci.

«Ho dimenticato di dirvi dei fiori. Il signorino Jervie ha dato a ciascuna di noi un grande mazzo di violette e di mughetti. Non è stato carino da parte sua? In passato non mi sono mai curata degli uomini - giudicandoli attraverso i Benefattori - ma sto cambiando idea. Undici pagine... questa è una lettera! Fatevi coraggio. Sto per finire»

In questo turbinio emotivo Judy mantiene un ferreo desiderio di rendere degno papà Gambalunga di ciò che sta facendo, unito all’impegno di sdebitarsi dell’impegno economico a lei offerto.

La scrittura epistolare richiede una certa stringatezza e sebbene dobbiamo immaginare il mondo interiore di Judy ricco e variegato come quello di Anne, la struttura del romanzo impedisce che le descrizioni e i pensieri occupino lo stesso spazio nella pagina: le lettere sono pensate per essere inviate e quindi devono essere necessariamente più sintetiche!

Avanzando nella lettura e iniziamo a comprendere che un personaggio si fa sempre più presente (il signorino Jervie) e anche nell’accennarsi di un triangolo amoroso capiamo che qualcosa di significativo sta per sbocciare…

Leggere di un fiato il romanzo offre un’occasione unica per cogliere la capacità della Webster di tratteggiare lo sviluppo di una storia d’amore, ma anche il percorso identitario e di crescita di una giovane ragazza davvero intrapredente, dall’ingenuità infantile fino alla donna del quinto anno.

«È arrivata anche una lettera da Sallie. Vuole che vada al loro campo per due settimane a settembre. Devo chiedervi il permesso, oppure sono già arrivata al punto in cui posso fare ciò che voglio? Sì, sono certa di esserci arrivata... sono una studentessa dell’Ultimo anno, sapete. Avendo lavorato tutta l'estate, ho voglia di prendermi una piccola salutare distrazione; desidero vedere gli Adirondack; desidero vedere Sallie; desidero vedere il fratello di Sallie - ha intenzione di insegnarmi ad andare in canoa - e (veniamo al motivo principale, che è meschino) voglio che il signorino Jervie arrivi a Lock Willow e non mi trovi. Devo mostrargli che non può darmi ordini. Nessuno può darmi ordini all'infuori di voi, Papà... e neppure voi potete farlo sempre! Me ne vado nei boschi».

Non vi svelo niente ma sul finale Judy conoscerà il misterioso papà Gambalunga e questo porterà con sé una rivelazione che molto difficilmente il lettore potrà aver intuito.

Uno young adult di altri tempi che non ha nulla da invidiare ai contemporanei!

P.S. Un’osservazione va offerta sull’edizione che ho potuto leggere. Caravaggio editore, piccolo editore abruzzese, ha tra le sue collane una serie dedicata ai classici (I classici ritrovati) sui quali fa un ottimo lavoro di curatela sia nella scelta delle traduzioni sia nella riflessione delle illustrazioni (originali o delle prime edizioni), organizzando apparati accurati e ottime introduzioni e note che supportano  il lettore esplicitando citazioni e riferimenti che fanno cogliere a fondo il valore del testo.

Papà Gambalunga Jean Webster- Enrico De Luca e Miriam Chiaromonte (traduzione) 264 pagine Anno 2019 Prezzo 15,50€ ISBN 9788895437910 Editore Caravaggio editore
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