Un anno per amarti di Gene Luen Yang e Leuyen Pham è un’affascinante graphic novel, indubbiamente romantica che in modo onesto e con una sceneggiatura ricca e convincente permette ai lettori di immedesimarsi nell’animo di una giovane adolescente di nome Valentina. Il nome della protagonista sembra indicare una predestinazione che giustifica il suo sguardo romantico e incantato sull’amore. Valentina è, infatti, profondamente legata alla festa di San Valentino: ogni anno, da che è bambina, riceve un biglietto misterioso e da lì decide di appropriarsi di questa tradizione e di inondare di altrettanti bigliettini affettuosi amici, compagni e il padre vedovo. Persino il suo migliore amico immaginario è un angioletto baroccheggiante di nome San V.
Niente riesce a scalfire il suo entusiasmo fino a quando una crisi si spalanca di fronte ai suoi occhi, portando a galla una storia molto dolorosa che riguarda la sua famiglia. Una nonna paterna salta fuori dal passato e con sé porta lo svelamento di una verità dolorosissima:
«“Tua mamma non è morta, Valentina. Se n’è andata”»
Tutto ciò che Valentina credeva sull’amore si disintegra in pochi istanti, perfino il suo amico San V. si trasforma in uno spirito fantasma dalle sembianze più angoscianti che gioiosi.
Questa rivelazione scatena nella giovane Valentina un profondo ripensamento sulle relazioni, sulla felicità e sui rapporti d’amore.
Si può essere felici in una coppia? Cosa significa essere fortunati o sfortunati in amore? Si può essere predestinati all’infelicità o a un amore sfortunato? Perché mai esiste l’abbandono, dentro un rapporto affettivo?
Questo mare burrascoso di domande viene raccontato attraverso riflessioni introspettive, esplicitate nei dialoghi con il suo fantasma immaginario, ma si realizzano anche nel piglio con cui la ragazza, guardingamente, si muove da quel momento nel suo mondo.
Questa nuova narrazione del proprio passato chiede di essere accettata e, come diretta e immediata conseguenza, rivoluziona la vita della protagonista che, ad esempio, grazie alla nonna si avvicinerà alla comunità vietnamita cattolica e la sua scuola di danza del drago.
È soprattutto nell’esperienza della danza tradizionale che Valentina impegna le sue energie e proprio in quella palestra, conoscerà due cugini dei caratteri molto differenti con il quale stringe una forte amicizia: Leslie e Jae.
Il background familiare dei due è molto diverso: tanto ricco, ambizioso e forse frivolo il primo, quanto timido, introspettivo e con una situazione familiare complessa il secondo.
Il racconto della quotidianità adolescenziale e degli incontri alla scuola di danza intessono il racconto di un rapporto che cambia, muta, cresce, svolta nel tempo. Leslie e Valentina stringeranno qualcosa di più di un’amicizia e su questa preferenza la protagonista si interrogherà molto.
Ho trovato molto onesto il profilarsi dei pensieri e delle riflessioni di Valentina che seppur emotivi - come è giusto che sia - mostrano il desiderio tenace che l’esperienza d’amore possa essere qualcosa di totalizzante e di soddisfacente.
L’amore si offre come percorso nella definizione della propria identità e si intreccia ad altri temi come la riflessione sui rapporti familiari (Valentina rincontrerà casualmente la madre che l’ha abbandonata) e sulle sue origini vietnamite. Valentina si interrogherà sul proprio mondo interiore e sulla propria spiritualità e metterà in crisi i rapporti di amicizia stretti, come quello con la sua migliore amica, ammettendo di non comprenderne e di non condividerne alcune scelte.
Gene Luen Yang mostra ancora una volta la capacità di portare avanti diversi fili narrativi complessi con un perfetto equilibrio tra profondità e armonia d’insieme. Non c’è banalità né saccenza o accondiscendenza nel raccontare il percorso di questi tre protagonisti che cercano - ognuno a suo modo - qualcosa, senza essere esentati da dubbi, contraddizioni, confusione…
C’è molto rispetto nel considerare le domande di questi adolescenti che non sono mai guardati con me descritti con superficialità.
La tensione narrativa è costruita perfettamente e a momenti concitati si alternano scene più riflessive e malinconiche, in una varietà realistica molto convincente. I dialoghi danno l’occasione ai personaggi di mostrare le loro differenti personalità, perfettamente scolpite.
Ci si deve accompagnare accontentare dell’amore che ci viene dato? Per cosa vale la pena lottare? E cosa vale la pena lasciare?
Nel rimbombare di domande e inciampi quotidiani, attraverso un rocambolesco finale che prevede persino una gita in un gruppo organizzato di pellegrini a Roma, Valentina scoprirà che alla vita può chiedere tutto senza aver paura di perdere niente.
Una graphic novel ben sviluppata con una bella storia romantica, che scardina lo stereotipo dell’innamoramento a prima vista e delle schermaglie amorose fittizie, per raccontare che cosa significa prendere sul serio il desiderio di essere amati.