Chen Jiang Hong foto di Fabrice-Gousset

Chen Jiang Hong foto di Fabrice-Gousset

È sempre una vertigine e un grande onore avvicinare grandi artisti che quotidianamente fanno la storia dell’albo illustrato. È stato così per Chen Jiang Hong autore e illustratore di origine cinese che ,con le sue storie e la sua tecnica pittorica tradizionale, si rivolge costantemente alla Cina. «Emerge un’opera avvincente, che vibra di pagina in pagina raccontando chi siamo attraverso l’altrove», troviamo scritto nella sua biografia dall’editore italiano ed è proprio così: attraverso un luogo apparentemente lontanissimo, ritroviamo l’infanzia e la sua forza esattamente come la si conosce in ogni parte del mondo.

Lo ringrazio immensamente.

Il viaggio è al centro delle tue storie. Dove stanno andando i tuoi personaggi?
Il viaggio è una ricerca personale che ci ispira. Viaggiare per il pianeta alla ricerca di altri paesaggi culturali arricchisce il nostro desiderio di libertà. Non posso dirlo meglio di quanto abbia fatto Marcel Proust: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi».
E allo stesso modo ribadisce Paulo Coelho: «Se pensi che l’avventura sia pericolosa, ti suggerisco di provare la routine… È mortale!».

I bambini sono i protagonisti indiscussi delle tue storie. Qual è la forza dell’infanzia? Cosa hanno i bambini che gli adulti non hanno?
Non credo che un bambino abbia più forza di un adulto, ma se un bambino inizia ad accumulare forza fin dalla tenera età, questo può dargli molte risorse per affrontare la vita adulta.
Nelle mie storie tutti i personaggi sono un po’ una rappresentazione di me e della mia infanzia: dalla nascita all’età adulta, la vita mi ha dato infinite forze e opportunità, mi ha anche aperto la porta alla saggezza. Man mano che invecchio mi accorgo di acquisire esperienze di vita e adesso una voce risuona sempre più forte dentro di me: “Tu devi essere il veicolo della forza, hai l’obbligo di trasmetterla ai bambini per aprire una porta e tracciare un percorso colorato verso la luce!”

Chen Jiang Hong, Il piccolo pescatore e lo scheletro, Camelozampa

Chen Jiang Hong, Il piccolo pescatore e lo scheletro, Camelozampa

Ci sono molti elementi spaventosi nelle tue storie (scheletri, mostri, bestie feroci), ma ciò di cui aver paura sembra essere qualcos’altro. Di cosa bisogna aver paura?
Non era la paura che volevo evocare, ma la fantasia. Con le mie storie lavoro sulla mia libera fantasia, senza vincoli o regole. È la facoltà della creazione artistica, è questa che dà libero sfogo alla vita reale.

愚公移山 

愚公移山

Come appaiono le tue origini cinesi nelle tue storie?
Cosa pensi che la Cina possa portare al mondo letterario occidentale?

La cultura non ha confini, perché sempre trasmettiamo informazioni e idee, qualsiasi cosa facciamo.
Quello che cerco non è prevedibilità né intrattenimento, io cerco di esporre dinamiche reali a livello umano, nodi che toccano il profondo dell’anima.
Così la risonanza tra gli esseri umani esprime i sentimenti comuni e la ricerca degli ideali e dell'armonia dell’umanità anche attraverso la cultura tradizionale cinese.
È importante condividere il linguaggio visivo e le tecniche di pittura tradizionali cinesi, diverse dalle altre culture del mondo, con i bambini di tutto il mondo.
Le emozioni sono interconnesse, ciò che ci rende estranei in questo mondo non è la lingua, né il background culturale o il colore della pelle. Ciò che ci divide è che abbiamo perso l'innocenza più preziosa e più pura: il cuore di un bambino.

Qual è la tua storia o leggenda cinese preferita?
“Il vecchio che rimosse le montagne” (愚公移山 - Yúgōng Yíshān) che mi ha ispirato per il mio libro Sann.

Qui trovate le recensioni dei suoi lavori su Scaffale Basso.

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