Le vacanze sono il tempo della libertà e del riposo e dunque, per me, anche del silenzio. Per questo in spiaggia non riesco a riposarmi: a parte che in ogni istante c’è Saverio che desidera fare un castello con me, costruire un cantiere, una piramide, una diga, un muro, un buco, una piscina…, in ogni caso in spiaggia si è immersi nella vociante comunità dei bagnanti. Per cui a meno che io riesca a convincere mio marito a prenotarci un paio di settimane in Polinesia, non potrò mai parlare di riposo in relazione al mare.

In crisi di astinenza da silenzio, queste mattine mi rifugio con il mio seguito di pargoli nelle pagine de Il leone e l’uccellino di Marianne Dubuc. L’autrice canadese mi ha ormai abituato alle poche parole, alle pagine mute ed anche in questo suo ultimo lavoro, un vero capolavoro celebrato già da voci e penne tra le più varie, ci regala tutta la forza della discrezione, della gentilezza e del passo felpato (non a caso uno dei protagonisti è un leone!).

Il tratto sottile e delicato delle matite di Marianne anticipa dalla copertina la forza di una relazione intensa e bella che sarà al centro della storia che andrà ad illustrare. Sin dall’apertura quello che colpisce è il movimento sospeso e leggero dei personaggi, la compostezza dei gesti, i piccoli puntini degli occhi e l’accennato sorriso del leone: tutto è calmo, vero, ordinato e silenzioso, tutto invita al raccoglimento, all’ascolto. Così quando il leone «sente un rumore» io e i bambini non possiamo che fare «flap flap, flap flap», e quando il leone si accovaccia davanti alla scoperta di un «povero piccolo» noi in coro non possiamo che fare «ohhhh».

Il testo della storia, come dicevo, è ridotto al minimo e ogni lettore è chiamato a far entrare per osmosi le immagini in sé, a partecipare empaticamente alla vicenda, a osservare e godere del momento. Guardando e partecipando. «Oh! Se ne sono andati»: faccia triste e gesto di saluto… L’uso del corsivo accenna discretamente alla presa di parola del leone il cui pacifico sorriso sembra immutabile, mentre il piccolo uccellino sembra muto, seppur largamente espressivo a livello gestuale. Come la cosa più normale del mondo il leone apre il cuore e la porta di casa all’amico, come se fosse stato atteso da tempo: «Puoi restare, qui c’è abbastanza spazio per tutti e due». E la vita continua e scorrere, ma in due: l’autrice non descrive nulla, ci lascia guardare. Il tempo passa, le notti sono serene, i giorni divertenti e anche se ripetitivi sempre belli, perché «il freddo [ma potremmo pensare l’autunno, il caldo, il mare, il caos…], in due, non è poi così male». Ad un tratto, però, giunge il cambiamento che appare affascinante, perché incomincia sottotono, nella veste di un piccolo bocciolo rosa, ma che porta anche cieli azzurri e stormi in volo. Eppure anche in questo caso è come se l’imprevisto fosse sempre stato conosciuto e presente nel cuore del leone: «Sì, lo so.». È uno strappo tale che anche l’espressione del leone si fà tesa e noi, di fronte ad una pagina per lo più bianca, non possiamo che intristirci. I prati, il verde, la porta, il fuoco, il libro, il letto sono sempre gli stessi, ma nulla è più come prima. Bisogna passare nel travaglio della scommessa sulla libertà dell’altro, dell’amico, perché chi ama non costringe, chi ama cambia il proprio cuore e attende, libero. Così mentre il tempo passa «L’orto cresce…» e dà frutti buoni, se è stato amorevolmente accudito. «E tu?». Non “l’uccelllino”, non “il mio amico”: tu, la forza di una parola.

Come dall’inverno si esce grazie a un delicato petalo, così il bianco desolato della tristezza è cancellato da un flebile, ma deciso «cip», pronunciato a gran voce (da noi), ma reso solo con una nota (dall’autrice).

La commozione è totale ed è contenuta a stento in un gesto che vuole abbracciare ma ancora attende e in uno sguardo certo e fisso che non vacilla. Le stelle adesso sembrano brillare di più e il tempo si ferma mentre il cielo è percorso da viaggi vorticosi.

Le tavole a tutta pagina si alternano a focalizzazioni narrative. Il bianco che è il tutto e il nulla è usato come amplificatore di sensazioni ed emozioni. Il tratto riconoscibile e i colori pastello ben rappresentano il tatto con cui l’autrice ha composto questa storia.

Un libro emozionale ed emozionante, che guida nel viaggio dei rivolgimenti del cuore, dell’attesa, dell’amore vero che è attesa ed è libertà.

Una storia comprensibile ai più piccini che vivono con il leone, soffrono e gioiscono con lui, mostrandoci come per loro la profondità del vivere sia ancora un movimento semplice, come respirare.

Il leone e l’uccellino

 Marianne Dubuc

72 pagine
Anno: 2014

Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788896806869

Orecchio acerbo editore

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Commenti
8 Luglio 2016
Intervista a Marianne Dubuc – Scaffale Basso Scaffale basso

[…] alla mia casa, e la canzoncina universale dell’Elefante si dondolava alla narrazione estesa de Il leone e l’uccellino. Cosa ti interessa […]

28 Febbraio 2016
Maria

Questo è davvero imperdibile!

28 Febbraio 2016
ketty

Bellissima recensione, compresa la premessa sulla necessità del silenzio.

Ketty

5 Marzo 2015
Maria

Il piacere è reciproco, perché anch’io ho conosciuto te e il tuo blog 😉

5 Marzo 2015
Suster

Grazie. Lo cercherò anche io.
Procedendo a ritroso di post in post, di mercoledì in mercoledì, di mese in mese, mi sono anche chiarita le idee su questa rubrica. la trovo davvero un’iniziativa stimolante, tra i progetti più belli che ho trovato in rete, e sono davvero contenta d aver trovato, tramite il tuo blog, anche quello delle tue compagne di avventura.
L’unico problema è che ora non potrò fare a meno di leggervi tutte e tre, anzi, quattro, e probabilmente non farò altro… 🙂

4 Febbraio 2015
Maria

Grazie! sì è uno dei più belli visti l’anno scorso e non ho ancora trovato un bambino a cui non sia piaciuto!

4 Febbraio 2015
Vitadimamma

Non conoscevo questo libro, evidentemente mi ero persa la recensione estiva! E mi ha colpito. Lo trovo adatto a qualsiasi età, così poetico! Ti ringrazio, lo metto nella lista dei preferiti!

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