Ogni persona ha i suoi tempi, i suoi spazi, i propri bisogni, proprio perché è unica e non uguale ad ogni altra persona.

Questo pensiero, scritto e letto in questo modo, trova di solito aperti consensi (in teoria). In pratica, però, in una vita frenetica e organizzata come quella che viviamo in questa modernità, i tempi degli altri non sono poi così considerati come sembra. Ci si dice: se devo portarti a fare questa cosa bella, dovremmo pur muoverci. Se non vogliamo arrivare tardi, non possiamo certo attardarci. Se nel pomeriggio hai quell’impegno, non è certo ora di poltrire. La noia, insomma, e il tempo vuoto e ozioso, sono utopie che spesso amiamo leggere nei libri, un privilegio che sembra però, nei fatti, impossibile concedersi. 

La questione si complica ulteriormente se mettiamo in gioco i tempi dei sentimenti: se ti offro la mia amicizia, il minimo che puoi fare è accettarla all’istante. Invece la vita tante volte insegna che non è così e che i momenti rattoppati, ripensati, ripescati o logorati dall’assidua frequentazione non sono poi così peggiori di quelli agguantati al volo lindi e lucidi. Eppure accettare che l’altro non corrisponda subito ai propri tempi e desideri non è così semplice, anzi spesso lo si legge come un’intesa destinata a non collimare mai. Ma è così?

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In un bosco dorato (che ricorda l’autunno, sebbene il contesto parli di primavera) e idilliaco compare un giorno una scatola, con due “occhi”, come quella del Piccolo Principe (che ne ha 3 male assomiglia lo stesso). Gli animali sono naturalmente curiosi: la volpe si fa subito sotto, ma anche la lepre non rimane indietro ed è subito chiaro che la scatola protegge qualcosa di vivo.

«“Benvenuto!” urlarono gli animali per farsi sentire dalla scatola. […] È primavera, il sole splende e ci riscalda. Non hai motivo di rimanere rintanato, al buio” “NOOOOOO!” La scatola aveva lanciato un grido. Era un NO preciso»

Consci di aver fatto tutto bene (salutato, invitato, sollecitato), quello che nessuno si sarebbe aspettato accade: un no secco.

«Gli animali fecero un passo indietro»

In questa mossa sta la scelta di chi di chi ci sta vicino e sceglie l’affetto e di chi si arrende. È il passo di chi si allontana? Di chi fugge?

Invece quel passo indietro è un appassionato prendere sul serio quell’esserino nascosto. Gli animali provano ad immedesimarsi in lui (avrà paura? è triste? gli sarà capitato qualcosa di brutto?) e decidono di organizzare uno spettacolo per la scatola. Risate, balli, musica, palloncini.

«Ma … niente!»

Eppure gli animali, ritornando mesti nel bosco, non si arrendono di fronte a quella scatola «corazzata», non perdono la speranza, dice il testo.

Il giorno dopo organizzano un bel picnic con biscotti, torte glassate, limonata e bandierine nei bicchieri.

«Ma niente. […] Ci riproveremo domani»

Il giorno dopo l’orso decide di abbracciare la scatola, lo scoiattolo di ficcare nelle fessure alcune noccioline, il gufo raccoglie due fili d’erba e li appoggia sul coperchio…

Ma all’improvviso ecco una pioggia improvvisa si scatena nel bosco: bisognerà pur tirarlo fuori, no?! Per il suo bene!

Invece no.

«“Presto il nostro amico ha bisogno di un riparo. Altrimenti si bagnerà”»

Gli animali fuggono, proteggendo la scatola fin nella tana. Ed è lì, nel posto più intimo e personale che si possa immaginare, che il nascosto abitante della scatola si mostrerà, con un frullare argentino d’ali.

«“Grazie di avermi aspettato…”»

Il testo di Isabella Paglia è interessante e provocante. I dialoghi sono misurati e cristallini e la storia custodisce una grande verità: il tempo degli amici, il tempo degli altri può essere dolorosamente differente dal proprio. Le immagini eteree e sognanti di Paolo Proietti sono perfette per raccontare di un mondo ideale e desiderabile. 

Solo il finale, dopo lo svelamento dell’ospite della scatola, cede, sia a livello testuale che a livello illustrativo, al sentimentalismo, rompendo un equilibrio che si era mantenuto intatto fino ad allora. Un finale che vuole “dire” a tutti i costi anche ciò che, a mio parere, poteva rimanere ineffabile, lasciando così un’ombra di volontarismo militante che non appartiene all’amicizia.

Il tempo che si dedica a qualcuno seriamente, trattandolo con verità e attesa, si trasforma in amicizia, soprattutto se non si pianifica, ma si accetta ciò che c’è.

Chi rimane fedele al desiderio di conoscerti? Chi rimane fedele nell’amore a te? Costui, credo, lo puoi chiamare amico.

Un libro bello sull’amicizia spiegata con gentilezza e sui tempi degli altri, che siano innamorati, amici, ma anche figli.

Dai 3 anni con diverse sfumature per tutti.

 

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La scatola Isabella Paglia - Paolo Proietti 32 pagine Anno 2020 Prezzo 14€ ISBN 9788865323465 Editore La Margherita
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