Lupo Guido continua a investire in un ideale scaffale di storie lunghe per bambini piccoli e lo fa anche in occasione di Halloween con La strega Paturnia, uno dei libri più noti e amati in Olanda. Il libro di Hanna Kraan nasce agli inizi degli anni ’70 come narrazione a puntate per una rivista di letture per bambini e diviene un romanzo (premiatissimo) nel 1990. Il romanzo risente di questa origine “a puntate”, infatti raccoglie al suo interno 18 episodi autoconclusivi, ambientati in un bosco dove tre personaggi principali (gufo, lepre e riccio) sono alle prese con le intemperanze di una strega impulsiva e capricciosa, non a caso di nome Paturnia.
Nomen omen, come si suol dire. La protagonista, infatti, è precipitosa ed eccessiva e riversa sugli abitanti del bosco tutti i suoi malumori e le sue furenti arrabbiature: trasforma i conigli in pigne, i rovi di more in ortiche e le lepri in scoiattoli… salvo, poi, far ritornare tutto a posto, non appena è sbollita la rabbia.
«“Brutta bestiaccia che non sei altro! Ti trasformerò in un bruco peloso!”»
«“Se posi ancora un solo sguardo sulla mia scopa, ti trasformo in uno scarabeo del letame”»
Eppure l’“ecosistema” narrativo funziona proprio grazie alle intemperanze di Paturnia che impediscono alla noia di paralizzare il bosco.
«“ora che la strega ha ricominciato a fare gli incantesimi, è finita la pace” “Anche la noia” aggiunse la lepre»
Ogni capitolo ripropone un canovaccio ricorrente: sul contesto conosciuto avviene qualcosa che smuove la normalità (un incantesimo, un evento particolare), ma poi entro le quattro o cinque pagine, da cui è costituito ogni episodio, tutto ritorna come prima o comunque in una situazione di equilibrio ristabilito.
«“Tutto è tornato come prima”» diranno spesso i personaggi, anche se questo non significa che per forza la narrazione sia stata esaustiva e questo è un elemento - a mio avviso - molto interessante, perché è come se lasciasse al lettore la libertà di riempire lo spazio non narrato che si trova tra gli episodi. Ad esempio, nel capitolo Una pozione disastrosa, in parallelo la strega e il gufo non riescono a concludere una pozione molto difficile e una poesia, alla fine decidono entrambi di bersi una rinvigorente cioccolata. Rimane, dunque, in sospeso la questione incantesimo-poesia che non viene ripresa nel capitolo successivo. Cosa sarà successo? Gufo avrà trovato i versi che mancavano? E la strega Paturnia sarà riuscita a far diventare blu la sua pozione?
Questa struttura a episodi orienta la lettura verso i bambini piccoli (dai 4-5 anni), infatti l’assenza di uno sviluppo dei personaggi e della trama rende il libro una serie di racconti riconoscibili e rassicurantemente prevedibili alle orecchie dei lettori.
Anche l’organizzazione testuale rende il libro perfetto per la lettura condivisa: le descrizioni sono praticamente assenti, mentre prevalgono i discorsi diretti che facilitano l’animazione e la lettura ad alta voce dell’adulto.
Paturnia, dunque, imperversa per il bosco a volte arrabbiata, a volte dispettosa e nel contempo gufo, riccio e lepre cercano di vivere la propria giornata, scansando i dispetti della strega, che a volte lancia funghi dal cielo, a volte appesta la radura con la puzza dei suoi incantesimi. Eppure contemporaneamente nessuno può fare a meno degli altri.
«Era sempre impegnata con qualche incantesimo o a escogitare piani per infastidire gli animali»
Infatti, a dispetto dell’apparenza, quella del bosco è una vera e propria comunità: succede così che, quando Paturnia si ammala, gli animali accorrono a prendersi cura di lei, rintanata sotto le coperte, lei stessa, invece, preparerà per riccio un intruglio magico per sollevarlo dal raffreddore (anche se comunque, per svegliarlo, utilizza due coperchi, sbattuti l’uno contro l’altro…).
I personaggi sono spiritosi e inducono il sorriso poiché si comportano tutti più o meno impulsivamente, cercando poi di rimediare: lepre ruba il libro degli incantesimi di Paturnia e colora di verde i conigli del bosco, Riccio nasconde la scopa della strega per costruire una capanna in mezzo al bosco… la stessa Paturnia ride e sghignazza e il suo imprecare rabbioso è molto ridicolo, ma perfettamente intonato al personaggio:
«Uiuiui»
In fondo la strega si scopre avere - com’era prevedibile - un cuore d’oro e, nonostante questo non alteri il suo spirito capriccioso, ci sono dei momenti - come di fronte alle poesie che le dedica a gufo o ai fiori che le porta lepre - in cui mostra una commozione sincera.
Le avventure si muovono in un leggero mondo fantasy, tra sciarpe che fanno scomparire e torte di mele fumanti e le illustrazioni di van Haeringen si intonano perfettamente a questo mondo fantastico e quotidiano.
Una divertente e spassosa raccolta di storie stregate!
P.S. un plauso a Paola Romagnoli che sceglie di discostarsi da una traduzione banale del nome della strega (letteralmente “cattiva”) a favore di un più sottile, gustoso e appropriato Paturnia!